
A Roma la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Mille i delegati da tutte le Diocesi. Il card. Zuppi ai delegati sinodali

È cominciata la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, dopo la prima svoltasi a novembre nella basilica di San Paolo fuori le mura. All’Assemblea partecipa anche una delegazione della nostra Diocesi, a testimoniare la partecipazione dei tutte le Chiese locali a questo importante avvenimento per il futuro della comunità ecclesiale italiana.
Il card. Zuppi (nella foto), in apertura dei lavori, ha ricordato che in un mondo “attratto dalla forza di un io che si impone e risolve, con sintesi che a volte appaiono grottesche”, la gioia cristiana “è comunitaria, ecclesiale, non per élite di Chiesa, ma finalmente al plurale e per tutti”.
Perché “non c’è gioia cristiana senza inserimento pieno nella storia, senza coinvolgimento attivo nelle vicende della gente, senza lettura dei segni dei tempi, senza amore per tutti, soprattutto per quanti si trovano relegati, loro malgrado, nelle periferie esistenziali”.
“La gioia che vogliamo annunciare è nostra nel senso che è di tutta la Chiesa ed è anche aperta a ogni donna e uomo di questo nostro tempo”, ha proseguito Zuppi. “Tutti noi sappiamo che sono le persone a cambiare le strutture, e non viceversa”, la consegna per questa fase finale: “Non ci sottrarremo certo alla responsabilità di cambiare le procedure, a livello diocesano, regionale e anche nazionale, se lo riterremo necessario: ma non perdiamo l’orizzonte spirituale entro cui ci muoviamo”.
L’augurio del presidente della CEI è che “alla fine di questa Seconda Assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia tutti insieme si possa dire che costruiamo comunità aperte, piene di Dio e di umanità”.
Nel primo giorno dei lavori è intervenuto anche mons. Erio Castellucci, vescovo di Modena e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, tracciando un bilancio dei i frutti del Cammino sinodale già maturati e presentando le Proposizioni che verranno votate per poi fare da base al documento finale che uscirà dalla prossima assemblea della Cei di maggio.
Il presule ha fatto il ritratto di una Chiesa viva, “certo in forme diverse rispetto al passato anche recente, ma è comunque viva, non sta vegetando, non si trova in uno stadio terminale; semplicemente sta cercando di ascoltare la voce dello Spirito, che reclama modalità di presenza e azione rinnovate”.
La voce dei laici è stata quella di Lucia Capuzzi, membro del Comitato nazionale del Cammino sinodale, che ha sintetizzato la suggestione dell’ultima fase del percorso. “Lungi dal rimpiangere un potere e un prestigio mondani perduti, i grandi numeri e le impalcature imponenti, l’interrogativo che ci poniamo è come e cosa dobbiamo cambiare nelle forme storiche e nello stile per continuare, in quest’epoca, a rendere ragione della nostra speranza”.
Capuzzi ha parlato di una Chiesa che, dando corpo alle intuizioni di Papa Francesco nella Evangelii gaudium sia “evangelica, accogliente e ospitale, attenta più alle relazioni e alla testimonianza che alla conservazione delle strutture. Una Chiesa determinata a un’opzione preferenziale per i poveri. Una Chiesa capace di contrastare l’iniquità, di ricucire le relazioni rotte e i fili spezzati di un mondo in frantumi. Di farsi strumento di pace mentre infuria la guerra e si moltiplicano i fronti. Di tessere alleanze buone con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, di diverse appartenenze religiose e culturali, per farsi promotrice di fraternità. Per forgiare insieme alternative di vita umane e umanizzanti mentre la disumanità avanza”.