La devozione in Lunigiana a San Francesco di Paola

Festa liturgica il 2 aprile. Dal convento dei “Paolotti” alla Spezia alle immagini in chiese e “maestà” nel territorio

Particolare della tela conservata nella chiesa di Nostra Donna a Pontremoli: qui San Francesco di Paola è raffigurato con Santa Zita

A Pontremoli, nella chiesa di Nostra Donna (Oratorio della Madonna del Ponte), sul primo altare di destra una tela raffigura San Francesco di Paola con Santa Zita; l’opera viene tradizionalmente attribuita al piacentino Antonio Contestabili (1716 – 1790), ma si tratta di una attribuzione quanto mai incerta.
In ogni caso si tratta di uno dei dipinti esistenti in Lunigiana nei quali compaia la figura del santo calabrese, testimonianza della devozione che la popolazione lunigianese, rimarcata anche da statue presenti negli edifici sacri del comprensorio e da bassorilievi devozionali in marmo (“maestà”) che ancora si possono osservare nel territorio.
Una devozione che si è diffusa in modo capillare anche grazie alla presenza, alla Spezia, del grande convento dei Paolotti, i seguaci del santo arrivati nel borgo marinaro nel 1616. Una prima loro presenza è nota nella cinquecentesca chiesa della Madonna della Scorza, oggi non più esistente, ma è stata la costruzione del nuovo grande complesso costituito dalla chiesa e dal convento appena fuori dall’allora porta Genova a rafforzare la presenza dell’ordine.
Edificio che aveva concluso la destinazione religiosa sul finire del Settecento e che, dopo la ristrutturazione di trent’anni fa, ospita negli ampi spazi rinnovati il Museo Amedeo Lia.
Proprio in questi giorni, il 2 aprile, si celebra la festa liturgica del santo, nel giorno della sua nascita al cielo. Francesco viene alla luce nella località calabrese il 27 marzo 1416: il padre, Giuseppe Martolilla, è di famiglia cosentina di origini messinesi; la madre, Vienna da Fuscaldo, concepisce il bambino in età ormai avanzata.
I due coniugi avevano chiesto a San Francesco la grazia di un figlio e quando questo nasce gli viene imposto proprio il nome del santo di Assisi al quale la famiglia avrebbe poi rivolto una nuova supplica perché il bambino possa guarire dalla infezione ad un occhio.
Nel caso Francesco avrebbe indossato per un anno il saio francescano, fatto che si realizza all’età di 13 anni nel locale convento di San Marco Argentano.

San Francesco di Paola e il prodigioso attraversamento dello Stretto di Messina sul proprio mantello, raffigurato in un bassorilievo devozionale conservato a Pontremoli

Quello è un anno determinante, che fa maturare in lui la scelta di vita: uscito dal convento e compiuto con la famiglia un lungo pellegrinaggio in alcuni dei maggiori santuari dell’Italia centrale, rientra a Paola e si ritira a vita eremitica fra lo stupore dei compaesani.
Ma ben presto viene raggiunto da altri giovani: è il 1435 e il gruppo si dedica alla costruzione di una cappella e del primo nucleo di un convento.
Inizia così l’esperienza dell’Ordine dei Minimi che nel 1452 ottiene l’approvazione dell’arcivescovo di Cosenza; ne segue la costruzione di una chiesa e di un monastero al cui cantiere contribuisce direttamente gran parte della popolazione locale.
Quindici anni dopo a lui si interessa anche Papa Paolo II che invia un emissario a verificare le notizie che parlano di quell’esperienza e di quell’eremita avviato sulla strada della santità, ed è Papa Sisto IV a riconoscere, nel 1474, quell’ordine che viene rinominato “Congregazione eremitica paolana di San Francesco d’Assisi”.
Sarà poi Papa Alessandro VI a riconoscerne ufficialmente la regola: è l’avvio della diffusione dell’ordine in gran parte della Calabria, e iniziano ad essere descritti anche i miracoli di Francesco.
Tra i primi la guarigione di un ragazzo con l’utilizzo di erbe; la fonte d’acqua fatta sgorgare dalla roccia; le pietre incombenti su un convento ma rimaste in bilico senza precipitare; il sangue fatto sgorgare da una delle monete che gli aveva offerto il re di Napoli a rappresentare l’oppressione e lo sfruttamento dei sudditi.
Ma l’evento miracoloso più noto è senza dubbio l’attraversamento dello Stretto di Messina che Francesco avrebbe compiuto navigando sul proprio mantello dopo aver ricevuto da un barcaiolo il rifiuto di traghettarlo sulla costa siciliana. Ed è proprio questo l’evento descritto in una bella immagine marmorea che reca la data 1675 ancora esistente nell’edificio che a lungo ha ospitato l’ospizio “Galli Bonaventuri” a Pontremoli.
La sua fama crescente arriva alla fino corte del re di Francia, Luigi XI “il prudente”, che nel 1482 lo invita a raggiungerlo perché lo guarisca da una grave malattia. Francesco ha ormai 67 anni quando, pur non troppo convinto, accetta di partire lungo un itinerario che ancora oggi è utilizzato quale percorso di pellegrinaggio.
Dopo una sosta a Roma, si imbarca a Civitavecchia per la Francia e arriva alla corte del re all’inizio dell’estate del 1483, poche settimane prima della morte di Luigi XI che si era inginocchiato davanti al frate. La mancata guarigione non ha conseguenze negative, anzi: la “missione” di Francesco contribuisce ai miglioramenti dei rapporti politici tra il Regno di Francia e il Papato.
Francesco di Paola rimane in Francia durante i regni di Carlo VIII di Valois e di Luigi XII che gli nega il permesso di tornare nella sua Calabria: per questo Francesco muore in Francia, a Plessis-lez-Tours, il 2 aprile 1507, all’età di 91 anni, un quarto dei quali vissuti oltralpe.
Viene canonizzato da Papa Leone X appena dodici anni dopo la morte; il 13 aprile 1562 gli Ugonotti avrebbero profanato la tomba del santo nel convento dei Minimi a Tours. Trovano il corpo ancora intatto e lo bruciano: per questo di San Francesco di Paola restano solo poche reliquie ora conservate nel convento a lui intitolato nella località calabrese.
Nel 1962 papa Giovanni XXIII lo ha proclamato “Celeste Patrono” della Calabria”.

Paolo Bissoli