Vivere ed esercitare il ministero presbiterale in una società che cambia

Don Marco Baleani, referente diocesano per il Seminario, illustra le nuove linee guida per la formazione dei presbiteri rese note dalla CEI il mese scorso

A poche settimane dall’entrata in vigore del documento CEI “La formazione dei presbiteri nelle chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari”, don Marco Baleani, referente diocesano per il Seminario e responsabile della Formazione Umana nel Propedeutico Regionale ha fornito alcune delucidazioni sulle nuove linee guida.

Un ragazzo di oggi che vorrebbe provare a diventare sacerdote, quale percorso dovrebbe intraprendere?
Per prima cosa si confronterà con il proprio parroco o con un sacerdote di riferimento. Per partire non è necessario essere già certi al cento per cento. Basta un interrogativo serio davanti a Dio e alla propria coscienza. Per questo la Chiesa ha previsto un percorso graduale e a tappe, durante il quale l’aspirante seminarista maturerà il discernimento.

Quali sarà dunque il primo passo?
La prima tappa sarà quella dell’anno propedeutico. Il candidato non è ancora “seminarista” ma potrà vivere un intenso anno formativo, sia in diocesi che assieme ad altri giovani della Toscana, che gli sarà comunque utile per la vita – sia che al termine entri effettivamente in seminario, sia che prenda un’altra strada. Avrà l’occasione per lavorare alla conoscenza di sé stesso, per curare la vita spirituale, per incontrare alcune nozioni di base della teologia e della pastorale. Al termine dell’anno il ragazzo potrà prendere un’altra strada ma, se confermerà l’intenzione di procedere e i formatori confermeranno tale proposito, verrà accolto dal Vescovo e dal Rettore del Seminario Interdiocesano di Pisa.

Come mai Pisa?
Perché dal 2020 la nostra diocesi ha iniziato, con altre diocesi, l’esperienza di un Seminario Interdiocesano. In esso i giovani risiedono, rientrando in diocesi nei fine settimana e in altri periodi dell’anno.

Poi cosa accadrà?
Si svolgerà un lungo cammino formativo a tappe. La prima è detta tappa discepolare. È previsto che duri circa due anni. Sarà una fase di carattere iniziatico, dedicata alla costruzione della consistenza interiore – in un rapporto educativo forte con i formatori, attraverso lo sviluppo di una solida vita spirituale, l’applicazione seria alla preghiera e allo studio, una vita comunitaria intensa, la conoscenza di sé.
Ma è ancora un tempo di “discernimento” perché, solo al termine di questa tappa, è previsto il rito dell’ammissione.

Cos’è questo rito?
Il rito è un momento importante nel quale il candidato conferma davanti alla comunità l’intenzione di procedere verso il sacerdozio. La Chiesa, nella persona del Vescovo, accoglie pubblicamente tale intenzione, riconoscendo i segni della vocazione.
L’ammissione assomiglia al fidanzamento ufficiale “di una volta” nel percorso verso il matrimonio: il candidato potrà ancora “tornare indietro”, nulla è deciso in modo definitivo ma l’impegno è preso pubblicamente.

E dopo?
Ci sarà una fase configuratrice di circa quattro anni e una di sintesi vocazionale, di circa un anno.  Questa seconda fase è più dedicata alla scoperta del Popolo di Dio, imparando a stare in mezzo ad esso e a riconoscervi i carismi suscitati dal Signore. È il momento di un maggiore coinvolgimento della comunità cristiana nella formazione dei candidati al presbiterato.
Il seminarista si avvicinerà al sacerdozio proseguendo gli studi di filosofia e teologia (che si concludono con il baccalaureato), mettendosi alla prova nelle esperienze pastorali, proseguendo la propria formazione umana e spirituale.
Al momento opportuno riceverà i ministeri istituiti di lettore e accolito. Al termine della tappa configuratrice, o anche più avanti, è prevista la possibilità dell’ordinazione diaconale. Al termine del periodo di sintesi vocazionale è prevista l’ordinazione sacerdotale.

Per quanto riguarda i nostri seminaristi quali tappe vivono?
Attualmente abbiamo 3 seminaristi: Raffaele, Diego e Filippo. Si trovano avanti nel percorso. Non ci sono seminaristi nella tappa discepolare né candidati nel propedeutico. Purtroppo questa situazione non riguarda solo la nostra diocesi. Sono molto pochi i giovani che in Toscana chiedono di iniziare il percorso verso il sacerdozio. Quest’anno in tutta la Toscana sono partiti in 11 e attualmente sono 9.

In questo contesto, la Chiesa come potrà far sì che “nulla cambi perché tutto cambi”?
I dati statistici ci avvisano sulla necessità di un cambiamento profondo nello stile della presenza della Chiesa, nella società e nel modo di vivere e esercitare il ministero presbiterale. Credo che ciò sia una grazia e un’opportunità per convertirci alla guida dello Spirito Santo.
Sono certo che ci sono e ci saranno sempre nuovi giovani chiamati dal Signore. Uno dei nostri seminaristi iniziò anni fa il suo percorso dopo la lettura di un ‘vademecum’ che spiegava come prendere contatto con il seminario.
Chissà se anche queste righe potranno essere utili a qualcuno per far spazio nella propria mente e aderire ad una possibile chiamata “che sente nell’anima” ma che forse ha bisogno di essere accolta superando paure e dubbi.

Fabio Venturini