Quello della “Rete di Trieste”. A Roma il primo incontro nazionale della rete degli amministratori di ispirazione cattolica nata dopo la Settimana sociale di Trieste. Un percorso ancora da costruire ma che ha iniziato a prendere forma. L’esperienza e le considerazioni dell’unico partecipante della nostra Diocesi, il fivizzanese Matteo Gianni
Foto Siciliani-Gennari/SIR
Per le leggi della fisica il calabrone non potrebbe volare ma, nei fatti, vola e lo fa anche piuttosto bene. è la metafora che Francesco Russo, già vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia-Giulia, ha usato per descrivere il gruppo eterogeneo di amministratori e movimenti ecclesiali che vogliono riprendere un dialogo ed esplorare nuove piste di partecipazione politica, radunatosi a Roma il 14 e 15 febbraio in un convegno fondativo della “Rete di Trieste”.
Un futuro per la Rete anche nella nostra Diocesi?
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Francesco Russo a Roma ha tracciato il cammino dei prossimi mesi: la rete si darà un minimo di organizzazione, con un comitato di rappresentanti scelti per sorteggio tra chi avrà dato la disponibilità a lavorare; alcuni temi concreti su cui si lavorerà per formulare mozioni nei consigli comunali; una mobilitazione ad aprile in 100 città italiane.
Due sono le riflessioni personali che vorrei condividere.
La prima è quanto e come questa Rete può essere presente nel nostro territorio della Diocesi di Massa-Carrara Pontremoli? Penso che non siano pochi gli amministratori potenzialmente interessati a un dialogo con i laici cattolici, certo ci vorrà qualcuno che prenda l’iniziativa ed anche a livello locale sarebbe bello che i diversi movimenti ecclesiali si coordinassero per iniziative comuni, qualche volta (rara) è successo. Sicuramente il clero è bene sia solo di sfondo ad una iniziativa che è laica e trasversale.
La seconda, in generale a che punto è questa rete? Il paragone del calabrone calza, perché l’equilibrio è ancora precario. La presenza del centrodestra è numericamente esigua e direi guardinga, rispetto a pregiudizi che negli anni hanno portato alla polarizzazione anche dell’area cattolica. Di contro nel centrosinistra sono ancora molti quelli che ritengono che chi milita in alcuni partiti dell’altra area non sia degno di sedersi al tavolino, forse neppure di fregiarsi dell’aggettivo “cattolico”. Là in mezzo c’è la strada stretta della Rete di Trieste che, nonostante i pronostici, per ora vola. (m.g.)
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Si tratta del gruppo spontaneo di amministratori, animato anche da movimenti ecclesiali per la prima volta uniti su un percorso comune, costituitosi durante l’ultima Settimana Sociale. In apertura il saluto del presidente di Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, che agli amministratori ha detto “abbiamo capito di più e meglio la vostra solitudine di questi anni e sentiamo ancora il dovere, come associazione ecclesiale, di nutrire con specifiche esperienze formative e spirituali il vostro servizio”.
A seguire l’intervento di Elena Granata, vicepresidente del Comitato Organizzatore della Settimana Sociale, che ha ricordato come “essere cristiani oggi significa riconoscere una vocazione personale, universale e collettiva alla politica. La politica, infatti, è lo strumento fondamentale per servire le persone, soprattutto i più deboli ed emarginati”.
Il pomeriggio è proseguito con un panel politico a cui hanno partecipato Paolo Ciani, Paola Binetti, Giuseppe Irace, Ernesto Maria Ruffini e Giorgio Vittadini. Mentre quest’ultimo ha sollecitato l’urgenza di ricucire il rapporto tra politica e corpi intermedi, e di evitare leaderismi e nazionalismi in favore di una risposta europea.
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Ruffini, sottolineando l’esigenza di creare uno spartiacque rispetto alle destre e riprodurre anche in Italia la maggioranza che c’è in Europa col PPE alleato alla sinistra, a parere di molti è apparso avulso dal contesto rigorosamente bipartisan costruito dagli organizzatori del convegno e che si respirava tra i partecipanti, a dimostrazione che il percorso di questa rete è ancora tutto da costruire, con idee diverse.
A sottolineare l’autonomia di questa esperienza di rete che è laica, libera e non eterodiretta dalla Chiesa è stata l’assenza di rappresentanti del clero in sala. L’intervento di mons. Luigi Renna, presidente del Comitato Settimana sociale, è avvenuto da remoto. Renna ha portato il saluto del presidente della Cei card. Zuppi e auspicato che prosegua una esperienza trasversale alle diverse forze politiche e che ponga un argine al pericoloso fenomeno dell’astensionismo.
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Nel convegno si è tenuta, tra le varie iniziative, una sessione tematica sui giovani e un panel di amministratori locali, tra essi Stefania Proietti presidente della Regione Umbria che ha raccontato la sua esperienza di civica che ha detto sì all’impegno politico confrontandosi col padre spirituale.
Il momento dedicato alle esperienze di associazioni ha visto il prof. Leonardo Becchetti per Piano B, Francesco Scoppola di Agesci, Daniela Storani di Argomenti 2000 e il sottoscritto per il Movimento Politico per l’Unità, che ha ricordato l’auspicio di Chiara Lubich che politici di parti diverse possano fraternizzare tra loro, fare comunione e, dopo questa esperienza, trovare punti comuni di azione come l’amare tutti e questa esperienza di unità può essere il contributo originale che questa Rete può portare al panorama politico italiano.
Matteo Gianni Movimento Politico per l’Unità – Movimento dei Focolari