
Mons. Mario Vaccari domenica 5 gennaio, davanti ad una folta platea di fedeli, ha aperto il Giubileo 2025 nella Concattedrale a Pontremoli
Nei Primi Vespri della Solennità dell’Epifania, domenica 5 gennaio, il vescovo Mario ha presieduto la Santa Messa Solenne con cui ha inaugurato l’Anno Santo anche nella Concattedrale di Pontremoli, alla presenza del Capitolo dei Canonici, dei sacerdoti, delle autorità civili e militari.
In un’uggiosa serata invernale, centinaia di persone hanno affollato il Tempio Solenne degli Avi Magnanimi non solo per celebrare il mistero della manifestazione del Verbo di Dio a tutta la terra, ma anche per adorare lo stesso Cristo, inchiodato sulla croce, unica fonte della nostra speranza.
La celebrazione, guidata dall’Ufficio diocesano di Liturgia e Musica Sacra di concerto con la Commissione giubilare, è stata animata dalla Corale Santa Cecilia e hanno prestato servizio alcuni ministranti provenienti da tutta la Lunigiana.
Nell’omelia il vescovo Mario ha voluto connettere l’Epifania e il viaggio dei Santi Magi con l’inizio dell’Anno Santo, in cui tutti siamo invitati a rinnovare nuovamente la speranza, che «non è attesa che “Dio ce la mandi buona”, non la fortuna della lotteria, non è probabilità di calcoli umani, è certezza dei possibili di Dio […] La speranza insegna a cercarli, a riconoscerli e a giocarseli come talenti».
L’appello del vescovo, in una Concattedrale illuminata, aveva l’intenzione di ridestare la nostra stanchezza di cristiani e, proprio in una giornata umida e plumbea, voleva rabboccare l’olio delle nostre lampade perché potessimo essere portatori di speranza anche laddove tutto è disperazione.
Significativo ed eloquente l’appello del vescovo: «Il Giubileo ci chiede una profonda revisione di vita singolarmente e come comunità ecclesiale: basta le chiacchiere, le maldicenze, i pregiudizi, gli odi reciproci e i veti incrociati, che sono purtroppo frequenti in questa chiesa pontremolese. È l’ora di riconciliare la memoria, perdonarsi a vicenda e ripartire. Il Giubileo ci chiede questo».
Il vescovo Mario, come padre e pastore, ha nuovamente indicato la via: come San Paolo ci invita a deporre l’uomo vecchio, così anche noi siamo chiamati a vivere il Giubileo in uno spirito di rinnovamento: le “miserie umane” troppo spesso hanno guidato le azioni di tutti, facendo anteporre l’interesse proprio o quello di una propria parte rispetto a quello della comunità.
Forte è il legame delle parole del vescovo con l’immagine che gli Atti degli Apostoli danno della prima comunità dei cristiani: non è con discorsi densi di sapienza o di solipsistica convinzione di valere più degli altri che i cristiani hanno evangelizzato, ma mostrando agli altri come si volevano bene. Quella comunione di amore e di pace che ci ha lasciato Cristo è stata ed è ancora troppo spesso lasciata in disparte, a causa di odi reciproci e di veti incrociati, volti all’affermazione personale o di una specifica parte.
Il vescovo Mario ha nuovamente spronato la comunità diocesana e pontremolese a lasciarsi alle spalle il passato e a ripartire: la comunità pontremolese e la Lunigiana tutta dovrebbero essere terreno fertile per l’evangelizzazione e per la ripartenza della nostra chiesa. Proprio la piccolezza delle nostre comunità dovrebbe favorire questa ripartenza: un territorio, che ha saputo fare squadra e continua a saperlo fare nei momenti di difficoltà, dovrebbe abbandonare la divisa per abbracciare la croce, unico segno vittorioso.
Mentre il mondo è sconvolto dalle guerre, forse proprio una comunità lunigianese forte, unita, basata su principi identitari chiari, potrebbe essere seme di quel cambiamento e alfiere di quella speranza che non delude.