La dignità di quelle persone abbandonate sui monti oltre Eboli

Moriva cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1975 Carlo Levi, intellettuale, pittore, scrittore e medico nato a Torino nel 1902. La coraggiosa adesione ai gruppi antifascisti gli costò l’esilio in Basilicata. Dopo l’esilio in Francia partecipò alla Resistenza.

Carlo Levi (1902 – 1975)

Giustizia e libertà furono gli ideali dell’impegno politico e civile di Carlo Levi, la popolarità la raggiunse col romanzo, pubblicato nel 1945 Cristo si è fermato ad Eboli meglio dire il libro della memoria, delle testimonianze di anni passati sui monti lucani: condannato al confino Complessa è la sua biografia di intellettuale, pittore, scrittore e medico, di famiglia ebrea da lungo tempo inserita nella vita culturale e professionale di Torino.
Nasce nel 1902 a Torino, città avviata a diventare grande polo industriale e avanguardia culturale, Carlo Levi rivelò già da studente più larghi e più vari interessi culturali, fece parte del gruppo di Piero Gobetti e della sua rivista Rivoluzione liberale.
Aveva il dono della creatività artistica nell’arte del dipingere, giovanissimo nel 1923 espose in una galleria d’arte a Torino e nel 1929 fu accolto nel club dei migliori pittori torinesi, nel 1954 espose alla Biennale di Venezia in una sala personale, la linea seguita è quella del realismo contrastante col coevo astrattismo.
Dentro il gruppo di democratici militanti, fu sotto controllo della milizia fascista, fu incarcerato tre volte, uno zio di parte materna fu il socialista Claudio Treves, ma Carlo Levi fu una forza del movimento antifascista “Giustizia e Libertà”.
La coraggiosa adesione ai gruppi dell’antifascismo gli costò l’esilio in Basilicata negli anni 1935-’36, con lui furono messi al confino altri scrittori, Cesare Pavese fu mandato a Brancaleone Calabro.

“Lucania 61”, Telero di Carlo Levi, particolare. Matera, Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata (foto da Vikipedia)

Per celebrare “i fasti dell’impero” con la colonizzazione di Eritrea, Etiopia e Somalia nel 1936 i fascisti concessero la grazia del ritorno a casa dei confinati. Carlo Levi visse in Francia fino al 1942, rientrato in Italia fu protagonista della Resistenza: si dedicò al giornalismo, e fu condirettore nel 1944 di Italia libera, suoi articoli comparvero su altri giornali, nella legislatura 1963 – 1968 fu eletto senatore indipendente nelle liste comuniste.
Scrisse altre opere dopo il capolavoro a memoria del confino sugli aspri monti ad Aliano in provincia di Potenza.
Nel 1950 esce Poesie dell’Orologio, il motivo più profondo è esaminare “l’inarrestabile vitalità del reale” che si afferma nelle epoche di crisi. Carlo Levi fa qui un bilancio molto lucido e critico dell’Italia ridotta a un cumulo di macerie dalla guerra ma con vitale spinta a risorgere, descritta in forma colorita.

Carlo Levi (il primo a sinistra, in piedi) al Premio Letterario “Marzotto” nel 1951 (foto da Wikipedia)

Le parole sono pietre è una raccolta di reportages su viaggi e incontri in Sicilia, in modo molto fermo è fatta denuncia della violenza e dell’offesa da parte di una “razza padrona” sui dannati alla sudditanza sociale ma impegnati a prendere coscienza dei propri diritti. Lo stesso impianto ha Il futuro ha un cuore antico, è ancora una raccolta di corrispondenze fatte come giornalista, così pure le troviamo nei libri La doppia notte dei tigli e Tutto il miele è finito da lui stesso definito un “modesto libretto” di appunti di un suo viaggio in Sardegna nel 1952.
Levi racconta l’arcaico tema di guerra e violenza ancora presenti nella storia. Sono libri che si inseriscono nello spirito e nei contenuti di altre opere composte tra il 1930-1945, fra le più note Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro, Conversazione in Scilla di Elio Vittorini, Signora Ava e Il pastore sepolto di Francesco Jovine e Fontamara di Ignazio Silone.
Carlo Levi morì a Roma nel 1975 e volle essere sepolto sul colle del cimitero di Aliano, nel paese dove aveva incontrato, capito ed amato “un mondo negato alla storia”, una civiltà arcaica.

Maria Luisa Simoncelli