Il ricordo di Tonino ad un anno dalla sua scomparsa

La lucidità nell’analisi della realtà che lo circondava

Nei suoi articoli ed editoriali la grande capacità di cogliere i temi centrali delle vicende politiche e sociali. Sia a livello nazionale che nel territorio lunigianese
Antonio Ricci durante un convegno al Cinema Manzoni
Antonio Ricci durante un convegno al Cinema Manzoni

Nella sua più che ventennale presenza come direttore del Corriere Apuano, Antonio Ricci ha affrontato molteplici argomenti nei suoi editoriali a cui saputo comunque affiancare anche tematiche più leggere, come la cronaca del falò di San Nicolò. Ma nello spazio in prima pagina ha saputo destreggiarsi su molteplici tematiche: passando dalla vita ecclesiastica (che affrontiamo in dettaglio nell’articolo che segue), al sociale, alle problematiche del territorio, passando alla politica nazionale.

Come nel caso dell’articolo “In direzione ostinata e contraria” titolo dell’editoriale del 10 marzo 2018 a commento della vittoria alle elezioni che, “indicando come primo partito italiano il M5S, gli hanno affidato responsabilità che non sono più affare di quanti in esso si riconoscono, ma di tutto il Paese. Questo, che non vuole essere chiamato ‘partito’, nel prossimo futuro sarà chiamato a giocare proprio quei ruoli che la Costituzione ai partiti affida. Come si fa ad accettare che la politica possa essere decisa attraverso una piattaforma digitale controllata da un singolo individuo? Cosa dire delle votazioni on line sulle decisioni da prendere o sulla selezione dei candidati, fatte sulla base di piattaforme dove non è previsto alcun controllo indipendente sulla veridicità dei risultati?”

A metà ottobre del 2022 con l’editoriale “Aspettando (la vera) Giorgia” si chiedeva chi fosse la presidente del consiglio in pectore. “La politica scaltra che ha capito che rappresentare l’unica forza di opposizione al governo Draghi avrebbe allargato a dismisura la sua base elettorale? L’apprendista statista moderata sui temi internazionali e sovranista e populista su quelli interni? Ricordiamo gli slogan urlati in spagnolo, al raduno di Vox nel 2021: “Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana. Nessuno me lo può togliere”.

La sua riflessione sul tema delle migrazioni

Ma Tonino ha detto la sua anche sullo scottante tema delle migrazioni sottolineando com il governo si fermasse al contrasto, così nel settembre ’23 quando l’arrivo “della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha suscitato grande interesse dal punto di vista mediatico, ma non ha fugato dubbi sul fatto che, davvero, gli Stati europei, Italia in testa, vogliano affrontare il problema, infatti vi è stata la riproposizione di provvedimenti che già nel passato hanno dato scarsi risultati: così sarà finché ci si ostinerà a ritenere l’immigrazione un fenomeno limitato e limitabile”.

Le riflessioni sul mondo del lavoro e sulle nuove tecnologie

Ma ampie riflessione anche sul mondo del lavoro e del sociale: il 29 luglio 2017 nell’editoriale in occasione della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani auspicava il lavoro: libero, creativo, partecipativo, solidale. Purtroppo quel mondo “è afflitto da 7 grandi mali: investimenti senza progettualità; finanza senza responsabilità; tenore di vita senza sobrietà; efficienza tecnica senza coscienza (principi); politica senza società; rendite senza ridistribuzione; crescita senza occupazione. Il cambiamento possibile richiede di sostituire i senza con altrettanti con”. Nel marzo del 2018 metteva in guardia dal rischio che alcuni social “usassero informazioni per condizionare, non solo la scelta negli acquisti, ma anche le idee politiche. Sembrano essere state influenzate la campagna per le elezioni americane e anche quella per il referendum sulla Brexit”.

Le riflessioni sul volontariato e sugli accadimenti del mondo
Il saluto ai ragazzi da parte del nostro direttore Antonio Ricci
Nel 2017, in occasione del concorso dei racconti natalizi, il saluto ai ragazzi da parte del nostro direttore Antonio Ricci

Nell’estate del 2022 un editoriale sottolineava la necessità “di far chiarezza su tante situazioni che ondeggiavano tra il volontariato reale e quello di facciata, è giusto, infatti, che sia fatta chiarezza ed è altrettanto vero che un peso eccessivo dei doveri messi in spalla alle associazioni di volontariato rischiano di spingerle verso una forma di professionismo di fronte alla quale la maggior parte di esse si trova spiazzata, con l’aggiunta di responsabilità che difficilmente un volontario può accettare di assumere”.

Sono di quel periodo le manifestazioni di protesta contro il regime di Teheran e di sostegno alle donne iraniane dopo l’incredibile episodio dell’uccisione di “Mahsa Amini, 22 anni, arrestata e poi percossa fino alla morte perché i capelli le uscivano un po’ dal velo. È la conferma del fatto che uno Stato governato in spregio ad ogni forma di diritto alla libera espressione di idee o credo religiosi non può che divenire un enorme luogo di terrore dove un nonnulla può aprire le porte del carcere e portare alla morte dell’accusato, meglio ancora se di un’accusata”.

Le riflessioni sulle piccole realtà

Ovviamente non poteva mancare una sua riflessione sulle piccole realtà come quella lunigianese. Ad esempio con un commento sulla legge: “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici”, in cui si dava atto della bontà del provvedimento ma si evidenziava la scarsità dei fondi: “Tutto bene, allora? Certo che no! Nonostante la chiarezza dell’esito del voto non sono mancate critiche al provvedimento, soprattutto legate alla scarsità dei fondi ad esso collegati. La legge, infatti, stanzia in tutto 100 milioni di euro: 10 per il 2017 e 15 per ogni anno dal 2018 al 2023. Risorse definite nel migliore dei casi “irrisorie” dagli oppositori, “ briciole” gettate come fumo negli occhi dei cittadini”.

In occasione dei 300 anni della dedicazione del Duomo

Infine in occasione dei festeggiamenti per i 300 anni dalla dedicazione del Duomo di Pontremoli così concludeva l’ecclesiale: “Il tempio è un luogo dove ascoltiamo la Parola, ma il luogo dove dobbiamo restare è nel mondo. E quindi quando il sacerdote dice “andate, la Messa è finita”, dice: “portate quella pace, quella dimensione spirituale che avete ritrovato, quella gioia che avete provato per portarla al mondo lì fuori perché la casa di Dio si possa riempire e diventi sempre di più una casa di preghiera per tutti i popoli”.

(Pier Angelo Sordi)

Una Chiesa la cui voce «possa essere accolta dagli uomini di buona volontà»

Cinquant’anni di riflessioni di Antonio Ricci, anche scomode, sulla Chiesa locale e universale.
Antonio Ricci saluta con commozione Papa Francesco in occasione dell'incontro del Pontefice con i direttori dei settimanali FISC
Antonio Ricci saluta con commozione Papa Francesco in occasione dell’incontro del Pontefice con i direttori dei settimanali FISC

“Non si può negare che la nostra comunità diocesana sia arrivata ad un punto critico della sua esistenza. (…) Le parrocchie, da sempre basate quasi esclusivamente sull’attività del clero, si sono trovate sempre più spopolate e prive del ricambio generazionale e nel frattempo è salito in modo inesorabile il numero di quelle private anche della presenza del parroco. (…) di fronte a questi problemi si impone un ripensamento da parte di tutti coloro che, laici e sacerdoti, si sentono coinvolti nella vita della Chiesa. (…) I laici, perché non si possa più fare a meno di chiamarli a dare la loro opinione ed a scegliere, assieme al clero, le linee di ristrutturazione della Diocesi. E questa non può essere considerata una cosa “da preti”, perché se si devono fare scelte radicali, su di esse si deve esprimere tutto il Popolo di Dio. (…) Si dovranno studiare nuove forme di presenza del sacerdote nelle comunità ecclesiali locali; si potrà prevedere la nomina e l’impiego di ministri laici che svolgano parte delle attività fino ad oggi di sola competenza dei sacerdoti. (…) Lo Spirito soffia dove vuole e quando vuole, ma mi sembra importante creare le condizioni perché quel soffio possa essere avvertito e vissuto al meglio dalla nostra comunità diocesana».

Quello che potrebbe essere un testo scaturito da un Convegno Pastorale di questi mesi in cui tanti cambiamenti sono cominciati e altri vengono prefigurati, in realtà è un articolo di Antonio Ricci, pubblicato sul Corriere Apuano il 14 marzo 1981. Titolo: “Laici e sacerdoti chiamati al rilancio della Diocesi”.

In occasione dei viaggi del Papa sulle orme di don Tonino Bello, don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani

Quella del collaboratore poco più che trentenne del nostro settimanale era la capacità (e lo sforzo) di leggere i segni dei tempi. Ricci lo ha fatto dalle colonne del settimanale lungo tutta la sua lunghissima collaborazione. Anche andando contro corrente, consapevole, come scrisse il 28 aprile 2018 a commento dei viaggi del Papa sulle orme di don Tonino Bello, don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani (“Innamorati di Dio, appassionati dell’uomo”, il titolo dell’editoriale), che «l’andare contro corrente, nella Chiesa come nella società civile, non è di per sé garanzia di essere nel giusto. Tutto dipende da quanto e come le convinzioni personali e l’idea di essere nel giusto sono bilanciate dal desiderio di pungolare e non di rompere i rapporti, dalla capacità di accettare, per obbedienza o per umiltà, di porre limiti al desiderio di affermazione personale».

L’ironia che ne caratterizzava lo stile
Antonio Ricci

Ricci non ha mai rivendicato la validità delle proprie posizioni. Al limite, usava l’ironia. Come quando nel 2017 quattro cardinali di orientamento conservatore espressero formali dubbi sulle aperture pastorali del Papa in tema di morale famigliare.

Il 7 ottobre di quell’anno, in un editoriale dal titolo “Sogniamo o siamo desti?” ebbe a dire: «È vivo, infatti, il ricordo di diverse occasioni in cui, a fronte di certi pronunciamenti “tradizionali” da parte dei pontefici, al minimo cenno di critiche o di perplessità (…), tutto veniva normalizzato con la considerazione che “il papa è il papa” e il suo magistero non si discute. Anni e anni di “mortificazioni” in tal senso hanno finito per convincere molti del fatto che, in caso di dissenso, probabilmente era chi dissentiva ad essere nel torto (…). L’ondata di proteste di cui sopra ci fa invece scoprire che il Papa può sbagliare, anzi, sbaglia di certo se viene meno alle aspettative di chi guarda alla Chiesa da un’ottica tradizionalista».

Una fede formatasi negli anni del Concilio

Sullo sfondo della sua fede formatasi negli anni del Concilio, c’era un’idea di Chiesa che accettasse la sfida del dialogo con il mondo contemporaneo. Per questo, sempre nell’articolo del 28 aprile 2018 esprimeva la sua «commozione di fronte a questo Papa che, contro ogni logica dettata dai rigidi protocolli, sta girando per l’Italia alla ricerca di testimonianze di adesione totale al Vangelo»; concetti ribaditi nel decennale del pontificato di Papa Francesco, sul Corriere Apuano dell’11 marzo 2023 (“Dieci anni spesi per sostenere una chiesa in uscita”). Fu l’occasione per ribadire l’idea di Chiesa la cui voce «possa essere accolta dagli uomini di buona volontà perché possano dare il loro contributo nella ricerca di soluzioni eque ai tanti problemi che opprimono il mondo». Nel suo editoriale, il direttore sottolineava come «il Papa ha saputo farsi forza e andare avanti in un’opera di rinnovamento che, immaginiamo, lui stesso sappia di non poter portare a termine di persona: che conta, avrà pensato, è fare la prima mossa». La stessa prima mossa che Ricci ha fatto tante volte dalle colonne del settimanale, con lo stile di chi aveva imparato a muoversi con l’intento di avviare processi, più che di occupare spazi. (d.t.)