
Corrado Augias, giornalista lettore forte di grandi uomini di pensiero e arte, intellettuale raffinato nella sua amata patria e all’estero, verso i 90 anni scrive la sua storia personale (La vita s’impara, Torino, Einaudi, 2024) e insieme segue passo dopo passo la storia politica, sociale, etica, economica, culturale dell’Italia.
Fummo feriti da un’orribile guerra, ma pronti a ricominciare in un’Italia degli opposti: gloriosa e misera, luminosa e insignificante, incerta e divisa; è l’eterna condizione italiana, quella che il grande Gadda chiama la porca rogna dell’autodenigrazione.
Ingabbiata dal fascismo seppe riaffacciarsi all’onore del mondo con la lotta della Resistenza che seppe far rinascere un’idea di patria e darci una Costituzione antifascista redatta liberamente e votata da assemblea eletta dal popolo.
Augias socialista liberale, apprezza molto Gobetti, Matteotti, Gramsci, De Gasperi, capo del governo alla Conferenza di pace di Parigi seppe riscattare quell’altra Italia della guerra partigiana.
Era un ragazzo nella Roma occupata dai nazifascisti, la sua famiglia l’aveva messo al riparo in un collegio cattolico, il cortile confinava col muro della prigione di via Tasso dove i prigionieri venivano torturati; imparò ad amare libertà e democrazia ascoltando nel silenzio della notte di una città spettrale l’eco di un grido, ordini secchi. Il raccontare è pacato, mai retorico o infiammato da ideologia, rispetta il dissenso, sostanza della democrazia.
Col rigore della ricerca storica l’autore medita sulle opere di grandi poeti, Lucrezio, Dante, Leopardi, fa prezioso uso del linguaggio poetico, vive luminose emozioni. Richiama i grandi d’Italia per il loro valore, ma Augias riconosce veri eroi tutti quelli che fanno al meglio loro possibile il proprio dovere e contribuiscono al bene di tutti.
La nuova Italia del dopoguerra dal 1948 al 1994 fa baricentro sulla DC, dialettica coi partiti di opposizione, la sinistra paga il suo eterno flagello della divisione, Nel tempo della guerra fredda l’Italia ha grossa trasformazione economica, di costume e forse antropologica: siamo più belli, siamo diventati “moderni”, si mangia meglio e ci si lava di più, si parla di miracolo.
Dopo la dissoluzione dei partiti con la vicenda “mani pulite” il cambiamento accelera ma non verso il meglio. Augias, affermato e geniale operatore in RAI con spettacoli come “Telefono giallo” , corrispondente dall’estero, giornalista per la nuova rete RAI 3 e per il nuovo quotidiano La Repubblica, da uomo libero e coerente esprime nel libro il suo giudizio sul nuovo corso dell’Italia nell’era Berlusconi, imprenditore brillante, entra nell’immaginario di tanti italiani, ha creato lavoro, “ma ha lasciato una pesante eredità, corrotto costumi, badato solo ai suoi interessi, favorito le sue aziende, fondato un partito vuoto di pensiero, fa passare leggi ad personam, ha mescolato i poteri dello Stato”, disdicevole il suo costume di vita.
Veniamo all’oggi La politica non guarda oltre le prossime elezioni, la nuova maggioranza vuole più potere del leader-guida, toglie le funzioni proprie delle istituzioni; il premier eletto dal popolo difenderà dagli immigrati, combatterà l’inflazione, meno tasse e altre promesse. Augias scrive del dibattito in Costituente sull’art. 7 che accoglie tale e quale il Concordato tra Stato e Chiesa; parla dell’ateo e offre un percorso filosofico su credere o non credere, sulla fede, argomenti complessi qui non affrontabili, che commentano le idee dell’amato filosofo Spinoza (Nulla può essere concepito senza Dio), di Ernest Renan (Gesù fu ebreo vero uomo), affronta la questione della Gaia scienza di Nietzsche (Dio è morto e noi vaghiamo in un infinito nulla).
Ma l’ateo non è senza spiritualità, ha principi morali indispensabili, sa realizzare vicinanza coi suoi simili, non crede alla vita eterna e non ha riti, ma in tutti c’è bisogno della trascendenza che ha creato civiltà e formato coscienza e precetti morali. Augias li conosce in Kant, uno dei suoi maestri.
Tutta la vita è un imparare. La lezione è che in tempi di desolata incertezza come è il nostro la figura di Gesù può essere per tutti punto di riferimento necessario. Senza valori assoluti non s’impara la vita. Oggi “abitiamo Google”, è infocrazia, porta solitudine , l’informazione sostituisce la cultura. La tecnologia ha invaso la nostra vita, i nostri segreti, domina un’economia globale che impone grosse migrazioni, altera l’ambiente.
Da questo libro s’impara a volere un futuro liberato dagli idoli che soffocano il presente: non restaurazioni ma progetti di vita onesti, solidali: come Diogene di Sinope cerchiamo l’uomo non la sua sofisticazione.
Maria Luisa Simoncelli