
Il vescovo Mario sottolinea alcuni elementi dell’esperienza vissuta a Roma partecipando ai lavori della prima assemblea delle chiese in Italia

La Prima Assemblea Sinodale vissuta a Roma è stato un autentico momento di Chiesa e di esperienza concreta di sinodalità.
Mi piace però sottolineare prima di tutto il valore del luogo che ci ha ospitati cioè la Basilica di san Paolo fuori le mura, dove si trova la tomba dell’Apostolo e soprattutto il grande mosaico del Cristo Pantocrator, che si trova nell’abside.
In questa immagine è rappresentata la figura del Signore Gesù che giudica ma che al tempo stesso sorride. Questa Basilica romana è inoltre da sempre un luogo caro all’esperienza dell’ecumenismo, del dialogo e dell’incontro tra le Chiese cristiane.
In questo senso la preghiera iniziale, molto suggestiva, aveva un riferimento preciso alle lettere indirizzate alle Sette Chiese, così come narrato nel libro dell’Apocalisse; ogni brano infatti è stato proclamato da un rappresentante delle diverse comunità cristiane, cattolici, ortodossi, anglicani.

Questo per evidenziare che il luogo dove abbiamo celebrato la Prima Assemblea era altamente significativo, cioè la navata della Basilica, un’unica aula che ha per sfondo l’abside con il Cristo Pantocrator, punto focale di tutti gli sguardi dei partecipanti convergono e che condividono la fede: è stato un mettere al centro il Signore Gesù che sta in mezzo ai suoi discepoli con il suo amore.
Altro elemento che mi ha colpito sono stati i cento tavoli che stavano nell’aula, considerando anche il tavolo della presidenza, proprio a significare la cifra del Cammino sinodale della Chiesa italiana, rappresentato nella frase: ‘tutti, alcuni, uno’, cioè l’aspetto comunitario che include ‘tutto’ il popolo di Dio, la dimensione degli ‘alcuni’ diversi per ogni livello di vita ecclesiale e il ministero dell’’uno’, il pastore.

Il lavoro svolto nella fase narrativa e nella fase sapienziale è stato raccolto ed elaborato nei Lineamenti, che hanno costituito il testo guida di questa Prima Assemblea.
Fatti molto bene rappresentano una buona opportunità per fare esercizi di ecclesiologia e di missione, perché segnano una svolta di novità assoluta nella Chiesa del post-Concilio: pastorale-missione, profezia-cultura, dialogo-annuncio sono dicotomie che vengono analizzate e rielaborate in chiave attuale.
Impegnativa è stata la giornata di sabato, caratterizzata dal tempo dei tavoli sinodali, la cui composizione era volutamente eterogenea tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Il dialogo che è nato è stato molto fruttuoso, nonostante i diversi punti di vista dei partecipanti, tanto che abbiamo raggiunto l’obiettivo di compilare la scheda che ci era stata consegnata.
Infine alla domenica, dopo la restituzione dei lavori dei tavoli sinodali e la celebrazione della messa, ci è stato spiegato quello che accadrà adesso.
Infatti entro il mese di dicembre verrà consegnata alle diocesi italiane l’elaborazione delle schede raccolte, in modo da poter compiere delle scelte su quali lavorare, in funzione della Seconda Assemblea Sinodale in programma ad aprile 2025.
Le proposizioni che usciranno da questa seconda assise verranno infine messe in votazione a maggio nell’Assemblea generale della CEI. Lo stile del camminare assieme che richiede un ascolto reciproco e dei tempi dedicati, è già in sé un risultato perché crea una comunione che prima non c’era.
L’esperienza vissuta a Roma ci ha insegnato che in tutti gli organismi diocesani e parrocchiali è importante non avere l’ansia dei risultati, ma importante è la capacità di collaborare e di stare insieme dentro la Chiesa.
† Mario Vaccari