Valdesio: una libera predicazione evangelica a lungo tacciata di eresia

850 anni fa a Lione Pietro Valdo diede vita a un movimento popolare e pauperista che sosteneva la necessità di un rinnovamento spirituale della Chiesa. L’accesso alla lettura della Scrittura e la libera predicazione dell’evangelo tra i capisaldi del primo nucleo di quella che diverrà la Chiesa valdese

Culto di apertura del Sinodo valdese 2024 a Torre Pellice (foto Daniele Vola da www.nev.it)

La Chiesa valdese celebra i suoi 850 anni. L’uso del sostantivo movimento segnala, a chi fosse a digiuno di storia valdese, la dimensione caratterizzante il primo nucleo, detto dei “Poveri di Lione”, che si costituisce intorno alla figura di Pietro Valdo (Valdesio) nel 1174.
Di una trentina d’anni dopo è la conversione di Francesco d’Assisi, a simboleggiare il bisogno di una riforma religiosa e morale fortemente avvertito dalla cristianità del tempo. La caratteristica culturale del movimento valdese sbiadirà nel corso dei secoli e, definitivamente, con l’entrata nell’orbita culturale e geografica della Riforma evangelica del XVI secolo, quando il movimento assumerà le caratteristiche della chiesa riformata (la sua teologia, la sua ecclesiologia) in modo via via più marcato con la Controriforma inaugurata dal Concilio di Trento nel 1545, quando sarà inequivocabile il tentativo di piena e radicale delegittimazione – perseguita con ogni mezzo possibile da parte di Roma – della Riforma evangelica della chiesa, che il papato aveva decretato essere eresia da estirpare. Il XVI secolo sarà determinante per la sopravvivenza del movimento dei valdesi.

Worms: statua raffigurante Pietro Valdo

La pace di Augusta (1555), che aveva sancito il principio del cuius regio eius religio, sarà avversata dall’impero asburgico di Ferdinando II, sostenuto dalla Spagna cattolica in una comune visione restauratrice e in Europa potrà essere raggiunta una relativa pace religiosa soltanto un secolo dopo, con il trattato di Vestfalia del 1648.
Leggere la vicenda della chiesa valdese impegna nella rilettura di non pochi passaggi cruciali della storia moderna dell’Europa e dell’Occidente tutto. Una tesi storiografica moderna è quella secondo cui nel XVI secolo avviene una svolta che definirà, nelle rispettive posizioni, riformata e romana, due visioni della società occidentale: la prima, federale e individualista; la seconda, gerarchica e autoritaria.
Il conflitto confessionale darà origine e consentirà l’affermazione di due paradigmi della società le cui radici sono da rintracciare nei numerosi quanto rilevanti movimenti di riforma della chiesa e dunque della società, che attraversano tutto il Medioevo, fino alla soglia dell’epoca moderna.
Il movimento valdese sarà riconosciuto dalla Riforma come chiesa evangelica, anticipatrice della Riforma stessa iniziata nel 1517 con le tesi di Martin Lutero. Come in Lutero, tre secoli prima in Valdo e nel movimento dei “Poveri di Lione” alberga una profondissima pietà cristiana radicata nell’evangelo di Gesù Cristo.
I Poveri erano laici predicanti l’evangelo, non eretici in cerca di chissà quale novità. La povertà non era per loro un consiglio, in vista di un perfezionamento della vita cristiana, ma un ordine del Cielo. La vocazione di Valdo non veniva dalla chiesa, ma dal Signore stesso: l’evangelo parla direttamente al laico, senza intermediari e la chiesa è una societas di credenti dove il termine societas qualifica sul piano strutturale e organizzativo ciò che la chiesa è.
E questo è tutto, si potrebbe dire nella sintesi estrema di queste poche righe. Le prerogative dei valdesi medievali rappresentano la questione alla quale la Riforma evangelica del XVI secolo darà un indirizzo istituzionale e ordinamentale, fondato sull’evangelo e alternativo all’ordinamento gerarchico romano. Forse è da rintracciare proprio in questa autenticità evangelica delle chiese riformate la ragione più profonda della loro scarsa conoscenza nel quadro della cultura italiana – ragion per cui anche queste celebrazioni del 2024 possono servire.
La libera (dalla gerarchia, non dal principio interpretativo della Scrittura) predicazione della Parola è una usurpazione delle prerogative del clero e questo è per Roma il nodo fondamentale. Non a caso il Concilio di Trento riaffermerà quelle prerogative di tutta la gerarchia ecclesiastica, tentando sì anche la via (contrastata con forza dalla gerarchia) del recupero di una sobrietà e di una povertà, ma in chiave «anti» e non riformatrice, come hanno inteso fare Lutero e Calvino e, prima di loro, gli Hussiti e i Valdesi, tutti – oggi si riconosce anche dal papato – erroneamente bollati e perseguitati come eretici. L’attualità delle chiese cristiane occidentali è caratterizzata da altri problemi e, certamente, gli ultimi sessant’anni vanno segnalati anche per una sempre più crescente, reciproca conoscenza tra le famiglie dell’ecumene cristiana.
Questa è una benedizione! Mentre sullo sfondo della comprensione ecumenica della chiesa di Cristo rimane la questione, se il principio di autorità sia il punto di forza testimoniante l’autenticità della fede cristiana, intesa come fede nell’evangelo (il Signore stesso!), o se questo principio possa essere rappresentato da un “capo” terreno intronizzato da una gerarchia.

Massimo Marottoli
Pastore delle chiese metodiste di Carrara e di La Spezia

Dalle persecuzioni alla richiesta di perdono del Papa

Nel medioevo comunità valdesi si costituirono in Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria. Nel contesto delle guerre di religione del Cinque-Seicento i valdesi subirono numerose e sanguinose repressioni.
In Piemonte l’estinzione è evitata nel 1561 con la “pace di Cavour” che prescrive alle comunità valdesi di vivere nelle valli isolate e di confine del Pinerolese, sopra i 700 metri, cosa che non impedisce nel 1655 la strage delle “Pasque Piemontesi” che fece 1.712 morti e 148 bambini affidati a famiglie cattoliche.
Solo nel 1848 Re Carlo Alberto riconobbe ai valdesi i diritti civili e politici di cui godono tutti gli altri sudditi. Sullo sfondo dei Patti Lateranensi del 1929, la chiesa valdese fu riconosciuta dal fascismo con la legge sui culti ammessi e terminò la fase di espansione missionaria, avviatasi con l’Unità d’Italia.
Nel 1984 arriverà l’Intesa tra lo Stato italiano e l’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, denominazione assunta nel 1975 a seguito dell’unione con la chiesa metodista.
Il 22 giugno 2015 Papa Francesco visitò il tempio valdese di Torino, primo Vescovo di Roma a compiere questo gesto. Il Papa chiese perdono “da parte della Chiesa cattolica per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi”.