Le confraternite di Santo Stefano Magra alla processione della Madonna del Popolo

A quanti hanno partecipato alla processione della Madonna del Popolo non sarà sfuggita la presenza di una rappresentanza delle confraternite di Santo Stefano Magra e di Ponzano Superiore.
Ospite della confraternita pontremolese del Santissimo Sacramento, la presenza della delegazione santostefanese non è stata giustificata solo da una visita di cortesia o da un atto di devozione, ma anche da un curioso legame storico con Pontremoli. L’Arciconfraternita di San Leonardo, legata all’omonimo oratorio sito nel centro storico di Santo Stefano, fu fondata nel 1469 come congregazione di laici con lo scopo di offrire alloggio ai pellegrini della Via Francigena, e messe a suffragio dei defunti. L’atto costitutivo venne firmato a Pontremoli, dal primo vescovo della neo diocesi di Luni-Sarzana, nata quattro anni prima sulle ceneri dell’antica diocesi lunense.
Perché proprio a Pontremoli? Perché il primo vescovo della nuova diocesi era il pontremolese Francesco Manfredi (vescovo diocesano dal 1465 fino alla morte nel 1469) il quale, in attesa della costruzione di una sede episcopale degna del suo ruolo nel centro di Sarzana, continuava a risiedere nel palazzo di famiglia a Pontremoli, da dove esercitava le sue funzioni.
Per inciso, Pontremoli in quei quattro anni fu contemporaneamente abitata da due vescovi: Mons. Manfredi, come già detto, e dal vescovo titolare di Brugnato. La diocesi ligure, infatti, estendeva la sua giurisdizione territoriale sulla parte del borgo corrispondente all’incirca all’attuale rione di San Pietro, ed è proprio lì che i vescovi brugnatesi fissarono la loro residenza dal 1302 a 1502.
Inoltre, durante la processione non sarà sfuggito ai più che il crocifisso portato dagli uomini della confraternita di Ponzano Superiore procedeva rivolto al contrario rispetto al senso di marcia del corteo, secondo l’usanza delle processioni liguri.
Questo modo di portare il “Cristo” in processione deriva da una antica concessione pontificia; infatti si narra che sulle navi genovesi ci fosse l’uso di issare a prua i crocifissi in segno di buon auspicio, ma durante la battaglia di Lepanto del 1571 contro gli ottomani, i comandanti delle galee genovesi, ritenendo che questi fossero indegni di poter vedere il sacro legno, voltarono l’immagine.
Visto l’esito vittorioso, il papa Pio V concesse ai liguri di portare in questo modo i “Cristi”, infondendo forza e coraggio ai fedeli che li seguivano, un usanza ancora oggi in auge, giustificata anche da un aspetto tecnico: essendo molto grandi e pesanti, i “cristi” delle confraternite liguri riescono ad essere meglio bilanciati in questo modo che girati con l’immagine di Gesù verso l’esterno.

(d.t.)