
Si è conclusa l’edizione 2024 delle “Notti dell’Archeologia”.
La conferenza del prof. Fornaciari ha svelato le abitudini dell’alto e basso Medioevo in Lunigiana

Una nuova notte dell’archeologia ad Aulla, come le altre ben organizzate dal gruppo di San Caprasio guidato da Riccardo Boggi e seguite con molto interesse, ha messo in scena sabato 13 luglio le conoscenze mediche ricavabili dagli scheletri umani, anche da quelli ritrovati negli scavi nel giardino interno e nel chiostro dell’abbazia di San Caprasio in ottimo stato di conservazione, di età cristiana di alto e basso Medioevo.
All’ultimo scavo del 2021 ha partecipato il relatore della serata Antonio Fornaciari dell’Università di Pisa. Medico, oltre che studiare per curare i vivi, con interesse studia reperti funerari utili a conoscere il corpo umano. L’archeologia funeraria si fonde sempre di più per metodi e obiettivi con la disciplina della bioarcheologia che è una ricca fonte di informazioni importanti.

Dalle analisi dei reperti scheletrici di Aulla il relatore è passato a parlare ad ampio raggio di biologia, di diete, di ambiente, di infezioni, di anatomia, di attività fisica e di lavoro, di allattamento e svezzamento in relazione alla salute futura del bambino. Il fondamento scientifico si basa sull’analisi ad alta definizione soprattutto degli isotopi dell’atomo di azoto e di carbonio, i due elementi chimici costitutivi delle nostre ossa.
L’isotopo non muta le qualità chimiche dell’atomo ma ha massa variabile: se un individuo ha mangiato molte proteine da carne o castagne ha prevalenti isotopi di tipo diverso da chi ha avuto dieta vegetariana o di cereali inferiori quali il miglio.
La microporosità delle ossa crea stress metabolico, risultano patologie di artrosi soprattutto cervicale negli inumati portati alla luce ad Aulla. Se nell’infanzia è stata assunta poca acqua lo indica l’isotopo del sale: da questo dato possiamo chiederci se Aulla era ambiente autoctono compatibile oppure se c’è stata mobilità, considerando che gli inumati possono essere monaci di provenienza esterna anche di notevole distanza, come le reliquie di San Caprasio portate dalla lontana isola di Lérins per salvarle dalle incursioni saracene; è un versante di studio che è in corso. Le indicazioni riguardano quindi anche l’ambiente, aspetti sociali, demografici.

I rilievi fatti per gli scheletri aullesi sono stati inquadrati nel contesto toscano, specialmente con gli inumati dell’abbazia di Montescudaio e di Lucca. Gli inumati di Aulla sono maschi più che femmine, di alta statura, dieta con poche proteine, di età i maschi non oltre i 40 anni e le femmine i 25 anni, hanno fatto attività fisiche diverse, hanno praticato una dieta onnivora ma non molto ricca, lo si ricava dall’analisi dell’azoto.
L’allattamento prolungato, che per altro riduce l’età fertile della donna, portato anche fino a due anni e più del bambino si deduce dall’analisi della “dentina” che raggiunge il massimo al culmine dell’allattamento e decresce con lo svezzamento (abbastanza precoce per gli scheletri di Aulla). I denti si sviluppano dalla testa alla radice fino a 9 anni di età e rivelano la scala alimentare che il bambino ha avuto.
Ma indizi riguardano anche elementi patogeni, in aumento quando non c’è più la difesa immunitaria del latte della mamma, aumentano i decessi e le deformazioni ossee. Senza arrivare alla vulgata che l’uomo è ciò che mangia (grossolana deduzione dalla filosofia del tedesco Feurerbach che considera l’uomo come ente finito, terreno, corporeo) è verità scientifica verificata che noi siamo ciò che mangiamo per poter dare alla nostra vita orizzonti di infinito.
Maria Luisa Simoncelli