

“Oggi il Premio Nobel che potrebbero dare a molti è il Premio Nobel del Ponzio Pilato, perché siamo maestri nel lavarci le mani”. Quella di Papa Francesco è un’ironia amara. Coloro che lo ascoltano all’Arena di Verona, durante l’incontro di Arena di Pace sono i rappresentanti di molti movimenti che non si rassegnano alla logica della guerra. Il tema su cui si lavora è sintomatico: “Giustizia e Pace si baceranno”. Accanto a Papa Francesco c’è padre Alex Zanotelli con la sua lunga vita dalla parte dei diseredati. Uno che non ha voltato la faccia dall’altra parte, ha vissuto le miserie delle periferie di Nairobi, e che oggi continua la sua missione nel rione Sanità a Napoli. è fondatore, con Tonino Bello dei Costruttori di Pace. Nel concludere l’Arena di Pace il Papa prende in prestito proprio le parole di don Tonino Bello: “In piedi, costruttori di Pace”.
Sono 12.500, ma non sono lì per fare salotto. Sono rappresentanti di innumerevoli movimenti che operano quotidianamente sul territorio, cattolici e laici: Sant’Egidio, il Banco Alimentare, il Gruppo Abele, Libera, Medici Senza Frontiere, Acli, Arci… C’è la Rete dei Numeri Pari che unisce centinaia di realtà sociali diffuse in tutta Italia che condividono l’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di persone a cui sono stati negati (associazioni, cooperative sociali, reti studentesche, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere ecc…). La Rete fa parte dei Movimenti Popolari protagonisti degli incontri mondiali organizzati su iniziativa di Papa Francesco. L’Arena di Pace è la conclusione di un lavoro preparatorio su cinque tavoli: pace e disarmo, ambiente, migrazioni, lavoro, economia e finanza, democrazia e diritti. Il documento finale consegnato al Papa è sintetico, ma incisivo: “Viviamo in un contesto mondiale multipolare, caratterizzato da un sistema economico che genera disuguaglianze e oligarchie perché prevalgono profitto, sfruttamento, finanza rapace, mafie. Interi settori sociali e popoli sono emarginati e discriminati a causa di patriarcato, razzismo e neocolonialismo… alle crisi si risponde con la guerra”. La pace va costruita. Dando uno sguardo agli argomenti dei vari tavoli si capisce che bisogna veramente essere artigiani di Pace.
Non c’è pace per chi deve attendere mesi per una visita medica, per chi non riesce ad avere un lavoro dignitoso, per chi è schiavo del lavoro povero, per un Paese che ha oltre 5 milioni di persone al d sotto della soglia della povertà, in un Paese dove chi soccorre chi affoga è visto come un nemico. Quelli dell’Arena erano rappresentanti di un popolo che non vuole il Nobel Ponzio Pilato. Un popolo che volge lo sguardo verso gli ultimi e, in parte, riesce ad alleviare la fatica di vivere di molti. Invece di parlare dei grandi sistemi inconcludenti bisogna di nuovo ricominciare a sognare la Pace, a gridare, senza violenza, che la Pace è possibile.
Giovanni Barbieri