Marmo: profitti senza limiti e lavoratori “deficienti”
Le cave di marmo
Le cave di marmo a Carrara

La messa in onda su Rai 3, lo scorso 21 aprile di un’inchiesta del programma Report sull’industria del marmo a Carrara è l’occasione per parlare dignità del lavoro anche con riferimento alla realtà locale.
Il servizio di Bernardo Iovine ha messo in luce il regime feudale attraverso il quale sono amministrate dal 1751 circa un terzo delle cave dei bacini carraresi, i canoni di concessione irrisori, i margini di guadagno senza pari nel mondo degli affari che i concessionari conseguono dallo sfruttamento di un bene pubblico.
Sullo sfondo i problemi di sostenibilità ambientale dell’escavazione e l’incapacità del sistema di generare ricchezza diffusa.

Cave di marmo di Carrara
Cave di marmo di Carrara

Ma più di tutto, a scandalizzare sono state le parole di Alberto Franchi, presidente della Franchi Umberto Marmi, impresa leader del lapideo con 76 milioni di fatturato all’anno. Mentre parlava con il giornalista di Report, ignorando forse che la troupe stava registrando, sugli incidenti in cava Franchi ha detto che i lavoratori «qui proprio non fanno niente. Qua si fanno male perché sono deficienti, gli incidenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, mi dispiace dirlo, ma purtroppo è colpa dell’operaio. Che fai lo picchi? Ma se di qua non ci devi passare e mi vai sotto lì e mi vai a rotolare di chi è colpa, mia o tua?».
Le dichiarazioni di Franchi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, dopo la strage del cantiere Esselunga di Firenze e pochi giorni dopo la catastrofe della centrale Enel di Bargi, hanno destato molta impressione.

Alessandro Conti, direttore diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro

Prese di posizione contro l’imprenditore sono arrivate dalla sindaca di Carrara Serena Arrighi, dalla Camera del Lavoro provinciale e dalla Lega dei Cavatori, per limitarsi alle realtà più significative.
L’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli ha commentato le parole di Franchi attraverso il direttore Alessandro Conti. «Turbano le parole che abbiamo ascoltato ieri sera – ha dichiarato Conti -, suscitando sorpresa di come sia possibile affrontare un tema così delicato, che tocca la vita di molte famiglie che hanno visto un loro caro perdere la vita sul lavoro, con una “arroganza” e superficialità come quella emersa”.
Inoltre – continua Conti – ci si chiede come la città di Carrara, debba raccogliere esclusivamente il sangue dei suoi figli come prodotto dell’escavazione, insieme all’inquinamento e alla sistematica distruzione delle Apuane, mentre a pagare il prezzo di tanta ricchezza non ridistribuita siano i lavoratori che vengono addirittura chiamati “deficienti”.
Anche il vescovo Fra’ Mario Vaccari ha commentato, dichiarando che «l’occasione offerta da questo episodio ci deve dare lo spunto per ricalibrare i rapporti tra le forze in campo, tra chi offre lavoro e chi ha bisogno di lavoro, tra l’amministrazione pubblica e chi scava le nostre Apuane, tra il popolo di Carrara e le sue montagne per poter tornare a parlare di ciò che il marmo è stato per tanti secoli per tutto il mondo: un vanto ed una opportunità per tutto il territorio apuano».