Da un semestre, ormai, le precipitazioni si sono prese la rivincita rispetto ai periodi più asciutti verificatisi tra il 2022 e buona parte del 2023. Autunno, inverno e questo scorcio di primavera hanno visto numerosi fronti perturbati.
Le pause non sono mancate, ma la scarsa frequenza di venti rigidi e asciutti di tramontana ha spesso mantenuto l’ambiente umido anche nelle fasi di tempo buono. Si annuncia l’arrivo, a fine settimana, di altre perturbazioni, che nel titolo definiamo ‘tempeste post-equinoziali’ proprio perché sfileranno nei giorni successivi all’equinozio di primavera.
Nella settimana in esame, invece, i passaggi dei sistemi nuvolosi si sono rivelati tranquilli quanto ad acqua dispensata: si è trattato, essenzialmente, di noiosa pioviggine.
Nel contesto di una blanda variabilità, solo martedì scorso, 12 marzo, il cielo si è tenuto sgombro per gran parte della giornata guadagnandosi la qualifica di sereno. Nella prima parte della settimana scorsa, inoltre, l’orizzonte è rimasto ancora limpido, per poi cedere al ritorno di leggera foschia, mano a mano più densa arrivando fino ad oggi.
La neve accumulatasi sugli alti crinali appenninici ha retto meglio laddove i versanti sono poco acclivi, a prato e non troppo esposti alla radiazione solare. Le prode rocciose e ripide esposte al sole se ne sono liberate più facilmente.
Venerdì 15, il sistema nuvoloso in transito ha imposto il ‘broncio’ grigio e basso con pioviggine da mezzodì fino a sera e la notte di sabato. Sabato mattina, si è fatto giorno nelle medesime condizioni, ma dopo le 9,30 le schiarite hanno preso coraggio e, piano piano, sono riuscite ad ampliarsi.
Discreto si è rivelato anche il tempo di domenica 17, benché con velature più o meno dense fin dal mattino e poi alterna copertura pomeriggio e sera. Lunedì 18, lievemente più marcato rispetto a venerdì 15, si è ripetuto il tempo lugubre e piovigginoso al cospetto di una densa foschia, fenomeno al limite della nebbia d’avvezione.
Le timide schiarite della serata e della notte in un ambiente così umido non hanno fatto altro che favorire il ripristino di condizioni nebbiose, anche se gli strati nebbiosi si sono infittiti più a quote collinari che di fondovalle.
Infatti, al primo mattino, gli stratus nebulosus che si erano accampati su tutta la Lunigiana non concedevano di vedere al limite di un chilometro sulle immediate e più basse alture collinari, mentre a valle, seppur di poco, la visibilità superava il chilometro e talora arrivava anche a 2 km.
Il tempo si è rifatto nel corso della mattinata e la pausa. Vista la modestia di fronti transitati, le deboli precipitazioni hanno recato apporti di 1-2 mm, in montagna fino a 5-6 mm e, sulle Alpi Apuane, fino ad un massimo di 8-10 mm.
Il mese di marzo, anche qualora dovesse filare via asciutto (cosa che non sarà) nella terza decade, ha comunque già ricevuto apporti pari a quelli normali e in molti casi li ha superati.
Le temperature continuano a rimanere su livelli superiori alla norma: rispetto ai mesi invernali, si nota solo un attenuarsi dello scarto dai valori tipici di stagione. Il surplus termico è più sensibile nei valori minimi e assai modesto nei valori massimi a motivo della scarsità di giornate di bel tempo stabile.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni