Il cinema Manzoni di Pontremoli. Breve storia di un cinema di periferia

La presentazione del libro di Fabrizio Rosi è stata l’occasione per un pomeriggio tra nostalgia, ricordo e speranza

È stato un pomeriggio in equilibrio tra nostalgia, ricordo e speranza, quello che si è tenuto domenica al Cinema Manzoni, raccontato dai vari relatori intervenuti in maniera commovente ma anche con precisione e ricca di ironia, con due punti focali che hanno guidato la riflessione: da un lato con la presentazione del libro di Fabrizio Rosi “Il cinema Manzoni di Pontremoli. Breve storia di un cinema di periferia” (edizioni carte Amaranto) e dall’altro con un sentito ricordo di Antonio Ricci, che negli ultimi anni del Manzoni è stato tra gli assoluti pilastri, ad un mese esatto dalla sua scomparsa.
A fare da moderatore della manifestazione l’istrionico Luciano Bertocchi che ha aperto il pomeriggio con una ricca riflessione sul mondo del cinema, di come abbia rappresentato, negli anni ’50 – ’60 un modo per la Pontremoli ancora contadina e rurale che usciva dalla Seconda Guerra Mondiale di confrontarsi con il mondo anche grazie alle offerte cinematografiche.
Un excursus su cui si è unita anche la riflessione di Roberto Ariodante Petacco, noto critico cinematografico, che ha evidenziato come ci sia stato in quegli anni una grande diffusione del cinema grazie soprattutto a quelle che vengono chiamate “sale cinematografiche parrocchiali”.
La loro diffusione è talmente grande che subito dopo la Seconda Guerra Mondiale la metà delle sale cinematografiche presenti in Italia (circa 1200) è costituita da sale parrocchiali. La loro presenza in tutto il territorio permetterà al cinema italiano di diventare uno dei grandi protagonisti a livello mondiale.
E a questi ricordi generali, Petacco ha alternato anche la sua storia personale, del suo inizio di appassionato di film, di animatore dei cineforum, fino all’incontro con Antonio Ricci che, ha ricordato con ironia, “è stato uno dei pochi a tenermi testa e a non accettare passivamente i film che proponevo per i Cineforum ma discutendo e cercando una soluzione alternativa”.
Ed il discorso è poi passato al Cinema Manzoni e all’autore Rosi che alla domanda “perché è nato questo libro?” ha risposto schiettamente “non lo so. Stavo portando avanti altri progetti ma ad un certo punto ho sentito questo bisogno e sono contento di avere portato in fondo questo lavoro che aggiunge un’altra tessera al puzzle della storia locale”.
Rosi ha sottolineato come sia stato tutt’altro che semplice reperire notizie perché non si è potuto attingere ai materiali che si riteneva dovessero essere disponibili all’archivio storico diocesano e alla biblioteca del Seminario.
Una grossa mano a Rosi è venuta dalla consultazione delle annate del Corriere Apuano che ha consentito di datare la nascita del Manzoni nel novembre del 1936. E la ricerca di Rosi ha potuto testimoniare che a Pontremoli c’era una grande vitalità cinematografica con altre sale che si univano oltre a quelle più “professionali” del Teatro della Rosa e del Manzoni.
Una vitalità che si è andata perduta in questi decenni “il cinema è in crisi dappertutto e non solo a Pontremoli – ha evidenziato Rosi e prima di lui Petacco – ma nel caso si dovesse giungere alla chiusura del Manzoni significherebbe la perdita dell’ultima sala cinematografica cittadina. Per questo chiedo il supporto delle autorità ma anche dei cittadini perché con il loro supporto permettano di continuare la storia di questa sala parrocchiale rinata nel 1998 e portata avanti da Antonio Ricci e da un gruppo di appassionati volontari. Perdere questo patrimonio di impegno, di cultura, sarebbe un delitto per tutta la comunità”.
Durante l’incontro ci sono stati i saluti del sindaco, Jacopo Ferri e del consigliere regionale, Giacomo Bugliani.

Il ricordo di Antonio Ricci: il suo impegno per la rinascita del “Manzoni”

Come detto la seconda parte dell’incontro si è incentrata sul ricordo di Antonio Ricci e sul suo impegno nella rinascita del Cinema Manzoni. Sono stati letti due brani (dall’inserto da noi realizzato nel numero uscito lo scorso 6 gennaio) oltre ad essere eseguiti con chitarre e voci, due brani particolarmente cari a Ricci.
Ma, in particolare, ad intrecciare un ricordo della figura di Tonino è stato don Giovanni Barbieri che ha voluto sottolineare soprattutto i primi incontri negli anni della formazione giovanile di Ricci nell’ambito dell’Azione Cattolica assieme ad un gruppo di giovani volonterosi ed impegnati in ambito ecclesiale e sociale.
Un periodo che ha aperto una serie di incontri ricchi di confronti anche accessi che hanno cementato un rapporto ed un gruppo di amici, tra cui si è creato il gruppo che, guidato da don Pietro Tarantola, alla fine degli anni ’60 ha preso in mano il Corriere Apuano facendolo crescere fino a farlo diventare il giornale che oggi conosciamo, anche grazie all’impegno e alla direzione di Antonio Ricci che si è concluso solo con la sua scomparsa.

(Riccardo Sordi)