Storie d’eroi: il ricordo di Alcide Pedretti e di don Florindo Bonomi

Fivizzano ha ricordato il militare decorato di Medaglia d’Oro e il sacerdote ucciso dai nazifascisti

Il monumento ad Alcide Pedretti a Bottignana di Fivizzano

Alcide Pedretti, “Volontario dei mezzi d’assalto della Regia Marina partecipava ad ardita operazione di forzamento di una delle più potenti e meglio difese Basi Navali (nelle acque di Malta) dell’avversario (inglese). Verificatosi un ritardo nell’azione, causa imprevisti incidenti tecnici, per non comprometterne l’esito, fedele fino alla morte al suo Ufficiale (Teseo Tesei), rinunciava ad allontanarsi dalla propria arma prima che esplodesse contro l’obiettivo, facendo cosciente sacrificio della propria vita”. Era il 26 luglio 1941.
Un Regio Decreto del 31 maggio 1946, con la motivazione citata, assegnava alla memoria la Medaglia d’oro al Valor Militare ad Alcide Pedretti, nativo (17 giugno 1913) di Bottignana, frazione del Comune di Fivizzano ormai quasi disabitata. Da lì, all’età di 17 anni, “era sceso a piedi fino a Fivizzano, poi aveva raggiunto su un carro Aulla e, infine, La Spezia in torpedone”, per entrare nella Regia Marina, nella X° Flottiglia MAS, dove raggiunse il grado di 2° capo palombaro, “specializzato nell’uso dei Siluri a lenta corsa, i famosi Maiali”.
Il 7 novembre 1941 fu decorato anche di Medaglia di Bronzo al Valor Militare per “aver dimostrato sprezzo del pericolo ed ardimento” nel salvataggio di marinai di un sommergibile affondato dai nemici nel Golfo di Bomba il 22-24 agosto 1940”.
Fivizzano e Roma gli hanno intitolato una via, Bottignana e Fivizzano lo ricordano anche con due cippi, mentre la Marina Militare gli ha intitolato “un motoscafo d’appoggio”.
Il compianto monzonese di ritorno Mario Tellini, nel 1994 scrisse nella rivista fivizzanese Lunezia, n.3. un bellissimo e sentito articolo dal titolo “Un grande eroe: Alcide Pedretti”. Alle sue vicende di vita e di guerra il Comune di Fivizzano, su idea di Andrea Rossi, funzionario dell’Ufficio Turismo, ha prodotto un cortometraggio insieme al Raggruppamento Subacqueo e Incursori Teseo Tesei della Marina Militare e all’Arma dei Carabinieri.
È stato proiettato nel Museo di San Giovanni, per la prima volta, il 4 novembre, giorno della celebrazione delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Molte Associazioni Combattentistiche e d’Arma e persone vi hanno assistito, tra cui la nipote Luigina Conti, che ha ricevuto dall’ultimo palombaro civile della Spezia, Luciano Conte, il passamontagna indossato in servizio.
Tra i presenti anche la pronipote Irene Luisi, maresciallo dei Carabinieri del reparto Subacquei di Sardegna, e il cappellano ammiraglio Antonio Vigo.

Don Florindo Bonomi (1918-1944)

Pochi giorni prima, a Piandimolino “nuovo”, che si snoda lungo la provinciale per Equi Terme, mentre “l’antico borgo” sorge sulla sinistra del Lucido, era stata posta, con una solenne cerimonia, una lapide a ricordo delle vittime delle SS tedesche del 15 e del 16 settembre 1944.
Tra loro don Florindo Bonomi, viceparroco ventiseienne di Fosdinovo, “dove aveva costituito la sezione comunale del C.L.N. Preso di mira dalle SS che si erano stabilite lì, fu arrestato e imprigionato nella Caserma Dogali di Carrara. Liberato per l’intervento del vescovo Terzi, fu portato a Pontremoli sotto la protezione del vescovo Sismondo”.
“Non poteva restare a lungo, perché la causa patriottica lo chiamava altrove. Arrestato di nuovo, fu fucilato nei pressi di Monzone, dopo essere stato torturato e costretto a scavarsi la fossa. Nativo di Monte dei Bianchi, è sepolto nel cimitero di Fosdinovo”. (da Angelo Ricci, centro Studi Storia Locale Catt. di Massa).
A Castelpoggio gli è stata dedicata “La salita don Florindo Bonomi”; a lui è intitolato l’Istituto Comprensivo di Fosdinovo: Alcide Pedretti e don Florindo Bonomi, due figure eroiche, ma se ne potrebbero aggiungere altre di questa parte della Lunigiana, come don Luigi Janni, parroco di Vinca, che donarono la loro vita per servizio e per amore alla loro comunità, paesana o nazionale, chi per vincere una guerra, chi per salvare i propri parrocchiani, ognuno credendo nella bontà della propria causa, fino alla morte.

Andreino Fabiani