
Domenica 3 dicembre si è celebrata la Giornata internazionale.
Oltre 1 miliardo della popolazione mondiale ha forme di disabilità. L’80% vive nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo. In Italia più di 3 milioni di persone soffrono di gravi limitazioni alle loro attività a causa di gravi problemi di salute
Domenica 3 dicembre si è celebrata la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. L’intento è quello di promuovere la comprensione delle problematiche legate alle persone con disabilità e per sensibilizzare l’attenzione alla loro dignità, ai loro diritti, al loro benessere.
Quando si tratta di disabilità in genere si pensa alle persone, soprattutto giovani, con qualche tipo di handicap. Lo spettro della disabilità è molto più ampio e molto spesso ignorato poiché tocca anche molte persone avanti con l’età.
Si tratta di ricordare la necessità di porre l’attenzione per permettere loro di accedere ai vari aspetti della vita sociale, politica, culturale.
Nel mondo oltre un miliardo della popolazione (il 15%) vive con forme di disabilità e l’80% vive nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo (nel Terzo Mondo). ma non sono poche le persone in difficoltà anche in Italia.
Circa 3 milioni e 100 mila persone (il 5,2% della popolazione) soffrono di gravi limitazioni nello svolgimento delle loro attività abituali a causa di gravi problemi di salute. La categoria più fragile è quella degli over75: di essi quasi un milione e mezzo si trovano in gravi difficoltà: 990.000 sono donne.
Il 26,9% di queste vive sola, il 26,2% con il coniuge, il 17,3% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 10% con uno o entrambi i genitori, il restante 12% circa vive con altri tipi di assistenza (vedi Rsa e Case famiglia…).
C’è poi il milione e mezzo di persone con varie forme di disabilità (di handicap per intenderci, anche se la dizione non piace). Particolarmente vulnerabili sono quelle che vivono con genitori anziani, poiché rischiano di restare poi molti anni da sole, senza aiuto familiare.
È un rischio assai diffuso poiché c’è un numero elevato di disabili che sopravvivono a tutti i componenti del nucleo familiare anche prima di raggiungere i 65 anni. La legge sul “dopo di noi” vuole andare incontro a queste problematiche, ma non si sa ancora con quali risultati.
Quando si parla di disabilità si fa riferimento a una condizione della persona che vede compromesso il suo agire rispetto agli standard abituali del gruppo in cui vive. Spesso c’è il deterioramento dei sensi, quello cognitivo, la malattia mentale, le malattie croniche.
Chi è affetto da disabilità ha generalmente una salute peggiore, risultati scolastici inferiori, minori opportunità economiche e tassi di povertà più elevati rispetto al resto delle persone. In gran parte ciò è dovuto anche alla mancanza dei servizi e ai numerosi ostacoli della vita quotidiana, compresi quelli relativi all’ambiente o quelli derivanti dalla legislazione o da atteggiamenti o discriminazioni sociali.
Le sfide che queste persone devono affrontare sono molteplici. Si va dalle limitazioni strumentali (vista, udito, deambulazione) a quelle riguardanti le attività quotidiane anche nell’ambito domestico, alla capacità di spostarsi liberamente.
Ancora una volta, purtroppo, il peso della cura è assunto dalla famiglia che assume un ruolo centrale nel fornire supporto economico, ma anche di assistenza alla persona, accompagnamento e ospitalità, attività domestiche, espletamento di pratiche burocratiche e prestazioni sanitarie.
Tuttavia, la sfida economica che molte di queste famiglie affrontano suggerisce la necessità di politiche sociali che possano alleviare il peso finanziario e garantire il benessere dei nuclei familiari che si prendono cura di persone con disabilità.
Il reddito annuo equivalente medio delle famiglie con persone con disabilità è di 17.476 euro. Questo valore è inferiore del 7,8% rispetto al reddito annuo equivalente medio nazionale e va calcolato che le famiglie con persone con disabilità devono affrontare sfide economiche maggiori rispetto alla media nazionale.
Le risorse necessarie alla famiglia per svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale non sono soltanto economiche, ma anche di tipo relazionale: il 32,4% delle famiglie con almeno un disabile riceve, infatti, sostegno da reti informali di volontariato.
Un discorso a parte andrebbe fatto per i quasi 300mila studenti con disabilità che frequentano le scuole. Per essi ci sono circa 176.000 insegnanti di sostegno. In questo ambito esistono diverse criticità che vengono sottolineate: carenze di strumenti tecnologici, barriere architettoniche (solo un terzo delle scuole italiane risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria, difficoltà di accesso per gli alunni con disabilità sensoriale.
(G. B.)