Drastico crollo delle nascite: sempre meno gioiosi vagiti di neonati

Nell’ultimo decennio, in Italia, si è assistito ad un vero e proprio crollo demografico costante. Di fronte alla popolazione che invecchia inesorabilmente, la denatalità è divenuta un fenomeno cruciale per tutti: famiglie, mondo politico, imprenditoriale, medico, istituzionale…
Lo scorso anno abbiamo perso una città come Bari e le 90.986 nascite registrate, tra gennaio e marzo dell’anno in corso, suonano veramente come campanello d’allarme. La fotografia dell’Istat, purtroppo, è lucida, impietosa, tragica.
I lavoratori attivi, oggi, sul territorio nazionale, nella fascia dai 20 ai 66 anni, sono circa 36 milioni. Nel 2032 saranno diminuiti di oltre due milioni e chi spera nell’immigrazione spaccia speranze false. Siamo fermi su un binario mentre arriva un treno, e pare non ci si voglia spostare. Forse siamo storditi o forse si vuole davvero perire.
A fare le spese dell’inesorabile crollo demografico sarà tutto il sistema Paese, il suo welfare, la sanità, la scuola, in generale, la condizione della società.
L’Italia di invecchianti non sarà capace della ripresa sognata. Come un funambolo il Paese ha cercato, in questi anni di stare in equilibrio, seppur fra mille ostacoli, senza però mai ricorrere a scelte autentiche, coriacee di aiuto vero alla maternità, confidando sempre sulla tenuta della famiglia, mentre la si puniva economicamente erodendola pure dal punto di vista culturale e sociale.
Politiche contraddittorie lungi dall’incentivare il lavoro, a tempo indeterminato, delle giovani generazioni. Nonostante gli ultimi aiuti erogati dal Governo, come l’assegno di natalità, quale contributo secondo le fasce “Isee”, (bonus bebè) sempre più coppie di giovani rinunciano a formare una loro famiglia per cause molteplici e svariate: precarietà lavorativa, difficoltà economiche, incertezze sul tempo che verrà, aspettative sociali in continua evoluzione.
Ostacoli significativi con il dovere, per chi governa, di intervenire con misure efficaci, non palliativi. Urgono misure che supportino la genitorialità, quali il potenziamento degli asili e degli istituti sociali consentendo, alle donne, di diventare mamme senza rinunciare alle soddisfazioni professionali.
Le culle vuote non sono solo indice di un tramonto demografico, bensì il segnale chiaro che il futuro sarà molto nebuloso se la rotta non verrà invertita. Uno scenario che non può lasciare indifferenti in quanto ci priviamo di cittadini attivi e creativi continuando a proteggere sempre le stesse fasce di lavoratori garantiti, spesso i dipendenti di uno Stato abbastanza pesante e mancante di energia propulsiva.
Sicuramente si è indebolito molto il desiderio dell’apertura alla vita, immenso dono, sottolineato dalla Chiesa. Solo chi confida in progetti superiori sa accoglierla, difenderla, proteggerla aprendosi ad orizzonti nuovi.
Nella consapevolezza che la perdita di anziani, in questi ultimi anni sono stati tantissimi, e di bimbi condanna la società al declino.

Ivana Fornesi