
Papa Francesco ha consegnato berretta e anello ai 21 nuovi cardinali creati nel suo nono concistoro

“Evangelizzatori ed evangelizzati, e non funzionari!”. Questa è l’idea che il Papa ha della dignità cardinalizia e che ha comunicato, con un invito a braccio, dal sagrato di piazza San Pietro, ai 21 nuovi cardinali durante la cerimonia di consegna della berretta, dell’anello e del titolo o della diaconia a ciascuno di essi. Nell’omelia ha ricolto l’invito a “riscoprire con stupore il dono di aver ricevuto il Vangelo nelle nostre lingue. Ripensare con gratitudine al dono di essere stati evangelizzati e di essere stati tratti da popoli che, ciascuno a suo tempo, hanno ricevuto il Kerygma, l’annuncio del mistero di salvezza, e accogliendolo sono stati battezzati nello Spirito Santo e sono entrati a far parte della Chiesa. La Chiesa Madre, che parla in tutte le lingue, che è una ed è cattolica”.
Sulla scorta del brano evangelico della Pentecoste, Francesco ha ricordato che, “prima di essere apostoli, prima di essere sacerdoti, vescovi, cardinali, siamo ‘Parti, Medi, Elamiti’ eccetera eccetera. E questo dovrebbe risvegliare in noi lo stupore e la riconoscenza per aver ricevuto la grazia del Vangelo nei nostri rispettivi popoli di origine”. Ed è proprio lì “nella storia del nostro popolo, direi nella carne del nostro popolo, che lo Spirito Santo ha operato il prodigio della comunicazione del mistero di Gesù Cristo morto e risorto. Ed è arrivato a noi nelle nostre lingue, sulle labbra e nei gesti dei nostri nonni e dei nostri genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, dei religiosi… Ognuno di noi può ricordare voci e volti concreti”. “La fede viene trasmessa in dialetto, dalle mamme e dalle nonne: non dimenticatevi questo”, ha ribadito il Papa, secondo il quale “siamo evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede”. La Pentecoste – come il Battesimo di ciascuno di noi – “è un atto creativo che Dio rinnova continuamente”. “Anche l’atto che stiamo compiendo qui adesso, ha senso se lo viviamo in questa prospettiva di fede… voi neocardinali siete venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa”.
L’immagine scelta dal Papa è quella dell’orchestra: “il Collegio Cardinalizio è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa”. “Dico anche la ‘sinodalità, non solo perché siamo alla vigilia della prima Assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa”, ha precisato Francesco: “Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme”. “La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune”, la raccomandazione del Papa, così come “ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia… e il direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia”.
M.M.N. – Agensir
Sono 142 i cardinali creati dal Papa nel suo pontificato

Dopo il concistoro di sabato, sono saliti a 142 i cardinali creati da Francesco, di cui 99 elettori. In totale, sui 242 di cui è composto attualmente il Collegio Cardinalizio, i cardinali che attualmente potrebbero partecipare all’elezione di un nuovo papa sono 137 (29 quelli creati da Benedetto XV, 9 da Giovanni Paolo II). Poco incline a farsi condizionare dalle logiche delle cosiddette ‘diocesi cardinalizie’, Francesco ha privilegiato, come sempre, nomine ad personam e le sedi periferiche, ritenendo con ciò di sotolineare l’universalità della Chiesa. Un caso del tutto particolare è rappresentato da padre Luis Pascual Dri, 96 anni, frate cappuccino confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei di Buenos Aires, che non è vescovo. Otto dei nuovi porporati provengono dall’Europa; tre ciascuno da Africa, Asia e America latina, uno solo dall’America del Nord. Se si considera il patriarca di Gerusalemme mons. Pizzaballa in quota asiatica, c’è solo un italiano (14° elettore del nostro Paese). Dopo questo concistoro, l’Europa sarà rappresentata da cinquantadue elettori, l’Asia e l’America latina da ventiquattro ciascuna, l’Africa da diciannove, l’America del Nord da quindici e l’Oceania da tre. Per la prima volta saranno presenti il Sud Sudan (Juba), la Tanzania (Tabora), la Malesia (Penang), Lodz (Polonia) e il patriarcato di Gerusalemme dei Latini. Conserva la porpora l’arcivescovo di Bogotà in Colombia e tornano ad averla quelli di Cordoba in Argentina, Cape Town in Sud Africa e il vescovo di Hong Kong. Avranno (per la prima volta) due cardinali i frati minori conventuali, salgono a 6 i gesuiti, aggiungono un cardinale i salesiani (5 in totale). Dopo oltre centovent’anni, torna nel collegio un agostiniano. Ha un nuovo cardinale Madrid, già rappresentata dall’arcivescovo emerito, che ha meno di 80 anni.