La Toscana decide di fermare gli accorpamenti delle scuole

Dimensionamento scolastico: la Regione si mette di traverso ai tagli decisi dal Ministro dell’Istruzione e blocca le fusioni tra istituti

Nessun accorpamento delle istituzioni scolastiche in Toscana fino a tutto l’anno scolastico 2024-2025. A deciderlo è stata la Giunta regionale con una delibera dello scorso 11 settembre. Con questo provvedimento Firenze si oppone a quanto previsto dalla Legge di Bilancio dello scorso anno, che prevede nuovi parametri numerici per garantire l’autonomia degli istituti scolastici (900 alunni per istituto, con leggeri correttivi per le zone periferiche) a partire dall’anno scolastico 2024-2025. La scelta, giustificata dal ministro Valditara con il calo demografico, dispone il passaggio da 7.519 a 6.885 istituzioni scolastiche. In attesa di un’ulteriore sforbiciata nei due anni scolastici successivi, il risparmio per le casse dello Stato sarebbe di circa 88 milioni di euro, frutto della riduzione di dirigenti scolastici, dirigenti dei servizi generali amministrativi (Dsga) e personale amministrativo. La Toscana avrebbe dovuto contribuire alla riduzione delle istituzioni scolastiche passando da 470 a 455 istituti nel 2024, 452 nel 2025, 446 nel 2026.

Il presidente della Regione, Eugenio Giano, assieme all’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini.
Il presidente della Regione, Eugenio Giano, assieme all’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini.

Ma nelle settimane in cui, parallelamente all’avvio dell’anno scolastico in corso, si prepara l’offerta formativa dell’anno successivo, l’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini, ha formalmente fermato gli accorpamenti, rivendicando peraltro come la Toscana, negli anni scorsi, abbia provveduto a rispettare i parametri nazionali per la quantificazione dei contingenti regionali. Un provvedimento, quello deliberato all’unanimità dalla Giunta guidata da Eugenio Giani, in linea con le precedenti prese di posizione di Regione Toscana, che già a febbraio è ricorsa in Corte Costituzionale contro il provvedimento, rivendicando che il dimensionamento della rete scolastica è competenza regionale e non nazionale. La riduzione eventuale delle istituzioni scolastiche, si è affrettato a puntualizzare il ministro Valditara, non prevede la soppressione di alcun plesso scolastico. Ma è del tutto evidente che istituti più grandi subiranno un notevole aumento della complessità organizzativa: i dirigenti dovranno rapportarsi con un numero crescente di comuni per quanto riguarda edilizia scolastica, mense e trasporti, trascurando la gestione didattica; i docenti rischiano di dovere svolgere il loro lavoro su più plessi, anche molto distanti tra di loro. E, osservando le tabelle ministeriali sul calcolo del numero dei collaboratori scolastici, gli accorpamenti potrebbero avere come conseguenza una riduzione del personale ATA, a parità di plessi e nonostante la maggiore le difficoltà gestionali che inevitabilmente aumenteranno.

Davide Tondani

La Lunigiana tira un sospiro di sollievo. Alla Spezia si procede con i tagli

Le scuole di Albiano Magra
Le scuole di Albiano Magra

In attesa che la Consulta si esprima – l’udienza è fissata per novembre e la Regione si sente forte di una precedente sentenza favorevole della Corte Costituzionale emessa nel 2012 – in Lunigiana si tira un sospiro di sollievo. Sono le zone periferiche e più spopolate a rischiare maggiormente la riduzione delle istituzioni scolastiche. Nel mirino di un eventuale taglio – a meno che la Regione non si concentri sui centri urbani maggiori, costituendo enormi istituti che sfiorerebbero i duemila iscritti – si ritroverebbero, infatti, gli istituti comprensivi o le scuole secondarie di secondo grado con meno di 400 alunni.

La sede pontremolese dell'istituto "Ferrari" in via Martiri
La sede pontremolese dell’istituto “Ferrari” in via Martiri

In Lunigiana, per esempio, è in questa situazione il “Bonomi” di Fosdinovo, rimasto in vita nonostante diversi tentativi di accorpamento nel corso degli ultimi anni, ma per il quale già lo scorso anno si prefigurava una fusione con Fivizzano. Ma la tenuta delle dirigenze è messa a dura prova dal calo demografico in quasi tutti gli altri sette istituti comprensivi lunigianesi: oltre al “Bonomi”, il nuovo istituto “Ghandi” di Albiano (che comprende anche Montedivalli), i due comprensivi di Aulla, il “Cocchi” che raccoglie la media di Barbarasco e i plessi di Licciana e Comano, il “Baracchini” di Villafranca e Bagnone, il “Moratti” di Fivizzano e Casola, il “Ferrari” e il “Tifoni” di Pontremoli (il primo comprendente la scuola media del capoluogo e i plessi di Mulazzo e Filattiera, il secondo che raccoglie la primaria pontremolese e i plessi di Zeri), “ridisegnati” senza perdite un anno fa grazie ad un lavoro concertato tra Regione, Ufficio scolastico, sindacati ed enti locali.

Per avere una prima idea degli effetti degli accorpamenti basta spostarsi nella vicina Liguria, dove la Regione ha eseguito i compiti assegnati dal Ministero ed ha già individuato le 15 dirigenze da cancellare; tre di queste sono nello spezzino, dove il Consiglio provinciale ha deliberato la nuova geografia scolastica del comprensorio: Vezzano Ligure è stato accorpato a Santo Stefano, formando un istituto da 14 plessi; Bolano, Follo e Calice al Cornoviglio formeranno un solo istituto da 12 plessi; mentre nella Val di Vara nascerà un unico comprensivo che unirà sotto un’unica dirigenza 22 plessi, i cui estremi, Varese Ligure e Beverino, distano tra di loro 35 km: un istituto a servizio di comunità legate solo, in questo caso, dall’essere aree interne su cui calare la scure dei risparmi. (d.t.)