
A Gabbiana la festa dell’Addolorata nell’oratorio della famiglia Sbarra

Anche quest’anno, domenica 17 settembre, la famiglia Sbarra, nel solco di una secolare tradizione, ha aperto l’oratorio di proprietà dedicato alla Madonna Addolorata per permettere al paese di Gabbiana di riunirsi per venerare colei che, con il suo ‘sì’, ci ha donato Gesù. Le prime notizie documentate sull’edificio risalgono al 1879, quando la Curia vescovile dette parere favorevole al capostipite Emilio per erigere il suddetto oratorio giudicato da subito, per la grandezza, idoneo per le funzioni specifiche di una parrocchia. Infatti, dopo il terremoto del 1929, assunse, con la distruzione della chiesa principale, il ruolo di parrocchiale del paese. L’interno si presenta con un’unica navata, con cupolina emisferica. Il pavimento è in mattoni quadrati, disposti in diagonale. La facciata è scandita da quattro lesene e, sopra il portone, si apre un rosone. La copertura è a capanna su struttura lignea e manto originario in pietra. Finestre ad arco e, sulla sommità del lato destro, un grazioso campanile a vela.

Nel giorno della festa, l’intera famiglia Sbarra si è unita ai pochi abitanti della frazione per partecipare alla Santa Messa delle 11, celebrata dal parroco don Andrea Nizzoli, e pregare per i congiunti scomparsi, unendosi ai canti del piccolo, ma valente coro. Don Andrea si è soffermato sulla Parola proclamata, sottolineando il valore del perdono cristiano, le cui caratteristiche sono quelle di essere donato a tutti indistintamente. Se perdoniamo solo a coloro che riteniamo meritevoli di questo gesto, non siamo sulla scia del vero perdono. Perdonare “fino a settanta volte sette” non è impossibile per chi sa di essere, a sua volta, perdonato”. “Siamo davanti alla bella statua dell’Addolorata, ha proseguito don Andrea, di fronte al dolore inesprimibile di una mamma che perde un figlio. Maria, sotto la Croce, ha avuto la sua parte di martirio, ma in quel senso di impotenza, Gesù spalanca un orizzonte nuovo donando a sua Madre la vocazione di divenire Madre dell’umanità. Una mamma ama e basta, mettendo in atto una relazione speciale non guidata dalla logica del mondo. Ma se Maria è nostra madre dobbiamo farle spazio nelle nostre case, nel nostro cuore, certi che, nell’ora suprema della morte, dirà a ciascun figlio fedele: “Ci sono io, con te…”. Al termine del sacro rito, la famiglia Sbarra, con larga generosità e festosa accoglienza, ha offerto un ricco, apprezzato pranzo ad un bel gruppo di amici. I.F.