Simon Pietro, che seguì il Maestro per diventare pescatore di uomini

La devozione a San Pietro e alcune delle chiese, esistenti in diocesi o scomparse, a lui dedicate o che contengono immagini del Santo

La statua in marmo raffigurante San Pietro nella Pieve di Montedivalli

Il 29 giugno la Chiesa universale celebra la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Il primo, indubbiamente, è entrato maggiormente nella pietà popolare ed a lui anche nella nostra diocesi sono state dedicate chiese e numerosi sono i rimandi iconografici. Il Martirologio Romano così lo ricorda: “Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. […]come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale”.
Simone era un umile pescatore della Galilea, nato alcuni anni dopo Gesù a Betsaida (Israele-Siria). Mentre si trovava sulla sua barca venne avvicinato da Gesù che gli dice di seguirlo perché farà di lui un “pescatore di uomini”. Simone segue il Maestro diventando suo apostolo. Il pescatore si dimostrò fragile quando la sera dell’arresto di Gesù rinnegò per tre volte di conoscere il Maestro (come aveva predetto il Figlio di Dio), prima del canto di un gallo. Simone in quell’occasione, pentito, scoppiò in lacrime.
L’apostolo ha tante debolezze umane che, però, gli vengono perdonate. Gesù, infatti, nel cambiare il nome di Simone in Pietro e gli disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Dopo l’ascensione di Gesù al Cielo, Pietro si mise alla guida degli apostoli e divenne il primo papa della storia.
Possedeva solo una tonaca, si cibava di pane e verdure, era povero, non istruito, ma viaggiò per convertire più persone possibili, battezzando e compiendo miracoli. A Roma venne imprigionato da Nerone che perseguitava i cristiani e, nel 67, ucciso, secondo la tradizione, nello stesso giorno di San Paolo.

Ricostruzione grafica della pieve di San Pietro in piazza Aranci a Massa (Studio ARX)

Merita partire nell’escursus di alcuni luoghi legati all’apostolo nella nostra terra da una chiesa che non esiste più da oltre due secoli, la chiesa collegiata di San Pietro a Massa.
Demolita nel 1807 per decreto di Felice ed Elisa Bonaparte Baciocchi, si trovava in piazza Aranci. Ad essa era legato l’oratorio di S. Sebastiano, distrutto dai bombardamenti alleati del febbraio 1945. Dalla documentazione d’archivio è noto che la chiesa, già esistente in età medievale come pieve, subì importanti interventi nel corso del ‘500, crollò nel 1671, venne ricostruita sullo stesso luogo tra 1697 e 1701. I lavori di riqualificazione della piazza degli Aranci, tra 2011 e 2012, hanno permesso di riportarne alla luce i resti. L’attuale Cattedrale assunse il titolo di San Pietro insieme a San Francesco.
L’autostrada della Cisa, invece, ha avuto come vittima le vestigia della chiesa di San Pietro de Pisciula, nel comune di Mulazzo. Si trattava di una chiesa di modeste dimensioni, ma tali erano le chiese più antiche e questa lo era davvero. Il brano di muratura scampato alla demolizione, con la caratteristica disposizione delle pietre a lisca di pesce, rimanda ad una tecnica costruttiva molto antica, probabilmente databile di secoli VI-VII. Il toponimo “Pisciula” potrebbe essere legato all’esistenza nelle vicinanze di una ricca sorgente d’acqua.
Ospita invece oggi una piccola comunità di monache passioniste la Pieve di San Pietro in Offiano, nel comune di Casola. Essa si trova in una cornice suggestiva, in una pianura circondata dall’Appennino tosco-emiliano e dalle Alpi Apuane. Oggi la pieve ha perso la sua originale struttura romanica e si presenta come un’opera barocca, a causa della ristrutturazione subita verso la metà del XVIII secolo. Sulla facciata con portale settecentesco in pietra, si trova murato il frammento di una figura di un pellegrino, simbolo della frequentazione della pieve al confine tra la Lunigiana e la Garfagnana.

La pieve di Sant'Andrea a Montedivalli
La pieve di Sant’Andrea a Montedivalli

Merita cenno una statua di San Pietro, oltre ad altre due raffiguranti la Pietà ed una Madonna col Bambino, a lungo oggetto di contesa e che alla fine hanno trovato degna collocazione nella Pieve di Sant’Andrea di Castello a Montedivalli. Nel 1992, nonostante il parere favorevole della Soprintendenza di Pisa e della Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, la popolazione non volle che le tre opere fossero concesse in prestito alla mostra sarzanese Niveo de marmore, temendo che l’allontanamento da Montedivalli potesse trasformarsi, chiusa la mostra, da provvisorio in definitivo. Alcuni anni dopo, le tre sculture, facilmente asportabili, vennero selezionate per il nascente Museo Diocesano di Massa, ma la contrarietà degli abitanti fu netta, tanto che il sindaco di Podenzana, con un’ordinanza motivata da ragioni di ordine pubblico, ne dispose il ricovero nel caveau di una banca.
Si giunse poi ad una sorta di armistizio, con la loro esposizione delle tre sculture presso la chiesa parrocchiale di San Rocco, dalla quale esse sono poi state traslate, come si è detto, nella sottostante Pieve di Sant’Andrea. Le tre statue marmoree sarebbero trecentesche e proverrebbero da un monumento funebre smembrato.
Questo sepolcro era posto, con tutta probabilità, nel coro della chiesa dei Francescani di Sarzana ed era stato eretto, come attesta un cronista del secolo XV, in onore di una marchesa appartenente per nascita o per matrimonio alla dinastia dei Malaspina. Lo stesso scultore, alcuni anni dopo, realizzò il monumento funebre di Galeotto Malaspina, ancor oggi sito nella chiesa di San Remigio a Fosdinovo.

Don Fabio Arduino