Quel terribile autunno arrivato improvviso nell’agosto 1944

Presentato a Fosdinovo il libro di Agnese Pini

(Foto: Ass.ne Archivi della Resistenza)

Un pomeriggio ricco di emozioni quello di venerdì 2 giugno al Museo Audiovisivo della Resistenza: un centinaio di persone hanno affollato gli spazi verdi antistanti la struttura museale alle Prade di Fosdinovo per la presentazione del libro “Un autunno d’agosto” di Agnese Pini.
L’evento, promosso dalla direzione del Museo, è stato organizzato per il 23° anniversario dell’inaugurazione della struttura multimediale che propone un percorso negli anni della dittatura fascista e della Resistenza attraverso le testimonianze dei protagonisti del tempo. Quel terribile “autunno” arrivato improvviso con le tinte scure delle divise nazi-fasciste è stata la stagione delle stragi.

Agnese Pini al Museo di Fosdinovo (Foto: Ass.nel Archivi della Resistenza)

Il libro della direttrice del Quotidiano Nazionale, nata a Carrara dove vivono ancora i familiari, racconta le vicende della strage del 19 agosto 1944 a Valla di San Terenzo Monti, lungo la valle fivizzanese del Bardine. Tra le 159 donne, bambini e anziani caduti sotto il fuoco delle mitragliatrici delle SS c’era anche la bisnonna, mentre la nonna si salvò quasi per caso.
A dialogare con lei al Museo di Fosdinovo era Roberto Oligeri, delegato alla Memoria del Comune di Fivizzano, nato dal secondo matrimonio del padre Mario. La prima moglie, infatti, era stata uccisa nella strage con i cinque figli!

(Foto: Ass.ne Archivi della Resistenza)

L’alternarsi di Agnese e Roberto è stato chiaro e commovente e ha permesso a tutti i presenti di capire al meglio le situazioni e i sentimenti. Gli antefatti delle stragi, la strategia nazista della “guerra ai civili”, il ruolo dei partigiani, il sacrificio di tanti, la ferocia di altri.
Ma anche il riflettere sul futuro, immediato e prossimo allo stesso tempo. Perché, come è stato sottolineato, il libro è anche un invito a meditare sui nostri atteggiamenti quotidiani in relazione al passato. Banalizzare la Storia è il primo passo per perdere la Memoria: quanto è accaduto a San Terenzo Monti, a Sant’Anna di Stazzema, a Vinca fino a Marzabotto, così come in precedenza alle Fosse Ardeatine è chiaro e fissato da decenni di studi storici.
Tentare di riscrivere quella storia, travisando o sminuendo i fatti, trasformando in macchiette innocue i disumani protagonisti di quelle azioni è il primo passo verso una perdita di coscienza collettiva preliminare a nuovo, tragico, terrore. (p. biss.)