Nove monete d’argento: ritrovare il bene dell’amore e dell’amicizia

Il nuovo romanzo di Alessandra Magnavacca

Due anime vivono il loro itinerario di esperienze e relazioni parallele ma con l’anomalia geometrica che qui si incontrano e si realizzano; Ale Magnavacca ha costruito una nuova narrazione, un trascinante romanzo intimista Nove monete d’argento. (Edizioni Divinafollia, Caravaggio, 2023). È un ritrovare il bene dell’amore e dell’amicizia.
In 38 brevi capitoli si alternano due narratori, Lisa e Alex, ma a loro volta sono strutturati sul sistema del doppio perché dialogano con l’esterno da sé e nello stesso tempo con la propria coscienza, una specie di grillo parlante che giudica ed evidenzia dissonanze anche profonde tra il dire e l’apparire agli altri; alla loro autentica interiorità rimangono sempre fedeli con sicura coerenza.
Al lettore fa da guida a capire la distinzione l’alternanza del carattere tipografico normale con quello corsivo. L’autrice, appassionata di letture fin da piccola, sa come si costruisce un romanzo, a cominciare dal linguaggio mimetico del parlato contemporaneo.
Come già nei precedenti romanzi Nulla è scontato, Il fratello perfetto, Le diverse metà della vita, fa ben funzionare la fabula, ossia l’insieme degli elementi tematici in una successione logica e cronologica sempre controllata. Il rispetto delle tre unità di azione, spazio e tempo, di antica formulazione già aristotelica, porta l’intreccio dentro un circuito ristretto di strade di Londra nella durata di tre anni.
L’unità di azione è data da due percorsi di vita dal tragico pensiero iniziale del “siamo tutti morti” alla resurrezione, due anime capaci di trovarsi in sintonia ma non in modo facile, l’amore “buono” si deve purgare dagli egoismi, dal dominio, dal ricatto, con rispetto dei doveri verso i figli e delle persone. Lisa è rimasta sola per la morte del marito Ian, Alex è in lite con la moglie arida e vendicativa che vuole l’esclusivo affidamento del figlioletto, che però non avrebbe voluto concepire, e si finisce coi giudici e gli avvocati.
Con continui zampilli di immagini e minuziosi dettagli di realtà le due separazioni vengono superate con rinnovata fiducia nell’amore e con l’aiuto prezioso di amici e di un fratello premuroso.
E le “nove monete d’argento” del titolo cosa c’entrano? Come in una bella sinfonia di queste si parla in apertura ed epilogo del romanzo, il lettore capirà, aiutato anche dai versi di Eugenio Montale della poesia “A Liuba che parte”: per la ragazza ebrea è il gatto “arca leggera” che basta al riscatto; per Lisa quelle monete sono simbolo dei pagamenti anticipati richiesti dalla vita prima di dare in cambio la felicità.
Ale Magnavacca, che si cimenta anche con la poesia; apre e chiude in versi con immagini di sfumature accese dell’arcobaleno. È dolore e gioia, lacrime e sorrisi, / la confusione dell’imprevisto / e la bellezza dell’inaspettato. Adesso è vita. Liuba e Lisa, se possiamo compararle, entrambe richiamano per immagini la salvezza dopo il diluvio universale: l’arca e l’arcobaleno.

(M. L. S.)