Per il nostro calcio continua a mancare il salto di qualità

Non è certo rimpinguando la Seconda categoria che si può guardare ad una crescita del movimento. Soprattutto perché continua a calare il numero delle squadre e i livelli più alti sembrano restare irraggiungibili. Se qualcosa non funziona è probabilmente perché mancano gli stimoli giusti e organizzare una squadra apre a prospettive economiche incontrollabili. Solo una svolta del sistema potrà ridare linfa ad una passione che in questo modo sembra destinata a scemare più che lentamente.

Festa dei tifosi e dei calciatori del Mulazzo dopo la vittoria con il Livorno 9
Festa dei tifosi e dei calciatori del Mulazzo dopo la vittoria con il Livorno 9

La nostra opinione sulla stagione appena conclusa l’abbiamo espressa, crediamo in maniera piuttosto chiara, la settimana scorsa, evitando però di entrare nel merito della Terza categoria che, questa volta, ha avuto la ventura di riservarci l’unica bella soddisfazione d’annata, tra l’altro neppure da poco. Riflettendo, però, sulla vicenda, è parso chiaro che, tra le squadre che partecipavano al torneo di Terza, forse la Villafranchese era la formazione meno accreditata per il salto di qualità. I pronostici guardavano in primis alla Gragnolese per quanto fatto nella stagione precedente, quindi al Monti in chiaro odore di riscatto e, infine, a quel Fosdinovo che da troppo tempo sta provando a crescere non fosse altro per ritrovare un palcoscenico un po’ più confacente alla sua storia, Ma, parlando di storia, è evidente che tutte le squadre di Terza hanno un passato importante, ovviamente limitato al nostro contesto e, in questo senso, proprio la Villafranchese è in grado di produrre il palmares più ricco di soddisfazioni, tale quasi da pretendere nel breve un riscatto ed una ricollocazione adeguata. Tutto, invece, da troppo tempo, si è fatto molto difficile, per cui crescere diventa quasi un’impresa e questo diventa il limite oggettivo al quale deve guardare il nostro calcio, sempre più relegato nelle fasce meno rappresentative del settore e incapace di quel salto di qualità che ci riporterebbe a fasti già goduti ma al momento quasi impensabili.

La squadra della Pontremolese 1919
La squadra della Pontremolese 1919

E’ quasi assurdo prendere atto che la Lunigiana possa offrire un’unica squadra in Promozione, che resta un traguardo per la maggior parte delle nostre società addirittura impensabile, e sempre un’unica squadra sia in Prima categoria. Quelli che un tempo erano palcoscenici quasi naturali almeno per le squadre delle località più accreditate, continuano a restare un miraggio. Come dire che o la cosa non ci interessa e quindi ci accontentiamo di fare regolarmente la parte degli sparring partners oppure non siamo in grado di garantire la qualità che ci permetta di potere ambire a qualcosa di più. Lasciamo a voi la scelta. Per noi il problema è di tutt’altra natura e meriterebbe di essere affrontato in contesti di livello diverso dalle Società, ma da qualcuno che, preposto al settore, dovrebbe preoccuparsi che il calcio potesse rimanere un punto di riferimento per la formazione dei nostri ragazzi. In concreto, ipotizzare di creare nuove Società solo per rimpinguare le casse della Lega, solo per il fatto che occorrono risorse per gestire il settore, ci pare decisamente riduttivo. Il problema si deve trasferire in altri ambiti e, come per altri sport, deve proporsi obiettivi di natura sociale che prescindano dalla necessità di fare soldi per l’organizzazione, ma trovi la sua giustificazione nella creazione di qualcosa che si cali nel sociale per dare un contributo allo sviluppo e alla crescita dei nostri ragazzi. Qualcuno dirà che ci sono già i settori giovanili, ma quel qualcuno dovrà anche chiedersi cosa costa alle Società che vi si dedicano poterli organizzare per dare una risposta alla domanda comunque presente anche se in costante calo. Il dramma concreto resta che la maggior parte dei ragazzi che, pagando, vivono l’esperienza del settore giovanile, appena giunti alla maggior età sono praticamente obbligati a smettere anche se hanno qualche qualità, magari non eccellente ma tale da soddisfare le pretese dal calcio di categoria. Il tutto perché, appena si sbarca nel calcio di categoria a governare solo le solite lobby che è inutile citare, ma che tutti conoscono, e che comportano che una squadra in fase di formazione debba avere nella rosa giocatori decisamente datati che garantiscano quella qualità che nessuno però riesce a vedere nei fatti. C

osì, i ragazzi stanno a casa e le squadre sono piene di scarponi che hanno certo alle spalle un passato che però se avesse contato qualcosa di certo non li avrebbe costretti ad esibirsi sul palcoscenico ben miserando di una Seconda o di una Terza categoria, soprattutto ad una certa età. Insomma, a nostro avviso, la scelta dovrebbe essere fatta laddove si deve decidere il futuro del calcio e soprattutto si dovrebbe pensare a regole che mettessero un freno insuperabile a presenze assurde a certi livelli, ma imponesse la presenza di giocatori solo di età ben delimitate, in grado di farsi le ossa nel confronto con i loro coetanei e non subendo le furbizie di chi sul campo ha pensato di crescere restando però comunque solo al piano terra. In sostanza, il calcio, almeno fino ad un certo livello, dovrebbe essere appannaggio dei giovani e se qualcuno ormai maturo vuole ancora esprimersi ha sempre la possibilità di farlo a livello amatoriale senza pretendere soldi per occupare posti che ormai non gli competono più, almeno negli effetti reali. Sappiamo bene che è un discorso difficile e che darà fastidio a molti che avranno solo un pensiero oggettivo, quello di mandarci a quel paese, ma tanto pensiamo da tanto tempo e continuiamo a pensare ancora, sicuri che solo così il calcio che conta potrà salvarsi e portare di nuovo gente sugli spalti, come quando le squadre erano formate da atleti della zona e sostenerli era un piacere incredibile, al di là dei risultati, perché dietro c’erano cuore e passione e non obiettivi, in questa situazione, quasi senza senso, soprattutto per quello che costano. Ma, ne riparleremo!

(Luciano Bertocchi)