Agnello senza macchia sacrificato per la nostra salvezza

È iniziata lunedì a Pontremoli, nella concattedrale di S. Maria Assunta, la “peregrinatio” della reliquia del Preziosissimo Sangue di N. S. Gesù Cristo di Sarzana

“È tradizione degna di fede che la reliquia del Sangue versato da Cristo a redenzione del mondo sia giunta alla città di Luni assieme al Volto Santo di Lucca nell’anno 782. Il Venerdì santo di quell’anno il Vescovo di Luni, Apollinare, e il Vescovo di Lucca, Giovanni, raccolsero sulla spiaggia di Luni un legno che aveva portato in salvo le due reliquie. Secondo tradizione Nicodemo di Arimatea, sul Calvario, aveva riempito un’ampolla col sangue di Cristo ed aveva poi scolpito una croce con l’immagine del Salvatore, per contenere l’ampolla.
Approdate fortunosamente sulla spiaggia di Luni la Croce, definita Sacro Volto, fu portata a Lucca dove è conservata, mentre la Reliquia rimase a Luni. Da Luni fu poi trasferita a Sarzana nel 1204, anno della traslazione della sede episcopale”.

La reliquia del Preziosissimo Sangue di N. S. Gesù Cristo, le cui origini sono ben spiegate nel sito della cattedrale di Sarzana (www.cattedraledisarzana.it/), ha iniziato in concattedrale a Pontremoli la “peregrinatio” – che coinvolge anche Avenza, Lerici, Ponzano superiore e la stessa città di Sarzana, dove è conservata – in preparazione della festa fissata, quest’anno, per domenica 4 e lunedì 5 giugno.

Accolta dal vescovo Mario, dai parroci di Pontremoli e altri sacerdoti, portata dal parroco della concattedrale di Sarzana, mons. Piero Barbieri, alle 17,15 la reliquia ha fatto il suo ingresso in duomo dove è rimasta esposta alla venerazione dei fedeli.
Dopo la recita della Coroncina al Preziosissimo Sangue – una meditazione divisa in sette punti sugli episodi in cui Gesù versa il suo Sangue – ed una breve relazione sulle origini ed il significato della reliquia tenuta da don Pietro Pratolongo, il vescovo Mario ha presieduto la S. Messa concelebrata dai sacerdoti presenti.
Nell’omelia, fra’ Mario ha sottolineato l’importanza dell’opportunità offerta ai fedeli “di poter toccare, quasi con mano, a quale prezzo è stata ottenuta la nostra redenzione”.
È l’apostolo Pietro che ci ricorda che siamo stati liberati dalle nostre fragilità con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza macchia. Andando “alla scena della crocifissione che ci presenta Giovanni, possiamo entrare in modo più profondo in questo mistero”. Nel giorno della Parasceve (quando muore Gesù) venivano sacrificati gli agnelli per la Pasqua e lui, agnello senza macchia, viene sacrificato per la nostra salvezza.
“Tutto è compiuto, dice Gesù, facendo riferimento al compimento del disegno che lui e il Padre avevano a lungo desiderato”. Dal fianco di Gesù, percosso con una lancia, escono sangue ed acqua. Il sangue rappresenta la vita e, con esso, Gesù ha dato tutto se stesso, ci ha donato la sua vita, anche se noi eravamo ancora nel peccato. “Se noi accogliamo questo sangue, da cui siamo aspersi per essere liberati dai nostri peccati, questo ci fa passare alla vita vera… Il sacrificio di Gesù è la sua vita donata per noi”.
Non dobbiamo pensare che Dio sia morto solo per noi che già partecipiamo all’Eucaristia ma per tutta l’umanità. Dobbiamo pensare a questo mondo pieno di violenza, dove torna l’orgoglio dell’uomo, senza dimenticare che l’uomo è stato redento dal sangue di Cristo.
“Da soli non possiamo amare come vuole Dio, non possiamo portare la pace, non possiamo vincere la violenza: abbiamo bisogno del sangue di Cristo”. Il calice della salvezza ricordato nel salmo è proprio “il calice dell’Eucaristia, colmo del sangue di Gesù, che le mani del sacerdote trasformano dalla materia del vino. Come nuove creature, possiamo testimoniare fino a che punto è arrivato l’amore di Dio”.
Andando verso la conclusione, mons. Vaccari ha spiegato di aver chiesto al parroco la distribuzione della Comunione sotto le due specie per poter vivere con più realismo la partecipazione al calice, che è il sangue di Gesù che ci lava dai nostri peccati.
Prima di riaccompagnare la reliquia sulla porta del duomo, don Graziano Galeotti ha espresso parole di ringraziamento nei confronti del vescovo Mario per la sua presenza e mons. Barbieri per l’attenzione dimostrata nei confronti di Pontremoli per aver iniziato da qui il “pellegrinaggio” della reliquia lungo le strade della Lunigiana.

Antonio Ricci