Il Leone XIII a Pontremoli: fu luogo di preghiera, lavoro, studio e formazione

Nacque 130 anni fa, inaugurato il 9 aprile 1893, per formare alla vita creature senza famiglia. Nel 1963 l’edificio affidato alle suore di Sant’Anna sorse e si ampliò col sostegno della generosa carità di tantissimi benefattori

La cappella del “Leone XIII” a Pontremoli: fu completata nel 1933

Mons. David Camilli, vescovo della diocesi di Pontremoli dal 1889 al 1893, operò con ardore e con zelo anche sul piano della pastorale sociale e si prese cura di bambine e ragazze orfane abbandonate e povere; creò l’Orfanotrofio Femminile Leone XIII che viveva della carità del clero e dei laici. Mancava un edificio dove accogliere le ragazze, provvide ospitandole in locali della Misericordia, qui il 9 aprile 1893 inaugurò l’Orfanotrofio con un solenne discorso pronunciato nella chiesa di San Giacomo Apostolo.
Poco dopo fu trasferito alla diocesi di Fiesole e affidò l’attività all’ing. don Paolo Arzeni, che si impegnò a mandar avanti la costruzione della Casa ed ebbe cura delle ragazze affidate alle suore di Sant’Anna. Per riconoscenza del suo zelo il papa lo nominò suo cameriere segreto.

In questa elegante cornice lignea si ricordano gli antichi benefattori dell’orfanotrofio “Leone XIII”

Subito furono avviati lavori per costruire il nuovo edificio di via Tellini; i soldi necessari li fornì la generosità di tantissime persone, particolarmente sostanziosa fu l’offerta di ricchi benefattori ricordati poi in un’epigrafe, molto si impegnarono i parroci coi loro fedeli, le donne che allestirono lotterie per raccogliere fondi. Nel 1898 era pronto un primo nucleo dell’edificio nuovo, vi si trasferirono le prime cinque orfanelle e da allora fu la sede dell’Istituto nel suo corpo centrale; a proprie spese il nuovo vescovo mons. Mistrangelo fece costruire una piccola cappella.
Molto aiuto venne dal vescovo Fiorini e dal sostegno del Corriere Apuano che ha sempre suscitato simpatia e generosità verso l’opera benefica dell’Istituto e lo ha fatto conoscere a vicini e lontani. L’ala a sud dell’edificio, eretto con criteri di semplice modernità, con l’ampio salone a pianterreno e la spaziosa camerata al piano superiore, fu inaugurata dal vescovo Sismondo il 30 agosto 1931, come un dono della Provvidenza furono le offerte. Una grandiosa fiera di beneficenza lanciata nel 1933 rese possibile il completamento della ampia ed elegante cappella per accogliere anche persone esterne.
Nel 1938 fu coperta l’ala nord e adeguato tutto l’Istituto per ospitare una novantina di ragazze e furono accolte come pensionanti anche studentesse delle frazioni non collegate con servizi di trasporto. Alla mancanza di assistenza sanitaria pubblica supplirono gratuitamente i medici condotti, artigiani offrivano altre cure. I doni in natura e in denaro offerti nelle visite pastorali aiutarono molto il bilancio per far funzionare l’Istituto, come pure d’aiuto fu l’apertura di un asilo infantile, la scuola di ricamo e cucito frequentata anche da donne esterne. Nel secondo dopoguerra sono stati eseguiti molti e costosi lavori interni.
Nel 1963 fu fatta una grande festa per i 70 anni dalla creazione dell’Orfanotrofio, e fu messa la prima pietra per erigere una nuova ala chiamata Casa San Giuseppe, destinata a nuove collaterali attività benefiche, essendo diminuite le presenze di fanciulle orfane e delle studentesse che ormai disponevano di collegamento delle frazioni con servizi di trasporto pubblico.
Nella cerimonia di inaugurazione benedetta dal vescovo Fenocchio fu letta la pergamena sigillata nella prima pietra con l’epigrafe che il nuovo edificio sorgeva per “accrescere la gloria di Dio e per potenziare l’attività educativa dell’Istituto Leone XIII”. Si avviava una nuova opera di pensionato, in particolare per donne anziane e sole e per altre esigenze: era questo anche l’augurio e la benedizione venuta dal papa.
In un commento don Marco Mori conclude che l’Istituto, “sorto dal nulla, si regge sul nulla eppure ha fatto tanto e crescente bene: è lo stile della Provvidenza”. Ora ha una diversa destinazione, ospita ancora alcune donne e orfane di antica presenza che stanno per conto loro come Istituto Sant’Anna, ma le suore non ci sono più. Quasi per intero è diventata Casa di riposo – Pensionato e RSA, Fondazione Galli Bonaventuri – onlus.

Maria Luisa Simoncelli