
Una nuova lapide sulla chiesa nello zerasco che ricorda i caduti in guerra e le vittime dei rastrellamenti


Domenica 30 aprile ad Adelano di Zeri è stata inaugurata la nuova lapide che ricorda gli abitanti della vallata morti negli anni della seconda guerra mondiale e nei venti mesi dell’occupazione nazifascista. Si tratta di militari caduti al fronte e civili uccisi durante i terribili rastrellamenti che hanno investito questo territorio; tra loro anche don Eugenio Grigoletti, parroco proprio di Adelano e ucciso dai nazisti sulla porta della canonica il 4 agosto 1944.
Nei decenni passati, sulla facciata della chiesa era stata collocata una prima lapide con l’elenco di quanti avevano perso la vita in quegli anni di ferocia, ma da tempo in molti sentivano l’esigenza di realizzare un nuovo manufatto che fosse anche l’occasione per andare oltre la semplice elencazione dei nomi recuperando così notizie di quelle donne e quegli uomini la cui memoria si stava perdendo.
Il merito di aver completato il progetto va a fra’ Cristiano Venturi, custode dell’Eremo di Santa Maddalena, che non solo ha promosso la realizzazione della nuova lapide in marmo, ma si è anche impegnato a lungo nella ricerca di informazioni utili a scrivere un profilo biografico dei morti e a delineare le circostanze nelle quali persero la vita.
La cerimonia di inaugurazione si è svolta in tarda mattina al termine della celebrazione della S. Messa nella quale sono state ricordate le dodici persone vittime della guerra e della violenza. Un lungo momento di riflessione nel quale il pensiero è andato a quanto sta accadendo ogni giorno nel cuore dell’Europa dove la guerra, la morte e la distruzione sono tornate con l’invasione russa dell’Ucraina.

Non a caso sulla lapide è riportata la frase di papa Pio XII “… nulla è perduto con la Pace, tutto può esserlo con la guerra”. Fare della memoria un “antidoto” per scongiurare il ripetersi dei drammi del passato è l’invito rivolto da fra’ Cristiano durante la S. Messa che, riprendendo le parole di Liliana Segre, ha ricordato che “coltivare la memoria ancora oggi, è un vaccino prezioso contro l’indifferenza”. E con riferimenti alla guerra di ottanta anni fa e a quelle del nostro presente, il celebrante ha sottolineato come “oggi come allora, purtroppo, sono le armi a parlare per conto degli uomini, perpetrando il peccato della Torre di Babele, dove gli uomini, nella loro superbia, nella loro brama di potere e di guadagno, continuano a non comprendersi e a non ascoltare il grido degli innocenti”.
“Ogni conflitto – ha ribadito fra’ Cristiano – vede morire la speranza della meglio gioventù nella furia della battaglia… La brutalità della guerra, spesso coglie l’inerme di sorpresa: lo bracca nella fuga, lo scova in quel tentativo quasi fanciullesco di nascondersi, nello sforzo di salvare la propria e altrui vita… La bestialità della violenza, spesso sorprende le persone nella notte… le strappa all’esistenza, lungo la via o durante quelle mansioni quotidiane, che in tempo di non belligeranza fanno parte del ‘consueto’ della vita di ciascuno”.
E, concludendo, “fare memoria ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizia, egoismo, indifferenza, sopruso, violenza e sofferenza ai danni dei più deboli e indifesi, a ricordare a ciascuno di noi che ognuno ha una coscienza e la può usare, detiene la capacità di discernere e quindi di scegliere e ne può far uso”.
Alla cerimonia, oltre ad un buon numero di fedeli e parenti delle vittime che hanno affollato la chiesa di Adelano, hanno partecipato l’ass.re Gino Baratta in rappresentanza del sindaco, il gruppo Alpini di Zeri, le sezioni Anpi di Zeri e di Pontremoli, l’Arma dei Carabinieri e un gruppo di studenti delle scuole medie “Ferrari” che sta svolgendo un progetto didattico di conoscenza dei fatti di quegli anni.
(Paolo Bissoli)