Papa Francesco: dieci anni spesi  per sostenere una  Chiesa “in uscita”

Il 13 marzo 2013 il card. Jorge Mario Bergoglio diventava Vescovo di Roma

Il saluto ai fedeli in Piazza San Pietro del card. Bergoglio pochi minuti dopo la sua elezione a Papa (Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Lunedì 13 marzo si compiranno i dieci anni di papato per Jorge Mario Bergoglio. Anni caratterizzati da aspri contrasti all’interno della Chiesa cattolica, da forti critiche nei confronti del suo magistero; segnati da crisi che stanno cambiando la società nel profondo. In questi anni così difficili, la figura e la voce di Francesco hanno rappresentato un punto di riferimento che è servito a non far perdere la fiducia nella divina provvidenza.
Giunto alla cattedra di Pietro con il mandato di dare una robusta scossa alla Chiesa, papa Francesco non si è tirato indietro, cercando, con i suoi discorsi, le sue catechesi, i suoi provvedimenti, di dare una risposta alla necessità di fare chiarezza, per far sì che la voce della Chiesa possa accolta dagli uomini di buona volontà perché possano dare il loro contributo nella ricerca di soluzioni eque ai tanti problemi che opprimono il mondo. Anche a seguito delle dichiarazioni espresse da Benedetto XVI al momento della sua rinuncia, Francesco ha capito fin da subito che la Chiesa doveva per prima cosa fare chiarezza e pulizia al suo interno.

Incontro con i migranti nel Centro “Giovanni XXIII (Vatican Media/SIR)

Lo ha fatto con vari provvedimenti che hanno inciso in modo significativo sulle strutture della Curia romana, affidando a laici e laiche ruoli di rilievo negli uffici più importanti; emanando direttive di trasparenza sugli scandali legati agli abusi; dando rilievo all’immagine di una Chiesa “in uscita” verso le “periferie del mondo”. Si poteva fare ancora di più? Il fatto certo è che non gli sono mancate critiche feroci da parte dell’ala conservatrice né rilievi da parte di chi quel “di più” avrebbe voluto.
Pur soffrendo per certe prese di posizione, il Papa ha saputo farsi forza e andare avanti in un’opera di rinnovamento che, immaginiamo, lui stesso sappia di non poter portare a termine di persona: che conta, avrà pensato, è fare la prima mossa. Si è espresso più volte sulla voglia di mondanità che tante volte assale i cristiani in generale e gli uomini di Chiesa in particolare; sui pericoli insiti nel clericalismo, che tende a fare distinzioni di importanza tra le diverse componenti della comunità ecclesiale, fino a contraddire il significato di questi termini.

Roma, 27 marzo 2020: Francesco prega in una piazza San Pietro deserta in uno dei periodi più difficili della pandemia da Covid-19 (Foto Agenzia SIR)

Tema ricorrente del pontificato di Francesco è stato quello che riguarda tutto ciò che è legato al mondo dei migranti e dei rifugiati. Più e più volte è intervenuto sui viaggi della disperazione, sulle difficoltà di accoglienza, sulle tante vittime di naufragi, sullo sfruttamento da parte dei mercanti di esseri umani. Spesso sui luoghi dei disastri o mete ricorrenti degli sbarchi, ma anche con discorsi, in occasione dell’Angelus domenicale o degli incontri con politici o diplomatici. Anche in questi giorni, in occasione della tragedia di Cutro, ha lanciato un invito forte ad accogliere chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà e all’impegno per favorire l’apertura di corridoi umanitari. In questo ultimo anno, poi, il continuo appello alla pace, unica vera soluzione a conflitti come quello derivante dall’invasione dell’Ucraina voluta da Putin.
“Noi adulti – diceva una donna siriana al Papa nel corso di un incontro – possiamo sopportare ancora altro dolore, se questo serve a garantire un futuro di pace ai nostri figli. Chiediamo per loro la possibilità di andare a scuola e crescere in contesti di pace”.
A fronte di certe giuste aspirazioni, ci può essere qualcuno che critica i migranti perché intraprendono traversate i cui esiti potrebbero rivelarsi nefasti? “Siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto”. Così ha parlato Francesco nel corso del suo primo viaggio apostolico a Lampedusa, l’8 luglio 2013. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” sono i verbi che egli pone come pilastri per l’azione della Chiesa e della società civile nei confronti di chi fugge da condizioni di disagio estremo.
Legato al tema dello “scarto”, nei diversi significati che il termine può avere, c’è anche l’impegno di Bergoglio per la difesa dell’ambiente, riassunto nella promulgazione dell’enciclica Laudato si’, dove il pericolo di un disastro ambientale che potrebbe sconvolgere il mondo e le conseguenze già in atto di crisi innescate dagli sconvolgimenti climatici vengono denunciati con fermezza, nel tentativo di favorire un’inversione di rotta negli stili di vita dei singoli e nei piani di sviluppo degli Stati.

Antonio Ricci