
Riconoscimento della Coldiretti per l’impegno con la sua azienda agricola “I Trei fantoti”

è mattina presto, le lancette segnano poco più delle nove, ma Barbara Conti è già in piedi già da un pezzo. Quando la raggiungo al telefono, è già alle prese con mille attività. Si divide, con il prezioso aiuto del marito Andrea, tra l’orto e gli animali: hanno 18 mucche, pecore, galline e maiali. Del resto non poteva che essere così per la “superdonna” premiata dalla Coldiretti. La giovane casara di Zeri ha infatti ottenuto il riconoscimento come il simbolo di quella resilienza al femminile che diventa esempio per le nuove generazioni. Mamma di tre figli, titolare dell’azienda “I Trei fantoti”, in località Bergugliara, nella Valle di Zeri, Barbara è la più giovane tra le allevatrici della pregiata pecora zerasca. Figlia di pastore, Barbara è rimasta a vivere, lavorare e crescere i figli nella sua valle assicurando continuità alla tradizione pastorizia in un territorio difficile quando bello e generoso. “Assolutamente non mi aspettavo questo riconoscimento – confessa con assoluta spontaneità – sono stata avvertita il giorno prima che venisse diffusa la notizia. Ovviamente mi fa molto piacere ma certo ci sono tante altre donne che lo avrebbero meritato come me”.
A sentire la sua storia verrebbe da dire che la passione per la terra sia stata quasi contagiosa. Tutto è partito nel 2012 con la nascita dell’azienda che ha portato avanti un progetto partito dal basso, in grado di coniugare in un equilibrio armonioso l’anima contadina con quella imprenditoriale. A guidare entrambe il profondo legame con il territorio, che nella filosofia di vita e di lavoro non deve essere semplicemente coltivata, ma rispettata e protetta. Da qui l’idea di una filiera agricola che sia corta, non a km 0 ma quasi a metro 0. Eh già, perchè il latte delle proprie mucche viene trasformato nel caseificio aziendale da cui si ricava il formaggio stagionato e semi-stagionato, ricotta, stracchino, yogurt e dessert. “Abbiamo cercato – sottolinea Barbara – anche ad uscire dai tradizionali prodotti caseari del territorio provando a proporre formaggi freschi come lo stracchino o a realizzare dei prodotti dolci”. E a questo proposito grande successo hanno ottenuto i gelati, in particolare quello alla ricotta ma soprattutto quello di castagne “anche in questo caso un prodotto tutto a km 0, visto che anche la farina di castagne è di nostra produzione, dalla raccolta sino alla macinatura”. Un prodotto che ha ottenuto il successo “grazie al passaparola della gente. Dal prossimo primo aprile ripartiamo con la produzione dei gelati speriamo di replicare il successo riscontrato negli anni passati”.
Ma anche se la produzione è principalmente casearea, non mancano anche altri prodotti come salumi, carne, patate, farina di castagne e tanto altro ancora. È evidente che si tratti di un lavoro duro ed impegnativo “come dice mio marito, si lavora 366 giorni l’anno nel senso che c’è sempre qualcosa da fare, spesso anche pensando al giorno successivo. Ma è una vita che ho scelto con gioia e che non cambierei”. Infatti per Barbara “Vivere qui è per me un privilegio. A darci una grandissima spinta sono amici e turisti che apprezzano i nostri prodotti e che trascorrono con noi molti momenti della nostra attività. Dalla primavera in poi la nostra azienda diventa la fattoria di tutti: qui le famiglie vengono per far vivere un’esperienza vera ai figli, per degustare i nostri prodotti con vista sulla vallata o semplicemente mangiarsi un gelato a km zero. Un luogo diventa accessibile se crei le condizioni per renderlo accessibile. Qui passa tantissima gente durante l’anno e non solo per acquistare i nostri formaggi, le nostre ricotte, i nostri salumi o le nostre farine, ma per riconnettersi con la natura, con i boschi e con i pascoli”. Sul progressivo abbandono del territorio zerasco Barbara osserva con rammarico che “purtroppo è un fenomeno che coinvolge tutte le realtà montane. C’è stato un nuovo ritorno da parte di alcuni giovani verso il mondo dell’agricoltura e dei campi, ma certo l’abbandono che si vede nel territorio fa male al cuore. Specie pensando che l’agricoltore è un po’ il ‘giardiniere’ dei monti, prendendosi cura del territorio ed evitando il dilagare della boscaglia”. Sul futuro Barbara sottolinea come abbia creato, con il marito, “i presupposti per continuare a vivere qui e perché un giorno possano farlo anche i nostri figli se avranno voglia di farlo Ma dovrà essere una scelta loro senza alcuna forzatura”. Intanto nell’azienda ci sono già entrati, almeno nel nome visto che “I Trei Fantoti”, significa i tre bambini nel dialetto zerasco.
(Riccardo Sordi)