Nessuno dovrebbe morire perché ebreo o arabo

L’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) ha diffuso una dichiarazione nella quale si esprime “preoccupazione sulla vita politica e sociale delle nostre comunità”. L’auspicio che “il nuovo governo possa portare stabilità” è infatti accompagnato dalla denuncia per “il progressivo deterioramento della situazione sociale e politica generale in Terra Santa”. Ad essere messo sotto accusa è “il contesto politico” nel quale si sta formando il nuovo governo: “Alcune dichiarazioni di membri che fanno parte della coalizione governativa – spiegano i vescovi – sono molto controverse nei confronti della comunità araba o comunque non ebraica e favoriscono coloro che vogliono la divisione. Da qui l’augurio che il governo che andrà ad insediarsi sappia guardare “con equità alle diverse comunità che compongono la società israeliana”.
Gli Ordinari cattolici denunciano anche i recenti tagli ai finanziamenti governativi alle scuole cristiane, “che mettono a repentaglio il futuro di parecchie delle nostre istituzioni educative”. Quanto alla Palestina e ai Territori occupati “la situazione si sta rapidamente deteriorando… Quest’anno abbiamo assistito a un’impennata della violenza, con il più alto numero di vittime palestinesi da oltre vent’anni. La violenza dei coloni negli insediamenti è sempre più in aumento e la superficie abitabile a disposizione della popolazione palestinese continua a ridursi. Stiamo anche assistendo ad attacchi alla popolazione ebraica. La violenza non è mai giustificata e va sempre condannata: nessuno dovrebbe morire perché è ebreo o perché è arabo”.
La mancanza di “un vero processo di pace… fa sì che una profonda sfiducia e forse anche odio, si stiano radicando nel cuore delle due popolazioni, israeliana e palestinese”. Per promuovere il rispetto reciproco e non la divisione o sentimenti di odio, devono essere garantite ai palestinesi “dignità e libertà nella propria terra”, ricercando una soluzione stabile e giusta per i cinque milioni di palestinesi che vivono nei Territori Occupati”.
A rendere meno fosche le tinte di queste analisi contribuiscono alcuni “segni di consolazione”: su tutti il ritorno di “vita e movimento nelle strade e nei vicoli dei Luoghi Santi”, che ridona il sorriso a tante famiglie, non solo cristiane, che ritrovano il proprio lavoro. Questo afflusso di pellegrini, però, è importante anche per la maggiore consapevolezza e attenzione che esso genera nei confronti della Terra Santa.
Papa Francesco, all’Angelus del 27 novembre, esprimeva preoccupazione “per l’aumento della violenza e degli scontri nello Stato di Palestina e in quello di Israele” e auspicava il ritorno al dialogo delle autorità israeliane e palestinesi. “Invitiamo – concludono gli Ordinari cattolici – tutte le nostre comunità a pregare per la pace a Gerusalemme, in Terra Santa e in ogni luogo del mondo dove la violenza, l’odio e la divisione sono fonte di sofferenza”.

D.R. – Agensir