“Quale destino per chi vive in piazza Dodi?”

Interpellanza di “Pontremoli Più” sugli sfratti in vista della “Casa della Comunità”

“Quale sarà il destino delle persone che abitano nei locali sovrastanti il distretto sanitario di piazza Dodi, lungo via Mazzini?” è quello che i quattro consiglieri di minoranza di “Pontremoli Più” (Elisabetta Sordi, Elena Battaglia, Mario Bassi e Matteo Bola) chiedono all’amministrazione comunale presentando un’interpellanza sulla vicenda. Una questione che nasce dal recente annuncio della volontà di realizzare una “Casa della Comunità”, per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria territoriale, proprio nei due piani sovrastanti il distretto sanitario attualmente collocato in piazza Dodi. Piani sovrastanti il Distretto, un tempo sede di scuola elementare, che dagli anni novanta sono stati riconvertiti a sede di edilizia residenziale pubblica, e attualmente ospitano persone con difficoltà, la cui ricollocazione “potrebbe non garantire adeguate caratteristiche di fruibilità e di collegamento alle altre zone della città”. Secondo i consiglieri di minoranza “l’Amministrazione Comunale sta gestendo nel modo peggiore possibile la collocazione della nuova casa della comunità, calpestando i diritti delle persone. Il Sindaco e la maggioranza hanno imposto la soluzione dei piani superiori all’attuale distretto, senza pensare alle conseguenze e, soprattutto, senza pensare al futuro delle persone che vivono lì”. Ma per i consiglieri di “Pontremoli Più” questo “è il frutto di scelte sbagliate a monte. L’inizio della fine è stato lo smantellamento delle scuole elementari, un edificio bellissimo, sottratto alla sua vera funzione, senza un progetto e senza una visione di lungo periodo. Una volta che lì sono state messe a vivere delle persone non si può giocare con la loro vita e la loro dignità. Il sindaco dia risposte immediatamente. C’erano anche altre possibilità. È stata fatta una scelta, chi l’ha fatta si deve assumere la responsabilità di tutte le conseguenze”. Per questo dalla minoranza si chiede ora di sapere “a che punto siano le procedure per la liberazione dei locali; quante siano le persone destinatarie di sfratto per lasciare spazio alla collocazione della casa della comunità; se siano state valutate alternative che non comportassero la necessità di sfrattare persone in difficoltà; quali soluzioni alternative siano state fornite alle persone sfrattate e se rispondano a criteri qualitativamente adeguati rispetto alla precedente collocazione; se l’assessore al sociale stia seguendo questa situazione con adeguata priorità”. (r.s.)