Oltre la tradizione per celebrare “Maria donna dei nostri giorni”

La duecentesca statua lignea della Madonna del Popolo esposta senza la veste giovedì 28 luglio

La statua della Madonna del Popolo è tornata nella sua nicchia, dove rimarrà fino al 2037, salvo scelte pastorali diverse o un restauro che appare quanto mai necessario. Un bilancio delle celebrazioni del quattrocentesimo anniversario del voto, che il nostro settimanale ha sostenuto e divulgato ampiamente nelle sue pagine, non può che partire dall’opportunità di un aggiornamento della festa, che avrebbe potuto verificarsi innestando sugli elementi della tradizione e della devozione rinnovate modalità di annuncio e di trasmissione della fede che una tale ricorrenza implica. Dopo il lungo prologo di conferenze ed eventi storico-culturali, due sono state le novità positive: l’interessante pellegrinaggio mariano in diocesi (nonostante gli orari fissati fino a tarda notte) e l’esposizione della statua lignea priva dei seicenteschi abiti lauretani: un tabù finalmente abbattuto anche se solo per due ore. Il “si è sempre fatto così”, tuttavia, è stato prevalente.
Il resto delle celebrazioni ha seguito la consuetudine: la discesa della statua (e non della Madonna, come indicato in un incauto comunicato del Comune) dalla nicchia al termine di una lunga liturgia di Pentecoste, contornata e riempita di eventi e significati – al punto quasi da mettere in secondo piano il più atteso tra questi – la novena, il pontificale cardinalizio e la processione. Non sono mancate monete e stampe commemorative, il rinnovo perpetuo del voto da parte del Consiglio comunale (curiosamente per la seconda volta in 25 anni), ma non si è pensato ad alcun momento liturgico o spirituale per bambini e giovani, del tutto assenti alle celebrazioni, o a catechesi per operatori dei diversi ambiti della vita civile.
Del resto, sarebbe stato difficile osare qualcosa di nuovo quando la pianificazione di un anniversario così significativo e complesso, sebbene da molti sollecitata con largo anticipo, è cominciata solo un anno prima, tra palpabili tensioni che hanno continuato a manifestarsi a celebrazioni in corso. E non ha giovato la scelta di istituire un comitato organizzativo composto da soli sacerdoti, con la totale esclusione delle tante forme di laicato organizzato presenti a Pontremoli e negli altri territori interessati alla ricorrenza: una scelta che stride con il cammino sinodale che la Chiesa ha intrapreso e pure con la ricca presenza laicale nel comitato dei festeggiamenti del lontano 1987.
Insomma, si poteva fare di più per trasmettere l’idea che la Madonna del Popolo non è solo il simbolo immutabile della tradizione, dell’identità e del fastoso passato ecclesiale e civile pontremolese, ma è icona di una fede che, in un mondo che cambia, la Chiesa vuole continuare ad annunciare e accrescere. Perché, come ebbe a dire don Tonino Bello, Maria è “donna dei nostri giorni. Immersa nella cronaca paesana. Con gli abiti del nostro tempo. Che non mette soggezione a nessuno. Che si guadagna il pane come le altre. Che parcheggia la macchina accanto alla nostra.Sempre pronta a darci una mano. A contagiarci della sua speranza. A farci sentire, con la sua struggente purezza, il bisogno di Dio. E a spartire con noi momenti di festa e di lacrime”.  (d.t.)

Ricollocata nella nicchia la statua della Madonna

La statua viene ricollocata sull’altare del Duomo prima di essere poi riposizionata nella nicchia

Con il canto dei Vespri presieduti dal vescovo Mario, la sera dal 15 agosto, si sono concluse – con buona partecipazione dei fedeli -, nel duomo di Pontremoli, le celebrazioni in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza del IV centenario del Voto alla Madonna del Popolo. All’indomani della visita compiuta dalla venerata statua nei vicariati di Massa e di Carrara, l’effige mariana è stata ricollocata nella nicchia retrostante l’altar maggiore, da dove, da secoli, continua ad indicare ai devoti la strada della salvezza: suo Figlio unigenito, Gesù Cristo. Come al termine della Veglia di Pentecoste, il 4 giugno, sono stati alcuni sacerdoti, coadiuvati da due confratelli della Compagnia del S. Sacramento di S. Geminiano, a sorreggere la statua nel percorso inverso rispetto a quello intrapreso due mesi prima.
Tante le emozioni che si sono succedute nel corso di questi mesi – tutte raggruppate in quella, forte, provata al momento della ricollocazione della statua nella nicchia – raccolte ed espresse dal Vescovo Mario nel corso della breve, ma intensa, omelia. Fra’ Mario, infatti, ha aperto il suo cuore ai presenti, sottolineando il fatto che i momenti più significativi della sua vita sacerdotale sono spesso coincisi con celebrazioni mariane. Fino all’ingresso in diocesi, avvenuto il 22 maggio, mese mariano per eccellenza, e alla sua prima visita ufficiale a Pontremoli, coincisa, appunto con l’inizio dei festeggiamenti in onore della Madonna del Popolo, cui hanno fatto seguito i due mesi ricchi di celebrazioni legate a quell’evento. Di tutto questo ha ringraziato Maria SS.ma, auspicando che la sua protezione possa continuare ad estendersi su tutto il territorio che la invoca con quel titolo.
Mons. Vaccari ha poi invitato a non limitarsi a guardare ad una tradizione indubbiamente meritevole di rispetto, ma a guardare avanti, per trovare nei fatti che accadono oggi il bisogno di protezione mariana e, soprattutto, guardare al futuro per far sì che le nuove generazioni, con le sensibilità che le contraddistinguono, possano continuare a mantenere viva la devozione a Maria e, per suo tramite, l’adesione al messaggio del suo Figlio Gesù Cristo. (a.r.)

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