La “Merica” dei fratelli Piagneri di Toplecca: Giovanni sposa l’anarchismo, Aldino muore in miniera

California 1922. Cento anni fa il disastro nel pozzo della “Argonaut”: 47 morti, la metà erano italiani

In questa foto inviata a Toplecca intorno al 1912, Giovanni Piagneri è in piedi sulla destra. Ritratto con altri tre minatori e il quadro dei “martiri del libero pensiero”

La ricerca nella storia dei paesi della Lunigiana non di rado svela vicende spesso dimenticate che meritano invece di essere riportate alla luce. Per conoscere vicende di un passato che appartiene alla nostra storia recente, ma anche come tributo alla memoria di quanti, spesso loro malgrado, ne sono stati protagonisti e, non ultimo, a titolo di esempio per tanti accadimenti simili che hanno coinvolto persone e comunità del nostro territorio. Toplecca ha, di recente, fatto riemergere la storia dei fratelli Giovanni e Aldino Piagneri, classe 1892 il primo, di tre anni più giovane il secondo, due dei figli di Vincenzo e Colomba Lisoni.
I registri di Ellis Island testimoniano che Giovanni sbarca a New York una prima volta il il 15 ottobre 1910: ha 18 anni, si dichiara contadino ed è diretto a Jerome dove già lavora un amico: Luigi Zani. La cittadina è nel centro dell’Arizona, “occupata” dalle compagnie minerarie che sfruttano giacimenti d’oro e di rame attirando migliaia di emigranti, in grande percentuale italiani. Un ambiente di lavoratori dove si discute, ci si confronta sulla propria condizione sociale ed economica, e dove si diffondono ideologie. Anche Giovanni partecipa: un paio di anni dopo in Valdantena arriva infatti una foto che testimonia come il giovane abbia condiviso le idee anarchiche e manifesti in questo modo la sua ribellione ad un sistema che sfrutta gli uomini e le risorse natuali per il profitto.
La foto, infatti, lo ritrarre con tre compagni minatori mentre sorregge un quadro che inneggia a Giordano Bruno e a Guardia Ferrer, come sottolinea la scritta “onore ai martiri del libero pensiero”. Una adesione ideologica che valse a Giovanni il controllo di polizia fascista: risulta infatti schedato come “anarchico” nel casellario politico fino all’inizio degli anni Trenta. La vita dei minatori, rese ancora più dure dalle condizioni di lavoro, doveva essere al centro dei dibattiti spontanei che si accendevano ogni giorno tra quanti scendevano nei pozzi.
Il pericolo era tale che l’incertezza di poter risalire vivi accompagnava gli uomini in ogni istante: la sorte o il fato ai quali tanti si affidavano ben poco avevano a che fare con il destino di quanti avrebbero voluto confidare in misure di sicurezza adeguate. A farne le spese fu proprio il fratello, rimasto ucciso in quello che ancora oggi è il peggior disastro in una miniera della California. Aldino era arrivato negli Stati Uniti il 31 dicembre 1920, intenzionato a raggiungere Giovanni a Jerome.
Non sappiamo se si siano effettivamente incontrati, né quando Aldino si trasferì in un’altra città mineraria californiana, Jackson, nella contea di Amador, là nella zona della “mother lode”, la “vena madre”, dove la corsa all’oro era iniziata mezzo secolo prima.
La miniera “Argonaut” era stata aperta dopo la scoperta della vena aurifera nel 1850 e funzionò fino al 1942, “regalando” 25 milioni di dollari in oro. Il nome di Aldino Piagneri è tra quelli dei 47 minatori intrappolati a 1.420 metri di profondità e uccisi dal gas provocato da un incendio divampato il 27 agosto 1922, il quarto in poche settimane. L’acqua gettata nel pozzo non servì ad evitare la tragedia: le fiamme durarono per oltre due giorni e quando, dopo settimane, le squadre di soccorso raggiunsero i compagni li trovarono morti da tempo. Una lapide collocata nel 1977 nel cimitero dove riposano i loro resti testimonia che con Aldino quel giorno di cento anni fa morirono altri due nostri conterranei: Domenico Bolleri, partito da Zeri nel 1904 e Pietro Cavalieri, anche lui emigrato dalla Valdantena.
Furono centinaia, infatti, gli uomini che tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento si imbarcarono sui bastimenti nel porto di Genova. Molti di loro furono minatori negli stati a ridosso delle Montagne Rocciose, ricche di oro, rame e carbone. Tra questi anche un terzo dei fratelli Piagneri, Sante, calzolaio, nato a Toplecca nel 1897, emigra negli Stati Uniti e sbarca a New York alla fine dell’ottobre 1923: il fratello Aldino è morto in miniera da poco più di un anno, ma alla ricerca di lavoro lontano dall’Italia non ci sono molte alternative, anche a costo della vita. Così, in un misto di rassegnazione e desiderio di trovare migliori condizioni di vita, anche Sante segue la rotta di Giovanni e Aldino. Sarà più fortunato di quest’ultimo: di lui sappiamo, infatti, che nell’ottobre 1935 sposa Armida Pasquali, 24 anni: la cerimonia si celebra a San Francisco dove entrambi vivono e dove restano per tutta la vita. Sono tra i tanti che non sono tornati: Sante sarebbe morto nel dicembre 1982, Armida nel 1999: riposano nel cimitero della Santa Croce di Colma, area metropolitana della città del Golden Gate.

Paolo Bissoli