
Solenne veglia diocesana di Pentecoste. La prima omelia del vescovo Mario in concattedrale a Pontremoli

Nella sua prima omelia pronunciata nella concattedrale di Pontremoli, mons. Mario Vaccari ha voluto “ripercorre le varie tappe di questa lunga veglia per aiutare il nostro debole cuore ad aprirsi, per quanto ci è possibile, al dono dello Spirito Santo”, rimarcando che “abbiamo tutti un grande bisogno dello Spirito, abbiamo sete di un’acqua viva che ci ristori e rinnovi le nostre povere vite”. La disponibilità all’azione dello Spirito Santo trasforma le persone e le comunità: egli “realizza l’unità tra diversi, è Spirito di armonia in noi e tra noi”. “Infine abbiamo pregato Maria, la Madre di Dio e Madre nostra, direttamente coinvolta nell’Opera dello Spirito Santo”, dal concepimento di Gesù, alla sua morte in croce e nell’attesa della discesa dello Spirito nel Cenacolo con gli apostoli.

“Nel Duomo, ha continuato il vescovo, abbiamo ascoltato importanti brani del Primo e Secondo testamento”. Il racconto della torre di Babele parla dei sogni di onnipotenza e di autonomia sempre presenti nel cuore degli uomini: i recenti fatti di guerra tra popoli, la crisi climatica, le grandi disuguagliane economiche “ci parlano di tutto questo”. Perciò dobbiamo pregare perché la Chiesa possa “manifestarsi al mondo come sacramento di unità e di comunione perché su tutti i popoli regni il Signore”. Poi il profeta Ezechiele, “chiamato a pronunciare di nuovo la Parola creatrice di Dio su uomini ridotti come ossa inaridite” e la nostra risposta con il ‘Miserere’: Crea in me o Dio un cuore puro… rendimi la gioia della tua salvezza. La profezia di Gioele, che “ci ha confermato nella speranza che il Signore effonderà il suo Spirito su ogni uomo, senza distinzioni di sesso, di età, di ceto sociale”.

“Nell’epistola ai Romani abbiamo accolto nei nostri profondi gemiti di dolore, il dolore di tutta l’umanità sfinita e afflitta. Ma l’immagine della donna partoriente nelle doglie del parto ma che poi tutto dimentica quando viene alla luce il figlio atteso ci ha ridonato speranza”. Infine il Vangelo, che “ci ha confermati che la nostra sete, i nostri desideri, le nostre aspirazioni più profonde troveranno in Gesù il compimento: Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me, dal mio grembo sgorgheranno fiumi di acqua via”.

Facendo poi riferimento al prosieguo della celebrazione, mons. Vaccari ha ricordato che, nell’invocare la discesa dello Spirito, dobbiamo ricordarci “che la nostra unità come popolo di Dio (sempre da realizzare) potrà divenire simbolo e strumento di unità di tutto il genere umano”. È, questa, una grande responsabilità “perché per questo scopo e missione ci viene donato lo Spirito santo di Dio”.
“Lo Spirito Santo, ha aggiunto abbandonando il testo scritto, ci fa guardare più che al passato al futuro, ci aiuta ad avvicinare il futuro e a guardare alle promesse del Signore. Certo, facendo memoria del passato ma protesi verso un futuro che deve ancora arrivare e che dobbiamo attendere con forza”. “Al termine della celebrazione, ha quindi concluso il vescovo Mario, saremo invitati ad accogliere nostra Madre Maria e come l’apostolo che Gesù amava la vogliamo prendere con noi come persona tra le più care. Come recita il vangelo di Giovanni: E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”.