Dal Medio Evo all’età moderna: l’Europa  e il Nuovo Mondo

Un convegno a Pontremoli organizzato dall’associazione “Vasco Bianchi”. Le relazioni dei geografi Leonardo Rombai e Riccardo Canesi. La figura del navigatore Alessandro Malaspina e la sua spedizione attorno al mondo tra il 1789 e il 1794

La scoperta dell’America produsse una vera discontinuità di epoca: da Medio Evo all’età moderna. Di questo e altro si è parlato sabato, 28 maggio, nel convegno organzzato dall’Associazione Culturale Pontremolese “Vasco Bianchi” e dal Liceo “Malaspina”, che si è svolto in due sessioni: la prima mattutina negli spazi del teatro “Cabrini” con la partecipazione degli studenti della VA; la seconda pomeridiana. nelle Stanze del Teatro della Rosa. Le relazioni dei due geografi hanno raccolto in sintesi i tanti aspetti dell’incontro e scontro tra Europa e il Nuovo Mondo. Relatori in entrambe le sessioni il prof. Leonardo Rombai e il prof. Riccardo Canesi. Il primo ha spiegato gli stimoli a trovare percorsi alternativi, senza intermediari arabi e turchi nelle stazioni commerciali tra il Mediterraneo e il golfo Persico.
Due le opzioni: navigare verso Oriente o verso Occidente per raggiungere le favolose terre dell’oro e delle spezie. Le potenze impegnate dapprima furono la Spagna, che optò per l’Ovest atlantico, e il Portogallo per l’Est lungo le coste africane ed ebbe a suo vantaggio l’aver trovato il passaggio all’oceano Indiano con l’impresa nel 1498 di Vasco de Gama che doppiò il capo di Buona Speranza, arrivò a Calcutta, poi altri portoghesi raggiunsero le isole Molucche ricchissime di spezie. Nel 1492 Colombo crede di aver raggiunto l’India, sarà Amerigo Vespucci a capire che era stata toccata una terra immensa e sconosciuta da lui chiamata America. Nella gara per la conquista di nuove terre si inseriranno in seguito francesi, inglesi e olandesi con pratica anche di incursioni piratesche. La stagione dei grandi viaggi esplorativi in tutte le direzioni comporta la conoscenza geografico-cartografica. I viaggiatori italiani forniscono relazioni puntuali.
Ferdinando Magellano dal 1519 al 1521 compie il primo viaggio di circumnavigazione della Terra dopo aver trovato il passaggio al Pacifico doppiando Capo Horn nell’estremo Cile meridionale: assassinato nelle Filippine, pochi superstiti tra cui il vicentino Antonio Pigafetta fanno missione compiuta. In questo vortice di imprese si inseriscono per gli spagnoli la scoperta del Pacifico all’altezza dell’istmo di Panama, Giovanni e Sebastiano Caboto nel 1497 per gli inglesi toccano Terranova, Giovanni da Verrazzano nel 1524 per conto dei francesi arriva tra la Virginia e Terranova. La colonizzazione accresce i profitti, circolano nuove merci quali avorio, porcellane, tè, caffè, caucciù. Le conseguenze delle scoperte geografiche furono politiche e soprattutto culturali, fecero nascere imperi coloniali, si radicò una cultura europea correlata alla lingua e alla religione. Le conquiste furono sanguinose; si calcola che intorno a 50 milioni di indigeni morirono per le fatiche di lavoro in miniere di oro e argento, poi sostituiti dai più forti africani in schiavitù. Lo “scambio colombiano”, come lo definisce Alfred Crosby, tra le due coste dell’Atlantico instaura stabilmente passaggio di merci, di conoscenze, di uomini: si calcola che in un secolo almeno 45 milioni di europei si sono stabiliti in America. Intraprendenti operatori atlantici delle Compagnie delle Indie accumularono grandi capitali, mentre entravano in grave crisi i porti sul Mediterraneo, anche per l’aggressività turca.
Per l’Italia il secolo XVII riportò a crescere il sistema feudale, tante le guerre, pestilenze e carestie. Il grande afflusso di oro e argento comportò aumento incontrollato dei prezzi. Si arricchirono importatori e mercanti, si impoverirono i lavoratori a reddito fisso e i latifondisti che avevano stipulato contratti con scadenze a lungo termine. Una domanda sorge ovvia: perché gli Aztechi in Messico o gli Incas in Perù, che avevano sistemi armati, non si difesero? La causa è psicologica: furono terrorizzati dai cavalli e dalle armi da fuoco, dal mito dell’arrivo di divinità bianche. Le malattie da contagio con europei fecero strage su popolazioni non immunizzate che da 20mila anni erano isolate dopo che tra Siberia e Alaska erano sprofondati i “guadi” delle isole Aleutine. Un provvidenziale prodotto americano fu il chinino per curare la malaria. E cosa sarebbe la nostra tavola quotidiana senza pomodoro, patata, fagiolo senza l’occhio, mais? L’America è anche terra di approdo per minoranze perseguitate in patria.

Le corvetta Descubierta e Atrevida nelle coste dell’America del Sud durante la spedizione di Alessandro Malaspina (1789-1794)

Rombai ha citato infine le conseguenze scientifiche e tecnologiche che favoriscono sempre nuovi processi di interscambio di merci, di conoscenze in ambito letterario, antropologico, naturalistico. La bellezza e l’utilità delle carte geografiche e delle mappe hanno supportato gli interventi anche del geografo Riccardo Canesi con riferimento particolare a quanto di conoscenza del mondo fornì ad Alessandro Malaspina il mappamondo di Gerardo Mercatore del 1569, che ancora per noi oggi definisce la tecnica di realizzazione delle carte globali. La spedizione scientifica di Malaspina ha portato a denominare tanti luoghi da lui esplorati. In Alaska il più grande ghiacciaio, un monte si chiamano Malaspina, pure uno stretto neozelandese, un’Università statunitense e un sommergibile che ebbe solo un anno di vita perché affondato nel 1941.
Negli anni della formazione poté partire da Mulazzo, dove avrebbe avuto pochissime prospettive, studiò a Palermo dove era vicerè per la Spagna uno zio materno dei Meli Lupi di Soragna, perfezionò ulteriormente gli studi al collegio Pio Clementino di Roma e poi entrò nella Marina a Madrid. Prima pilotò viaggi commerciali, quattro per le Filippine spagnole, e poi la grande spedizione scientifica iniziata nel 1789, anno cruciale dell’inizio della rivoluzione in Francia, e conclusa nel 1794. Fu una spedizione poco celebrata ma che ha tutto il diritto di stare alla pari coi grandi esploratori inglesi dell’età dell’Illuminismo quali James Cook che fece la scoperta definitiva del mondo australe dal 1768 al 1779.

Modellino della “Atrevida” (Oakland, Museum of California)

Canesi si è presento non esperto ma appassionato della figura di Alessandro Malaspina, che fu favorito nella sua esplorazione dalle innovazioni tecnico-strumentali quali il teodolite e dalle nuove idee illuministiche di aperture cosmopolitiche. Il materiale fornito dal viaggio è ricchissimo e di qualità. Alessandro caricò sulle sue corvette cartografi, botanici, studiosi accuratamente selezionati. Partì da Cadice, piegando a sud arrivò a capo Horn risalì rilevando dati delle coste andine e del centro-nord americano fino all’Alaska, dove contava come altri di trovare il passaggio di nord-ovest verso l’Asia, che non c’è, tornò indietro chiamando quel punto della costa il luogo del “disinganno”. Scendendo verso il centro del Pacifico toccò le Filippine, alcune isole oceaniche fino alla Nuova Zelanda e dal Pacifico all’Atlantico rientrò a Cadice.
Di Alessandro Malaspina c’è stata una ingiusta “damnatio memoriae” soprattutto voluta dal suo acerrimo nemico primo ministro a corte Emauel Godoy, forse temeva che gli volesse rubare l’incarico politico o aveva paura insieme al re che fosse toppo aperto alle nuove idee che avevano sconvolto a Francia ? Sta di fatto che Malaspina si fece sette anni di carcere alla Curuña, lo liberò Napoleone sollecitato dal ministro della Repubblica italiana napoleonica Melzi d’Eril.
A conclusione dell’intensa giornata Francesca Guastalli ha ricordato con grate e tenere parole l’opera di Dario Manfredi che studiò intensamente per dare la meritata fama al Malaspina, a cui ha dedicato tutto l’impegno della sua vita a partire dal 1984. Tanti i materiali di studio in larga parte ora raccolti al Museo Malaspina di Mulazzo di cui Francesca Guastalli è direttrice oltre che presidente dell’Associazione Centro di Studi storici Alessandro Malaspina, ereditando il testimone da Dario Manfredi con impegno e continuità di interessi verso la grande figura del navigatore e scienziato. Come Dario continuerà ad essere presente o seguirà con molta attenzione ogni relativa iniziativa nel mondo italiano e ispanico. Da segnalare anche il buon lavoro dei moderatori Angelo Angella e Paola Bianchi. Il sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri, ha ringraziato per l’interessante iniziativa.