Alla Spezia partita a cinque per la poltrona di sindaco

Area Enel, Arsenale, mare e soprattutto sanità i temi al centro della campagna elettorale

Vista panoramica su Spezia
Vista panoramica su Spezia

Alle urne, il prossimo 12 giugno, anche alla Spezia, la città più popolosa del comprensorio apuo-lunense. Nella seconda città della Liguria le dinamiche politiche si intersecano con quelle della Regione: sono diretta emanazione del presidente Giovanni Toti il sindaco uscente della città, Pierluigi Peracchini e le scelte di politica sanitaria che vedono La Spezia in evidente sofferenza, tra conclamate e sempre più gravi carenze di personale e un nuovo ospedale che a settembre 2020 avrebbe dovuto prendere il posto del sempre più fatiscente Sant’Andrea, ma il cui cantiere tra fallimenti, stanziamenti stornati e piani finanziari contestati ancora deve partire. E sempre dalla Regione discendono le tensioni che percorrono il centrodestra locale: la ripartizione degli assessorati operata da Toti all’indomani della sua rielezione a Palazzo Ducale ha lasciato insoddisfatti Forza Italia e i centristi di Liguria Popolare, che hanno cominciato una guerra sotterranea deflagrata a Spezia contro la giunta Peracchini. Toti e il centrodestra locale, rappresentato a Roma ai massimi livelli dalla santostefanese Stefania Pucciarelli (Lega, sottosegretaria alla Difesa) e dall’ex sindaco di Beverino Andrea Costa (Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, sottosegretario alla Salute), dopo scontri al calor bianco, hanno ritrovato formalmente la quadra attorno alla ricandidatura di Peracchini, all’interno di un patto che ricomprende anche il comune di Genova, dove il centrodestra è più fiducioso di una riconferma. Alla fine, ad uscire dalla coalizione di centrodestra è stato solo Nanni Grazzini, ex presidente dello Spezia, promotore di una sua lista civica in contrasto con il partito berlusconiano di cui è stato storico esponente e commissario provinciale fino a poche settimane fa. Il futuro dell’area Enel, i destini delle servitù dell’Arsenale, in larghissima parte inutilizzato e da bonificare, i progetti sul mare, lo sviluppo turistico e soprattutto la sanità – «una società allo sbando come Asl 5 non l’ho mai vista in vita mia» ha dichiarato Grazzini interpretando un pensiero assai diffuso in tutta la provincia – sono i temi di una campagna elettorale in cui il centrosinistra cercherà di riconquistare il Comune dopo la rovinosa sconfitta di 5 anni fa. In realtà, a unire l’attuale minoranza in consiglio comunale è solo il giudizio sull’immobilismo di Peracchini e sulla sua scarsa autonomia da Genova. Su tutto il resto personalismi e ripicche hanno occupato un lungo inverno di candidature bruciate e continue provocazioni. Un PD reduce da 5 anni in cui il gruppo consiliare ha perso pezzi e incisività è parso per lungo tempo impegnato soprattutto a impedire la candidatura a sindaco di Guido Melley, in consiglio comunale con il movimento civico LeAli e, secondo i sondaggi commissionati dal partito del Ministro del Lavoro Andrea Orlando, il candidato più gradito agli elettori. A rendere più complessa la disputa il ruolo giocato da Italia Viva di Raffaella Paita, che ha a lungo chiesto, assieme ad Avantinsieme dell’ex senatore sarzanese Forcieri, le primarie di coalizione per individuare il candidato sindaco. Alla fine le candidature saranno due (tre contando Azione che candida in solitaria Andrea Buondonno), comunque meno delle quattro che portarono alla sconfitta del 2017. Italia Viva e i socialisti correranno da soli candidando l’avvocata Antonella Franciosi con l’obiettivo di contarsi e fare pesare i voti al ballottaggio, mentre il resto del centrosinistra e il M5S si schierano a sostegno della candidatura civica di un’altra avvocata, Piera Sommovigo, proposta da LeAli per superare i veti su Melley. Avvocata impegnata nelle battaglie ambientaliste, patrocinatrice del ricorso con il quale i comuni di Vezzano e Santo Stefano hanno sconfitto il colosso Iren (che da alcuni anni ha incorporato le attività della ex municipalizzata spezzina Acam) nella battaglia contro il biodigestore di Saliceti, la candidatura di Sommovigo sembra avere riscosso un largo consenso in città e provocato molte preoccupazioni nello schieramento di Peracchini, che contava sulle divisioni nel campo avversario per cercare la riconferma. Ma a chi scommette sulla vittoria finale della Sommovigo qualcuno fa notare che la campagna elettorale del PD al momento appare molto defilata…

(Davide Tondani)

Nessuna riapertura (per ora) della centrale a carbone

Centrale termoelettrica Enel alla Spezia
La centrale termoelettrica Enel alla Spezia

La crisi energetica cominciata lo scorso autunno ed aggravata dall’invasione dell’Ucraina per ora non ha ancora rimesso in funzioni i gruppi a carbone della centrale Enel di La Spezia, la cui produzione è cessata lo scorso dicembre. I provvedimenti del governo per affrontare il caro-energia hanno congelato il piano di uscita dell’Italia dal carbone nel 2025 e dato la possibilità a Terna di predisporre “un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione”. La possibile riaccensione della centrale spezzina, i cui impianti, capaci di 600 MW, non sono ancora stati dismessi, per ora non si è avverata. Anche se nessuno scenario è precluso a priori, i segnali che arrivano sembrano andare in direzione di un mantenimento dello status quo. Il più evidente è stato la richiesta di trasferimento verso lo stabilimento Enel di Civitavecchia rivolta dall’azienda ad una ventina di lavoratori della centrale di Vallegrande, con l’obiettivo di fare funzionare a massimo carico la centrale laziale. Se la ripresa della produzione era vista con preoccupazione dal mondo ambientalista e dalla politica locale alle prese con la campagna elettorale, per i sindacati il trasferimento dei lavoratori è fonte di ulteriori preoccupazioni che potrebbero concretizzarsi, nel prossimo autunno, in una ricollocazione dei dipendenti rimasti alla “Eugenio Montale” nelle centrali di Brindisi e del Sulcis. Rimane aperto anche il tema delle ditte dell’indotto, per le quali i risvolti occupazionali in caso di dismissione definitiva della centrale sono facilmente prevedibili. I sindacati già dallo scorso novembre hanno chiesto di aprire un tavolo istituzionale con Enel su questo tema. La rabbia per le mancate risposte di questi mesi è esplosa durante l’ultima seduta del consiglio comunale spezzino, il 19 aprile scorso.

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