
Il 21 marzo si è celebrata la Giornata mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999 e celebrata, per la prima volta, il 21 marzo del 2000. La data, fissata non a caso, segna l’inizio della Primavera quando la natura si rigenera regalandoci le sue infinite meraviglie : germogli, fiori, colori, profumi… Una Giornata che riconosce, all’espressione poetica, un ruolo privilegiato nella promozione e diffusione del dialogo, della comprensione interculturale, della diversità linguistica e della pace.
La tanto invocata pace, specialmente, nel drammatico scenario bellico attuale. I versi poetici attecchiscono negli animi sensibili, spronandoci a scegliere, e a vivere, il bello e il bene. Il poeta non scrive per ricevere plausi, bensì per una inclinazione e spinta interiore, sinonimo di sensibilità e di intramontabili valori di cui il mondo ha urgentemente bisogno. I versi, a volte, sono dolci, delicati, altre volte invece sono struggenti, capaci di evidenziare la gioia, i desideri, i sogni, il dolore del Cosmo e del singolo individuo. Parole pregne di intelligenza, di eleganza stilistica, di tangibile ricchezza interiore, che non si limitano a far sgorgare suggestioni passeggere, quindi effimere, ma si traducono in vere e proprie relazioni costruttive, in ponti di unione, lungi dai confini geografici, colorando il presente e proiettandosi in un futuro migliore. Ed allora la suddetta Giornata rappresenta “l’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione, il dialogo, e la cultura in genere, attraversano in codesto nostro tempo nebuloso e incerto”. Ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica. Tutti seguiamo, ogni giorno, col fiato sospeso, ciò che sta avvenendo attorno a noi. La guerra in corso, fra Russia e Ucraina, alimenta serie preoccupazioni, unitamente al dolore per la crisi umanitaria dei profughi, in fuga dalle atrocità dello stupido conflitto- Ed allora in un mare alquanto agitato di dura prosa e di dura prova, la poesia rappresenta ancora la fiamma della “speme, ultima dea”. In essa è insito un potere umanizzante, un modo creativo di usare fantasia e intelligenza, rendendoci disponibili e aperti alle emozioni vere, ai sentimenti puliti, agli ideali che scaldano il cuore. Nella consapevolezza che la poesia non è solo per una elite di pochi privilegiati, ma appartiene a tutti. Antidoto ai mali del vivere attuale : brutalità, odio, bullismo, omofobia, fretta… Ponte per armonizzare il cuore con la ragione, a vantaggio di un mondo più vivibile e umano.
Ivana Fornesi