Si sta concretizzando la rete di immobili messi a disposizione. I casi di Fivizzano, Pontremoli e Villafranca
Si sta formando anche in Lunigiana una rete di strutture per l’accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina: i primi a mettere sul tavolo della Prefettura la disponibilità di alcuni immobili sono stati i Comuni di Fivizzano, Pontremoli e Villafranca che hanno reperito immobili con almeno venti posti come richiesto, ma in questi giorni sono in arrivo soluzioni anche da altri territori.
Fivizzano ipotizza l’utilizzo di una parte dell’immobile adiacente l’ospedale “Sant’Antonio Abate” utilizzato dalla “Don Gnocchi” per il polo riabilitativo; come ci ha confermato l’assessore comunale Francesca Nobili, si tratta del secondo piano che è del tutto non utilizzato e dove potrebbero trovare posto circa trenta persone. In proposito sono infatti ben avviati i contatti fra l’amministrazione comunale e la Fondazione per verificare modi e tempi dell’eventuale utilizzo degli spazi.
A Pontremoli – ci ha riferito l’assessore Manuel Buttini che sta seguendo le fasi dell’emergenza – forse una cinquantina di posti potrebbero essere ricavati nelle stanze del “Napoleon” in piazza Italia: l’albergo da dicembre è chiuso per cessazione della gestione e la proprietà aveva in programma la riapertura nel prossimo mese di maggio. Ma di fronte alla richiesta dell’amministrazione comunale di valutare se metterla a disposizione per l’accoglienza dei profughi ci sarebbe stata una risposta affermativa. Da ricordare che lo scorso anno il “Napoleon” era stata individuata anche come possibile struttura idonea a diventare “Covid hotel” per i pazienti in via di guarigione.
Da Villafranca il sindaco Filippo Bellesi spiega come abbia offerto alla Prefettura la disponibilità dell’ostello esistente a Filetto negli ampi spazi dell’ex convento affacciato sulla piazza della frazione villafranchese. Si tratta di una struttura di proprietà comunale, praticamente pronta perché già ristrutturata nel passato e per la quale il Comune stava cercando un gestore. Qui potrebbero essere accolte una ventina di persone provenienti dall’Ucraina. Queste tre strutture messe insieme sarebbero dunque in grado di ospitare, se e quando ce ne dovesse essere necessità, un centinaio di persone.
Ma altri Comuni sono all’opera per rispondere alla richiesta della Prefettura. È il caso ad esempio di Zeri; il sindaco, Cristian Petacchi, ha avuto la disponibilità di un affittacamere e anche positivi contatti con la proprietà dell’albergo a Bergugliara: una struttura di ampie dimensioni, chiusa da qualche tempo ma riattivabile in caso di necessità e con un accordo sulla gestione.
Ad Aulla, come ci ha spiegato il vicesindaco Roberto Cipriani, l’amministrazione sta pensando all’adeguamento di un immobile di proprietà comunale a Quercia, ma per dare una risposta in tempi brevi sono in corso contatti con proprietari o gestori di strutture alberghiere e affittacamere. Intanto nell’immediato ha provveduto a reperire una decina di appartamenti idonei ad accogliere i profughi. Ovviamente se e quanto ce ne fosse la necessità: infatti il piano messo a punto a livello nazionale dalla Protezione Civile prevede che in prima istanza vengano utilizzati i centri di accoglienza, cioè quelle strutture già organizzate e funzionanti per l’accoglienza profughi e solo in un secondo momento si debba passare alle strutture messe a disposizione dai Comuni. Questo è, naturalmente, un percorso parallelo a quello dell’autonomo arrivo di persone che trovano invece accoglienza presso familiari o amici che già vivono in Italia e che sono già un buon numero in molti territori comunali della nostra provincia. Anche queste persone, in genere donne con bambini o ragazzi, vengono prese in carico dalle strutture pubbliche e, nel caso della Lunigiana, dalla Società della Salute per le pratiche sanitarie necessarie. Molti comuni hanno registrato la presenza di profughi già nei giorni successivi lo scoppio della guerra.
A Filattiera proprio nella notte tra lunedì e martedì è arrivata una giovane mamma con due bambine di 3 e 9 anni; la donna aveva già lavorato per un breve periodo in Italia: come ci ha riferito la sindaca di Filattiera Annalisa Folloni, per il momento è stata presa in carico dal Comune che l’ha ospitata a proprie spese in una struttura locale, ma una volta espletate tutte le formalità di accoglienza si trasferirà presso una famiglia che si è resa disponibile all’accoglienza. Aulla sono già invece una ventina le persone che hanno trovato ospitalità presso famiglie nel territorio comunale e altre potrebbero arrivare in tempi brevi. Come nel caso di un nucleo arrivato in Germania e il cui capofamiglia nel passato aveva lavorato a lungo ad Albiano dove ha ancora conoscenti che lo stanno aiutando a trovare una soluzione per stabilirsi momentaneamente in val di Magra.
(Paolo Bissoli)