Nove milioni di persone disperate a rischio carestia
“Il mondo non può restare a guardare: in Afghanistan ci sono 9 milioni di disperati sull’orlo della carestia. Non hanno più nulla”: lo dichiara Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia.
“Le Nazioni Unite – ricorda – avvertono che l’Afghanistan sta precipitando verso la catastrofe umanitaria e che la carestia potrebbe uccidere più di decenni di guerra. Il 98% delle persone non ha abbastanza da mangiare; il che vuol dire che 24,4 milioni di persone (più della metà della popolazione) affrontano la fame estrema, 9 milioni di persone sono a rischio carestia”.
“Quasi 4 milioni di bambini – continua Iacomini – affrontano una grave malnutrizione, rispetto ai 3,2 milioni di ottobre 2021. Più di 13 milioni di bambini (+ 3,4 milioni in un solo anno) hanno un disperato bisogno di aiuto”. Unicef assiste “ad un raddoppio dei casi di malnutrizione acuta grave ed è solo l’inizio. Quest’anno 1 milione di bambini moriranno di malnutrizione acuta grave. Gli ospedali sono sovraffollati”.
“Molte famiglie non hanno soldi per sfamare i propri figli – conclude – e ci sono evidenze non ancora confermate di genitori disperati che mettono in vendita i propri figli e le proprie figlie piccolissimi di età, oltre all’aumento del lavoro minorile e ai matrimoni precoci”.
Sempre l’Onu afferma che, per una risposta umanitaria adeguata, sarebbero necessari almeno 4,4 miliardi di dollari con cui garantire le risorse agli operatori socio-sanitari locali. Fiona McSheehy, di Afghanistan Save the Children conferma che “ai nostri ambulatori mobili arrivano sempre più pazienti con malnutrizione e malattie polmonari, e sono sempre più anche gli adulti”. Per adesso la sola assistenza arriva da alcune Ong che distribuiscono piccole somme di contante, vestiti e coperte alle fasce più povere della popolazione. L’emergenza riguarda anche gran parte del sistema sanitario afghano, sull’orlo del collasso a causa delle sanzioni occidentali imposte ai talebani.
Molti operatori sanitari non vengono pagati da mesi e nelle strutture mancano anche le attrezzature di base per curare i pazienti. Il direttore del Center for Humanitarian Health presso la Johns Hopkins University, dottor Paul Spiegel, che durante un recente viaggio di 5 settimane nel Paese ha visitato gli ospedali pubblici, testimonia che sono “privi di carburante, farmaci, prodotti per l’igiene e persino gli articoli di base come le sacche per colostomia. Una situazione destinata a peggiorare perché nel Paese sono diffuse sei epidemie simultanee: colera, morbillo, poliomielite, malaria e febbre dengue; senza dimenticare la pandemia di coronavirus”.
Secondo il medico e tanti altri osservatori, l’Occidente deve trovare un approccio diverso all’imposizione delle sanzioni. (Agensir)