Casa della Comunità: “Medici disponibili ad ogni soluzione”

Dibattito sulla nuova struttura che sorgerà a Pontremoli e annunciata nell’ex “Mazzini”

Il piazzale interno del distretto sanitario a Pontremoli in piazza Dodi. Qui dovrebbe sorgere la Casa della Comunità
Il piazzale interno del distretto sanitario a Pontremoli in piazza Dodi. Qui dovrebbe sorgere la Casa della Comunità

Casa della Comunità al “Mazzini”? Perché no… L’annuncio su queste pagine del sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri, che la nuova struttura per i servizi socio-sanitari sarà organizzata nella ex scuola elementare del centro storico trova disponibili i medici di famiglia che da qualche anno sono ospitati al piano terra dell’ala sud del “Cabrini”. L’accordo tra Comune, Regione Toscana e Azienda Sanitaria Locale prevederebbe che da Firenze si investano a Pontremoli 1,8 milioni di euro per creare qui una delle prime “Case della Comunità” previste nel piano sanitario regionale. Una di quelle utili a “testare” il nuovo modello di assistenza territoriale, quello che la pandemia e l’emergenza sanitaria ha mandato in crisi. “In realtà noi medici di medicina generale non sappiamo poi molto – ci spiega il dott. Paolo Arrighi, coordinatore di ‘Lunigiana Medica’ – ma siamo a disposizione, anzi auspichiamo un coinvolgimento diretto per dare un contributo al nuovo modello organizzativo. A noi va bene che la Casa della Comunità venga realizzata al ‘Mazzini’, oppure negli spazi disponibili all’Ospedale o anche restare al ‘Cabrini’ oppure recuperando la vecchia idea di una struttura in via Sforza. Quello che noi chiediamo è che sia adeguata, sia nell’organizzazione che negli spazi a disposizione visto che ormai siamo davvero un po’ stretti. E sia il Comune che la ASL hanno fornito garanzie che lo sarà”. Insomma ogni sede può andare bene purché sia adeguata e che sia sotto la responsabilità diretta dell’Azienda Sanitaria.

Il dottor Paolo Arrighi referente dello studio associato di Pontremoli
Il dottor Paolo Arrighi referente dello studio associato di Pontremoli

Pronti al trasloco, dunque, nel momento in cui quei servizi che oggi sono collocati in tre sedi diverse dovessero trovarsi raggruppati in un’unica realtà, ma sui tempi non si fanno previsioni. Il piano terra del “Mazzini” ospita da molti anni gli ambulatori, ma gli altri due piani sono destinati ad alloggi di edilizia residenziale che in parte dovranno essere liberati trovando un’adeguata collocazione alle famiglie che vivono lì. Che questa scelta sia strategica per il futuro è chiaro visto che ad essa, secondo un modello tutto da sperimentare, faranno capo quasi tutti i servizi ai quali i cittadini si rivolgono quotidianamente. “Pensiamo – continua Arrighi – che ci dovrà essere il coinvolgimento di tutta la medicina del territorio compresi i pediatri, loro come noi impegnati a garantire una reperibilità perenne. Ci sentiamo un po’ come l’ultimo baluardo, gli unici che ancora rispondiamo al telefono ad ogni ora, consapevoli che altrimenti il cittadino rischia di non avere ascolto”. Un rapporto, quello tra ASL e Medici, che potrebbe evolvere dall’attuale rapporto privatistico fino ad uno di dipendenza? La questione è sul tavolo da tempo e il nuovo modello la ripropone con forza anche in considerazione del fatto che al medico di famiglia verrà chiesto ancora di più nella gestione dei servizi. L’eventuale potenziamento della figura e della presenza dell’infermiera non potrà, infatti, sostituirsi a quella del medico; così almeno sperano in una categoria che auspica un rapporto che preveda e consenta un aggiornamento continuo, la dotazione di nuovi strumenti di diagnostica (può uno studio medico non avere a disposizione un ecografo?), l’utilizzo costante della telemedicina.

(p. biss.)

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