
Quattro le “stazioni” dello spettacolo “La scandalosa gratuità del perdono” tratto dalla parabola del Figliol prodigo

Teatro originale e di buon livello lo spettacolo itinerante che ha animato per cinque serate chiese e vie di Pontremoli, un lavoro collettivo che il drammaturgo e regista bolognese Paolo Billi ha realizzato con le ragazze dell’Istituto Penale Minorile, brave nel recitare insieme agli attori cittadini L. Borrelli, A. Santini, D. Reggiani, E. Chiartelli, F. Fenocchi, E. Casetta.
Il progetto ha avuto la collaborazione del Teatro del Pratello Centro Giovanile “mons. Sismondo”, IPM, Regione Toscana, Comune, Associazione “Cio nel cuore”, Gruppi Scout, Ministero della Giustizia e i fondi Otto per Mille erogati dalla Chiesa Valdese. L’organizzazione sul territorio era di Enrica Talamini, le scene minimali ma efficaci erano allestite in chiese rese disponibili dai parroci Don Pietro e Padre Dario. Il regista Paolo Billi è dal 2014 che porta avanti qui come a Bologna progetti teatrali sulla giustizia riparativa che rinnovano la fiducia in se stesse in persone adolescenti in un tempo di carcerazione.
Nelle riflessioni sul tema del perdono il regista ha praticato un approccio “laico”, dice di aver cercato sempre di “svelare e incrinare i pregiudizi che governano tanta nostra quotidianità” sviluppando un senso critico fondato sulla pluralità degli sguardi. Tutti riconoscono che il perdono è un grande valore, ma pochi lo praticano perché è impegnativo, faticoso, richiede di mettersi in gioco e di sollevare dubbi su se stessi, “dal perdono nasce il pentimento. Il perdono è un atto gratuito, per tale motivo è scandaloso e di una bellezza ineffabile”.
Non può essere concepito in una visione utilitaristica, perdonare per togliersi un “magone” e trovare benessere personale. Nel testo recitato sono confluiti i pensieri presenti nella parabola evangelica, quelli del regista e le scritture realizzate dalle ragazze dell’IPM, dagli alunni del Pacinotti-Belmesseri e da alcuni cittadini.
La “stazioni” hanno dato rilievo al figlio che, pentito degli errori fatti, torna al padre che lo perdona ed è a sua volta grato al figlio per averlo fatto riflettere sull’esigenza di libertà dei giovani, che hanno bisogno di affrontare anche l’errore per fare un loro autonomo percorso di maturità; la stessa esigenza esprime la figlia minore che si stacca dalla famiglia e parte contro la volontà della madre e non ascolta i richiami del fratello tornato a casa. Invece il fratello maggiore, che si vanta di aver custodito “l’ordine”, cova gelosia e odio e non sa perdonare gli altri e neppure se stesso. (m.l.s.)