A Pontremoli si è svolto un convegno per ricordarlo nel 40° annniversario della scomparsa. Insegnante, cultore e divulgatore di storia locale. Amministratore pubblico, per un decennio ha presieduto il consiglio di amministrazione dell’ospedale
Una persona che con la sua cultura, la sua dialettica, la sua naturale autorevolezza, senza mai alzare la voce, ma con la forza della pacatezza e del ragionamento riusciva a coinvolgere le persone nelle sue iniziative, nelle sue proposte; questo è un tratto comune che tutti i relatori hanno riconosciuto nella figura del professor Vasco Bianchi, che è stata tratteggiata nel corso di un convegno a lui dedicato e che si è svolto venerdì 3 settembre nelle Stanze del Teatro della Rosa.
Un incontro che si sarebbe dovuto svolgere lo scorso anno in occasione dei 40 anni dalla morte (avvenuta il 22 maggio 1980) ma che è stato inevitabilmente rimandato a causa della pandemia che ha sconvolto tutti i programmi di questo anno e mezzo ma che, come detto da uno dei relatori, Angelo Angella “sarebbe stato sbagliato posticipare ulteriormente o peggio ancora annullare, perchè è doveroso ricordare la figura di questa persona che tanto ha dato al nostro territorio in termini culturali ed umani”. Un aspetto che è stato evidenziato dai vari relatori che hanno provato ad affrontare singolarmente i tanti e multiformi interessi ed attività svolte dal professor Bianchi: come insegnante e preside incaricato, come ricercatore culturale e storico, come esponente politico della Democrazia Cristiana e come presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale di Pontremoli.
La sua esperienza come insegnante è stata tratteggiata da due punti di vista, da chi gli è stato collega e da chi, invece, lo ha avuto come professore “aveva una professionalità rara – ha sottolineato Pietro Quartieri per tanti anni collega di Bianchi all’Istituto Belmesseri – che faceva sì che la sua straordinaria cultura non fosse mai uno sfoggio da erudito ma una manifestazione concreta, calata nella realtà” e ricordando le celebrazioni per i 50 anni del Belmesseri “sono sicuro che quelle poche righe che scrissi per celebrare l’evento sarebbero in realtà, giustamente, toccate a lui”. Ha affondato nei suoi ricordi di alunno la prima parte della sua riflessione Angella: “sa tutto, questo era il ritornello che circolava tra noi ragazzi. Questo 30enne cicciottello, le lenti spesse degli occhiali e questo lieve accento toscano (Bianchi era infatti originario di Lucca) era dotato di una cultura prodigiosa, che dispensava con una naturalezza disarmante”. Ma poi si è concentrato soprattutto sull’attività culturale evidenziando come fosse “un ricercatore di prim’ordine che ha saputo analizzare tanti aspetti di interesse culturale e sociopolitico, con studi importanti ed originali capendo, tra i primi, che le scoperte nel settore locale hanno riflesso anche in ambito nazionale”. E ha ricordato gli studi effettuati su Dante “sono stati dei trattati di straordinaria originalità, basati sul lavoro paziente sui testi, che nel corso dei decenni hanno trovato riscontro nel lavoro degli storici dantisti”.
E sulla cultura si è soffermato anche Luciano Bertocchi che con Bianchi scrisse “Due secoli di pittura barocca a Pontremoli”, libro fondamentale per la riscoperta del barocco pontremolese. Ma Bertocchi si è voluto concentrare soprattutto sul ruolo di catalizzatore di energie culturali “il suo arrivo è stata una ventata di aria fresca. In un panorama culturale asfittico ha portato energia e curiosità, trascinandosi dietro molto giovani che hanno poi dato vita, sotto la sua ala protettrice, all’Associazione Culturale Pontremolese”.
Di taglio politico gli interventi del prof. Angiolino Bianchi che ne ha ricordato l’impegno nella Democrazia Cristiana “la sua attività è sempre stata improntata alla ricerca del dialogo, anche con gli avversari politici” e di Mauro Musetti che ne ha evidenziato l’attività di presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale dal 1971 sino alla morte “con la sua opera, paziente ma decisa, ha permesso la realizzazione del nuovo ospedale e l’arrivo di nuovi servizi sanitari sino a quel momento non funzionanti a Pontremoli”.
Presente all’incontro la famiglia del professor Bianchi: a partire dalla moglie, la nostra preziosa redattrice Maria Luisa Simoncelli, le figlie Paola e Valentina, il cognato Renzo e la cognata Maria Carla, che in un breve ma intenso intervento, ha illustrato anche le qualità umane di Vasco Bianchi, che si sono espresse anche nei momenti più tragici della malattia che lo ha poi portato alla morte.
A condurre il convegno la sindaca, Lucia Baracchini che ha concluso l’incontro evidenziando il grande lascito culturale ed umano del professore Bianchi che non deve essere perso ma ricordato e valorizzato. (r.s.)