Notti dell’Archeologia ad Aulla. Un pubblico numeroso e attento ha seguito le conferenze nel chiostro di San Caprasio. Monica Baldassari e Enrica Salvatori e gli scavi nelle tre località aullesi
Interessanti gli esiti di scavi fatti da studenti dell’Università di Pisa con le archeologhe Monica Baldassari e Enrica Salvatori. Sono stati presentati nelle Notti dell’archeologia aullesi alla presenza di molte persone nel chiostro di S. Caprasio salutati dal sindaco Valettini e dal direttore del Museo Boggi. La famiglia potente che controllava le colline tra Aulla e Sarzana era “I da Burcione” che si fortificarono con i castelli di Brina e di Bibola, strutture difensive per fronteggiare il vescovo-conte di Luni.
Enrica Salvatori ha esposto il metodo delle ricognizioni archeologiche medioevali, maestro importante fu Tiziano Mannoni. L’analisi del passato può portare a modificare cognizioni acquisite mediante una continua ricostruzione dei fatti attraverso le fonti. La studiosa, che ha il merito di aver informatizzato il Codice Pellavicino, con documenti alla mano ha confutato Ubaldo Formentini che disse I da Burcione di origine longobarda vassalli del vescovo di Luni e legati ai Da Buggiano pistoiesi. La notizia non regge: siamo nel sec. XI, i longobardi non c’erano più da tre secoli, il diritto praticato era quello romano nelle questioni ereditarie, dalle fonti non risultano nomi germanici-longobardi, neppure regge il rapporto col vescovo sostenuto da Nicolò Conti: Pellegrino da Burcione gli vende l’esterno del castello di Brina da padrone non da vassallo. Burcione è la sede di una famiglia che nasce vicina agli Obertenghi, è molto ramificata, si consorzia con altri potentati con politiche matrimoniali ,per interesse politico e di controllo costruisce in rete Brina e Bibola.
L’archeologa M. Baldassari ha dato esauriente relazione sugli scavi fatti coi suoi studenti a Brina dal 2001 al 2013. Il castello fu edificato negli anni 70 del sec. XI: lo dimostra il torrazzo superstite e poche altri elementi in muratura, ma ancor prima c’era stata una costruzione lignea; ne consegue che Burcione è ancora più vecchio. Brina rivela distruzioni, ambienti e abitazioni, una prima cinta muraria e una successiva costruita nel sec. XII. Nel sec. XIII è costruita un’imponente torre a sezione circolare tagliata a metà da un muro, accanto una struttura per fare la malta.
Dalla pace di Castelnuovo risulta che i diritti su Brina sono passati ai Malaspina per un tempo stabilito, ma subito dopo il 1306 il castello viene distrutto per impedire che i marchesi se ne approprino stabilmente, non ci abita più né il vescovo né i suoi vassalli però ha una sua frequentazione: lo rivelano i resti di monete e ceramiche. Non più utilizzata la parte superiore del castello, si forma un insediamento verso Sarzana nel Quattrocento.
Burcione ha conservato poco del suo passato: si vede il cassero con un primo muro di cinta e una cisterna, una zona intermedia che, se scavata, rivelerebbe elementi interessanti, porta a una zona con murature più recenti databili fino al Seicento. A Bibola il castello fatto fortezza è ancora in piedi, ma a rischio crollo e frane. Nella parte sommitale restano case signorili e sotto il villaggio, non c’è traccia per leggerla come bizantina. Si entra per una porta molto rimaneggiata che non permette di dirla medioevale, la parte orientale del paese è più moderna. Le indagini portano ad una conclusione: questi ruderi sono significativi se vengono inseriti in un percorso sicuro e pulito da organizzare in collaborazione allargata a ogni ente interessato a valorizzare quanto di storico e culturale offre il territorio.
Fare rete è la via e il sindaco di Aulla ha accolto la proposta delle due studiose annunciando che i Comuni di Zeri, Tresana, Podenzana e Aulla hanno vinto il bando Ue per allestire il percorso della “via marchesana” che permetterà itinerari di interesse culturale.
Maria Luisa Simoncelli