M5S: le diverse anime sono giunte al pettine

Messi in secondo piano dalla pandemia, si sono svolti gli stati generali del movimento

11Luigi_Di_MaioPer un movimento che è nato sull’onda della visibilità mediatica, quello che è accaduto al M5s con la celebrazione degli stati generali dello scorso fine settimana può essere tranquillamente definito un flop. Rinviata a più riprese, è andata a finire proprio nel momento in cui l’attenzione degli italiani era concentrata sugli ultimi sviluppi della pandemia e sui provvedimenti collegati. Per forza di cose, dunque, quello che un partito normale avrebbe definito un congresso è passato in seconda linea.
Si diceva “partito normale”: in questo momento il M5s, a dispetto del nome che ancora lo contraddistingue, in realtà non è più, come si suol dire, né carne né pesce. Del movimento ha la caratteristica di non avere una vera e propria dirigenza – Casaleggio, Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico…? – del partito ha la presenza al governo, frutto di un accordo che rimanda abbastanza al passato. Non aiuta il fatto che i primi due non abbiano partecipato all’assise.
Doveva essere un momento di confronto, regista Vito Crimi, il capo politico reggente, per chiarire la linea politica e decidere come rivedere l’organizzazione interna, nel tentativo di recuperare una situazione di sbando che dura da mesi e cercare di frenare il calo di consensi. All’odg c’era anche la scelta su a chi affidare la guida di questa difficile fase politica e in vista dei vari appuntamenti elettorali previsti da qui al 2023. Alla fine dei 30 interventi, 5 minuti a testa, si è capito poco.
Si è capito che Alessandro Di Battista, che non vede l’ora di tornare in prima linea, è stato salutato da un fuoco di sbarramento che lo costringerà ad inchinarsi all’alleanza di governo con il Pd, oppure lo spingerà fuori con il fido Davide Casaleggio e la piattaforma Rousseau.
Si è capito che Luigi Di Maio potrebbe riprendersi, di fatto, la guida del Movimento, anche se nel prossimo direttorio non ci sarà, e continuare a mantenere instabile l’accordo di Governo per non far rafforzare il premier Conte.
L’unico ad aver indicato una linea politica, l’accordo nell’area di centrosinistra, è stato Roberto Fico, presidente della Camera, che diventa l’altro punto di riferimento dentro il M5s. Mentre Vito Crimi è entrato in rotta di collisione con tutti, compreso il Capo dello Stato, che da tempo spinge per richiamare tutte le forze politiche alla collaborazione per superare questo drammatico momento.
Il segretario Pd, Nicola Zingaretti, si è detto favorevole a cambiare la squadra di Governo ma Crimi ha detto no: per lui l’opposizione deve restare fuori. Bisognerà vedere quanto questo veto potrà pesare.
Resta aperta la questione del premier Giuseppe Conte: secondo alcuni si prepara a raccogliere la guida del Movimento quando ci si avvicinerà alle elezioni politiche, ma stando ai margini e senza intervenire, sperando di rimanere l’unica proposta concreta in campo. (Agenzia Dire)