Un referendum che potrebbe trasformarsi in un plebiscito
La Russia è andata al voto, da giovedì 25 giugno e fino al 1° luglio, per un referendum su un complicato pacchetto di circa 200 emendamenti costituzionali. Tra questi emerge quello che aprirà per Vladimir Putin la possibilità di essere rieletto per altri due mandati oltre il 2024, fino al 2036 (quando avrà 83 anni).
Il referendum, che si doveva tenere ad aprile, è stato posticipato causa emergenza Covid; per dare la possibilità di esprimersi senza assembramenti, è stato distribuito su più giorni e con la possibilità del voto on line. Il referendum, dice Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice presso il Centro di Russia, Caucaso e Asia centrale dell’Istituto di studi di politica internazionale (Ispi), in una intervista al Sir, è la conclusione di un processo di riforma costituzionale che dura da mesi, tutto mirato a dare la possibilità a Putin di trasformare la sua carica elettiva in un mandato “a vita”.
La consultazione riguarda anche altri argomenti: dall’integrità territoriale russa al matrimonio come unione tra persone di sesso diverso, ma a prevalere sono i temi più prettamente politici, che riguardano anche il rafforzamento del Consiglio di Stato o del Parlamento. C’è chi teme che il voto on line sia solo una scusa per permettere irregolarità, già denunciate non solo dai singoli cittadini ma anche dai dati ufficiali: ad esempio, in alcuni seggi di Mosca il numero di elettori registrati elettronicamente è superiore a quello dell’anagrafe elettorale.
È chiaro, comunque, che un così gran numero di emendamenti sia finalizzato a confondere le acque: secondo un sondaggio recente oltre il 65% dei russi non capisce le riforme poste in votazione. A complicare le cose a Putin ha pensato la pandemia. I sondaggi lo danno ancora al 60% circa, ma si tratta di un crollo perché solo pochi mesi fa la fiducia era arrivata all’80%. Questo nonostante al momento non si possa parlare di un’alternativa democratica attiva nel Paese.
I gruppi o le persone che si possono definire “più marginali” non riescono, infatti, ad essere rappresentati nella Duma, a causa dei meccanismi elettorali. I dati ufficiali dell’epidemia da Covid-19 in Russia parlano di circa 635mila contagi e poco più di 9mila morti da gennaio ad oggi, ma sono in molti a dubitare della veridicità di tali numeri.
Sul piano economico, la contrazione prevista per il 2020 viaggia intorno al -6%. Nonostante ciò, il Fondo di assistenza al benessere nazionale non è mai stato toccato, nemmeno nelle situazioni più difficili. Le condizioni dei russi sono in costante peggioramento e se le autorità non si decidono a usare quei fondi, per Putin sarà difficile mantenere l’impegno ai tagli delle tasse e all’incremento delle pensioni, preso quando i dati economici erano di tutt’altro segno.