Nell’anno del Covid-19 e del crollo del ponte. Ringraziamento per lo scampato pericolo
Preceduta da una partecipata novena di preparazione, sabato 11 e domenica 12 luglio si è svolta ad Albiano Magra la tradizionale solennità della Madonna della Salute, una festa molto sentita dal popolo albianese. C’è stato anche un preludio di “passione” non propriamente ecclesiale, ma che non si può tacere, intorno alle 16,30 di venerdì 10 quando un incidente fra due auto nella rotonda che conduce al ponte sul Vara (nodo 3 della carta pubblicata su questo giornale il 16 maggio scorso) ha paralizzato il traffico locale di questo delicatissimo sistema territoriale di cui Albiano è diventato parte accessoria. Alle ore 20 la strada provinciale 330 della Ripa, pur liberata dal semaforo e quindi più agevole nel complesso, era ancora occupata da una lunga coda fino a Bottagna.
I fatti non hanno bisogno di commenti e neppure quelli delle auspicate rampe di Ceparana che, nonostante le parole dette probabilmente non si faranno, facendo di nuovo gravitare il traffico pesante su quelle di Albiano una volta realizzate. Speriamo presto insieme al nuovo ponte.
In questo quadro di prospettive poco rassicuranti la comunità di Albiano, guidata dal suo parroco, affiancata da sacerdoti e diaconi, presieduti da mons. Antonio Costantino Pietrocola, ha rinnovato solennemente la sua consacrazione alla Madonna di Luglio ripetendo quel gesto che già don Pietro Corsini aveva intrapreso l’11 luglio 1954 per ringraziare la Vergine dello scampato pericolo del colera nel 1854 e dell’eccidio nazista nel 1944. In questa particolarissima estate del 2020 il ringraziamento alla Vergine è dovuto senza dubbio allo scampato pericolo del crollo improvviso del ponte sulla Magra che ora giace sul letto del fiume: suggestiva rovina su uno sfondo di rovine come quelle dell’antico ponte medievale e della desolata villa Negri, con i resti del giardino settecentesco, degne di essere riprodotte in un quadro di Corot o di Chauvin.
Quanti albianesi hanno ricordato di aver utilizzato il ponte poco prima che cadesse, di essere passati, ma di non essere potuti tornare per la stessa via! Un ringraziamento per la vita conservata anche nel periodo più buio della pandemia ancora minacciosamente presente. La statua della Vergine è stata portata sul muretto del podio chiamato “ponte” che precede l’unica porta di accesso al borgo, sul limitare dell’antico centro ed il nuovo, che si sviluppa verso occidente.
Il parapetto domina la piazza sottostante dove davanti alla chiesa, la comunità si era radunata come al tempo delle assemblee medievali, ma oggi ordinata, distanziata e con mascherina a norma Covid.
Le voci del celebrante, di un rappresentante dell’amministrazione comunale (presente il sindaco Valettini ed il vicesindaco Cipriani), di una famiglia, di una catechista e di un bambino, pronunciavano a nome di tutti le parole di ringraziamento, d’invocazione, di protezione, di supplica, di speranza della Consacrazione affidandosi, per l’intercessione della Vergine, alla volontà di Colui che ha il potere di sciogliere i nodi e di convertire i cuori induriti.
“Una forza misteriosa piegava la volontà” ricordava nella relazione pronunciata il 13 luglio 1997 nella chiesa parrocchiale, da mons. Luciano Ratti, uno dei sacerdoti albianesi che hanno dato prestigio al Liceo Classico Vescovile di Pontremoli, come don Ercole Simonini e don Enrico Peroni, ricordati da mons. Pietrocola nella sua omelia. Al termine della celebrazione don Samuele Agnesini ha ringraziato i convenuti e, tra loro, il parroco di Santo Stefano Magra, don Paolo Cabano, che oggi per amicizia, ma probabilmente per antica tradizione, partecipa alle solennità di Albiano, antica cappella della Pieve titolata al protomartire.
Il parroco ha ringraziato i collaboratori parrocchiali che si sono adoperati per la riuscita della festa e la locale Croce Rossa sempre presente e di grande sostegno nella vita della comunità.
A completamento della serata anche la Filarmonica Albianese è riuscita a svolgere, in sicurezza, il tradizionale concerto sospeso soltanto durante il periodo bellico perché i musicanti erano sotto le armi.
Roberto Ghelfi