Fivizzano e il Vicariato hanno rinnovato la devozione alla “Madonna di Reggio”
La luce di questo mondo ci fa vedere le cose ma non le cambia; Gesù, nato dalla Vergine Maria, è la vera luce e porta al mondo la luce divina, che non si ferma alla superficie ma illumina il cuore dell’uomo, lo apre a nuovi orizzonti, lo converte; ci dà la grazia di riconoscerlo come Figlio di Dio e di essere inseriti in maniera feconda nella vita della Chiesa.
Così il vescovo Giovanni, nella S. Messa solenne delle 11, ha commentato le letture proprie della liturgia della B.V. Maria dell’Adorazione – Isaia 60,1-6: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce…”; Paolo, Lettera a Tito 1,1-14; 2,11-14: “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini…”; Matteo 2,1-12: “Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme…” – incentrando la sua omelia sul bisogno che gli uomini hanno della luce: quella fisica, che nella vita di tutti i giorni si rivela importante fonte di aiuto per l’uomo e per la natura; ma soprattutto quella spirituale, che spesso dimentichiamo di cercare, presi come siamo dalle vicende quotidiane.
Da qui l’invito a guardare a Maria che, accogliendo Gesù e ponendosi in atteggiamento di adorazione, riceve da lui quella luce che da lei si diffonde su tutta l’umanità. Domenica scorsa, Fivizzano, assieme a tutto il Vicariato (40 parrocchie nel territorio comunale, 9 in quello di Casola), ha quindi rinnovato la sua devozione alla “Madonna di Reggio”, una festa che, dalla seconda metà del ‘700 e per concessione della S. Sede, è celebrata nella seconda domenica di luglio.
La devozione risale al 1596 ed è legata a un’immagine della Madonna della Ghiara, venerata a Reggio Emilia, comparsa il 5 maggio di quell’anno sopra il letto di Margherita, una donna afflitta da anni da una grave malattia. La miracolosa guarigione della donna avveniva pochi giorni dopo che, a Reggio, Marchino, un ragazzo muto, aveva riavuto la parola all’apparizione della stessa immagine.
I due fatti straordinari avviarono una devozione popolare che ha confermato tutta la sua forza e la sua freschezza nel corso dei secoli. La conferma è data dalla particolare situazione di questo anno segnato dalla pandemia e dalle disposizioni governative che limitano fortemente le celebrazioni e le cerimonie di ogni tipo.
Per questo motivo, a malincuore, anche Fivizzano ha dovuto limitare al momento religioso una festa che di solito si estende oltre la giornata della ricorrenza liturgica, con la nota Disfida degli Arcieri di Corte e di Terra, articolata su tre giorni, nel corso dei quali vengono proposti cortei storici con la presenza del famoso gruppo di sbandieratori e stand gastronomici con le specialità tipiche della cucina lunigianese.
Il programma è stato articolato su quattro celebrazioni eucaristiche: sabato 11 alle 18, domenica 12 alle 9, quella solenne delle 11 – presieduta da mons. Giovanni Santucci, affiancato dal parroco don Bernardo, da don Claudio e da don Massimiliano (presente in parrocchia per tutta la settimana come aiuto nella preparazione della festa); presenti anche diaconi permanenti Emilio Pancini e Graziano Nanti – e la messa vespertina delle 18. I fedeli, provenienti da tutto il Vicariato, hanno sempre occupato i 90 posti a disposizione.
Lunedì 13 sono state celebrate due Messe, alle 8,30 e alle 18, in suffragio dei parroci e dei fedeli defunti. Nel pieno rispetto delle disposizioni sul distanziamento, il Vescovo diocesano è stato accolto ufficialmente alla Porta di Sotto dal sindaco Gianluigi Giannetti, affiancato dal collega Riccardo Ballerini di Casola, dai rappresentanti della parrocchia, della confraternita del Gonfalone e della Misericordia e della compagnia del SS. Sacramento. Si è quindi avviato un corteo composto dai rappresentanti delle 5 contrade, dai figuranti del gruppo storico e dagli sbandieratori. Giunti in piazza Medicea, questi ultimi si sono esibiti in un breve spettacolo.
In chiesa, al termine del Vangelo, il sindaco ha consegnato nelle mani del Vescovo il cero votivo. (a.r.)