Sulla riva sinistra del torrente Bagnone, l’antica “Verrucola dei Corbellari” si delinea in posizione più elevata sulla campagna dove il bosco si riappropria del territorio.
Virgoletta, la Verrucola dei Corbellari, si staglia nella piana del Bagnone, non lontana da Villafranca. Il centro storico, stretto e allungato a seguire l’andamento della strada che percorre il crinale della collina, è chiuso a nord dalla grande molte del castello-palazzo dei Malaspina, mentre in posizione mediana nel paese si apre la piazza con l’alto profilo della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio e del campanile, che una targa ci informa essere alto 31 metri, restaurato nel 1953. Un’altra targa, inserita nel monumento ai Caduti nelle due guerre mondiali, ricorda le tre vittime del terremoto che nel 1920 colpì duramente anche questa parte di Lunigiana.
La parrocchiale, come noto, conserva le reliquie dei due martiri, qui arrivate nella seconda metà del XVII secolo e custodite nell’altare-reliquiario in marmo. A sottolineare l’importanza di Virgoletta, nella chiesa si conservano altri tesori artistici, prima fra tutte la bella pala quattrocentesca in marmo bianco che raffigura la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Gervasio e Protasio.
Un’opera raffinata, creata nella seconda metà del XV secolo da un non ancora noto Maestro di Virgoletta, al quale sono state attribuite altre opere in chiese lunigianesi. Ma è tutto il borgo ad offrirsi quasi come uno scrigno di manufatti artistici e di cultura popolare.
Appena entrati dalla porta che guarda a Villafranca, si scorge la maestà collocata in una nicchia nel 1636 “per sua devozione” da Andrea Rossi che affidava le sue preghiere a San Rocco e alla Vergine col Bambino. Da qui al castello è un susseguirsi di case, spesso basse, dalla tipologia medievale, con portali in arenaria lavorati con abilità, spesso eleganti, che a volte evidenziano ancora quel passato commerciale che il borgo deve aver avuto nel tardo Medioevo.
All’estremità settentrionale, al di là della porta del paese, la massiccia mole del castello è preceduta da uno spazio aperto: da qui lo sguardo spazia sulla valle, in quella campagna un tempo fertile e coltivata e oggi sempre più terreno di riconquista del bosco. Un elaborato stemma del XVI secolo, in marmo e dalla forma ovale, ci informa che il castello nel quale stiamo per entrare è appartenuto ai Malaspina dello Spino Secco.
Ma non sempre è stato così; collocato alla sinistra del fiume Magra, infatti, nella divisione compiuta dalla famiglia marchionale nel 1221 Virgoletta dipendeva dal feudo di Filattiera dei Malaspina dello Spino Fiorito. Ma già all’alba del XIV secolo il borgo e le sue pertinenze risultano essere proprietà del marchese di Villafranca (dunque dello Spino Secco) al quale venne ceduto definitivamente dal marchese di Olivola nel 1355.
Come accennato, il borgo ha un legame antico con la famiglia Corbellari che lo ricevette dagli Obertenghi ben prima dell’arrivo dei Malaspina: quella Verrucola “Corbellariorium” (per distinguerla da quella dei Bosi a Fivizzano) sarebbe nei secoli divenuta Verrucoletta e, poi, Virgoletta. Ci fu anche una stagione, all’inizio del XV secolo, nella quale il borgo fu sotto il dominio della potente famiglia genovese dei Campofregoso che lo strapparono, assieme ad altri territori lunigianesi, ai Malaspina mantenendone il controllo fino al 1471.
Per Virgoletta iniziò un periodo di prosperità durato per tutto il Cinquecento, soprattutto per le scelte di Federico Malaspina che, tra l’altro, trasformò il castello da fortezza militare a palazzo residenziale: lo stemma ancora presente sopra il portale di ingresso testimonia quella fase conclusasi nel 1602 con la morte di Federico. I lavori al castello e la presenza del marchese ebbero effetti positivi sulla vita e le attività del paese. Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo complesse vicende politiche portarono ad una esasperazione tale che nel 1705 la popolazione di Virgoletta si ribellò al marchese Giovanni Malaspina.
(Paolo Bissoli)